27 Settembre 2022, 17:09
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Per una Chinnici (Caterina) che non ha motivi per sorridere, nella terza posizione che ha definito l’angusto perimetro della sua corsa progressista alla presidenza della Regione, ce n’è un’altra (Valentina) che può ridere, senza fermarsi più.
Candidata dal Pd alle regionali, quasi come outsider. Approdata alle liste, nonostante una nomenclatura che non ama per niente le novità, si è imposta con un significativo bagaglio di voti e andrà a Palazzo dei Normanni. Sono quasi settemila preferenze, a Palermo. Molte di più di quelle totalizzate dal compagno di squadra e vecchia volpe delle competizioni, Antonello Cracolici. Più del consenso di Gianfranco Miccichè. Questa è, dunque, molto di più di una semplice coincidenza. In un centrosinistra allo sbando, il nome di Valentina Chinnici viene già sussurrato come l’inizio di una possibile svolta.
“Non sono ancora tesserata – racconta lei – e lo farò presto. Non sono qui per usare il partito come un autobus. Anche io voglio impegnarmi per un cambiamento necessario, considerato il disastro che è sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo togliere polvere, aprire sezioni. Ho vissuto una campagna elettorale bellissima, sostenuta da tante persone appassionate. Ma, andando in giro, ho incontrato tanti giovani e tanti anziani scoraggiati, uniti dalla sfiducia. Sono militanti che hanno bisogno di ritrovare un punto di riferimento. Uno mi ha detto: ‘Volevano il partito leggero e adesso abbiamo il partito evanescente, il partito che non c’è più”.
Un raggio di sole per una appartenenza di centrosinistra che ha vissuto le regionali e le politiche alla stregua di ‘uno spiacevole e cupo dramma’. La vittoria di Giorgia Meloni a Roma, il successo di Renato Schifani a Palermo, nella partita per Palazzo d’Orleans. Sconfitte maturate, specialmente quella siciliana, senza nemmeno dare l’idea di combattere, di crederci davvero. Quasi che la preoccupazione del gruppo dirigente fosse il tentativo di salvarsi, di non mettersi in mezzo. Non è riuscito, visto l’ondata di sdegno della base.
“Proprio la base va coinvolta – dice Valentina Chinnici – con forza e vitalità. Non possiamo farci dettare l’agenda sociale da Conte e da Grillo. Il Pd deve riscoprire gli ultimi, i deboli, i fragili da salvaguardare. Non possiamo concentrarci sul pur importante dibattito sui termovalorizzatori e dimenticare il resto. C’è tanto altro da rappresentare, che è rimasto scoperto. E le energie ci sono. Lo ripeto: nei miei viaggi elettorali insieme alla sfiducia ho incontrato tante persone che aspettano un segnale, anche di felicità. Sa come abbiamo festeggiato? Ballando, tutta la notte, a piazza Sant’Anna e cantando ‘Bella ciao’. Altro che Pd leggero, ci vuole un partito solido e gioioso”.
Sarà vera gloria? Le rivoluzioni, in Sicilia, non finiscono benissimo. Intanto, però, l’autobus – sui cui la deputata vuole restare a lungo – è passato, dopo che il suo nome era stato avanzato per la sfida del sindaco di Palermo. Prevalse l’istinto di conservazione, con la candidatura del sacrificato Franco Miceli. Ma quella, vista da sinistra, è già un’altra storia. Le due Chinnici. Una che discetta di ‘campo largo’ e perde. L’altra che discute di gioia e vince. Pure questa, forse, è un’altra storia. (Roberto Puglisi)
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27 Settembre 2022, 17:09