Ballardini, quanti dietrofront | Scelte tecniche contraddittorie

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21 Aprile 2016, 16:52

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PALERMO – Come sconfessare il proprio lavoro in pochi giorni ed essere, nonostante tutto, ancora in corsa per la salvezza. Certo, da San Siro potrebbero arrivare sorprese a dir poco sgradite per il Palermo e per Davide Ballardini, che intanto non sono stati capaci di approfittare della sconfitta del Frosinone per portarsi avanti ai ciociari in classifica. Un balzo che, a pochi giorni dallo scontro diretto del “Matusa”, avrebbe concesso al Palermo il beneficio di scendere in campo col coltello dalla parte del manico. Non sarà così, dato che a questo punto il Frosinone potrà paradossalmente giocare per due risultati su tre (anche se, onestamente, il pareggio non servirebbe a nessuna delle due) e Ballardini si ritroverà a fare i conti con delle scelte del tutto sbagliate, come d’altronde ha sentenziato il campo.

Lasciamo stare le scelte tattiche di Torino, perché con ogni probabilità non sarebbero arrivati punti nemmeno con la difesa a quattro o con Gilardino al centro dell’attacco, ma partiamo proprio dalla sconfitta dello Juventus Stadium per farci delle domande. Se La Gumina è stato preferito a Gilardino (non al top della forma, sia chiaro), perché lo stesso La Gumina non ha trovato posto nemmeno in panchina? Interrogativo mica da ridere, se si considera che nemmeno Balogh è stato convocato e che, una volta inserito l’ex campione del mondo al posto di Djurdjevic, Ballardini s’è ritrovato a disposizione per un eventuale (e giustificato) arrembaggio all’Atalanta il solo Bentivegna. Djurdjevic, inoltre,era stato relegato a scaldare le tribune dell’impianto juventino tre giorni prima. Da lì al posto da titolare il passo è stato breve. Fin troppo.

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Stupisce, e non poco, l’inserimento del serbo dal primo minuto. Perché se escludiamo l’allenamento del lunedì (scarico e partitella per chi non aveva giocato con la Juventus) e la rifinitura del mercoledì mattina, a scelte già ampiamente fatte, Ballardini ha svolto una sola prova tattica prima della partita con l’Atalanta. E nella seduta di martedì, con Gilardino sempre in dubbio per problemi al ginocchio, non c’è stato alcun segnale sull’impiego dell’ex Vitesse. Vazquez-Gilardino o Vazquez-Trajkovski, la coppia titolare o quella usata a Torino, guarda caso. Tutto sembrava portare a questa linea d’attacco, con Brugman alle spalle. Invece Ballardini non ha solo cambiato idea rispetto al lavoro svolto in settimana, ma anche rispetto alle scelte di tre giorni prima. Aver “visto bene” Djurdjevic a ventiquattr’ore dalla partita, come lo stesso tecnico ha ammesso in sala stampa, è stato davvero sufficiente per accantonare le motivazioni che hanno portato alla tribuna di domenica? Il campo, tanto per cambiare, ha dato responso negativo, tant’è che all’intervallo è arrivata la sostituzione.

Le contraddizioni non si fermano all’attacco. Sempre nel famigerato allenamento del giorno prima, ad impostare l’azione nelle esercitazioni offensive c’era Enzo Maresca. Una conferma del clima disteso tra il centrocampista e il mister, dopo quanto accaduto a novembre, ma anche un test per vedere come reagisce la linea mediana alla presenza di un regista. La scelta, alla fine, è caduta su Jajalo. Decisione tecnica, insindacabile, da parte di un allenatore che fino a ventiquattr’ore prima aveva provato tutt’altro. Come Brugman tra le linee, anch’egli accantonato in panchina e mai preso in considerazione per un ingresso a gara in corso, da trequartista o da mezz’ala. Chissà se, a questo punto, contro il Frosinone si vedranno ulteriori sorprese. Probabilmente già dal modulo: senza Struna e Vitiello, entrambi squalificati, non è da escludere un ritorno alla linea a tre.

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21 Aprile 2016, 16:52

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