08 Febbraio 2010, 12:58
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Dell’Utri: “Una cosa folle”
Le dichiarazioni rese da Ciancimino junior “sono cosa di un folle totale, oppure di un disegno, diciamo, criminoso volto a ordire cose allucinanti come questa”. Lo ha affermato in un’intervista al Tg5 il senatore del Pdl, Marcello Dell’Utri annunciando che tali “falsità, ovviamente, mi hanno già portato alla decisione di denunciare per calunnia il personaggio in questione, cosa che gli avvocati faranno non appena avranno tutti gli atti di questo interrogatorio”. Guardando alla denuncia avanzata da Ciancimino su presunte trattative tra Stato e mafia, Dell’Utri osserva che “c’era uno Stato che non eravamo noi, in ogni caso; se Ciancimino vuol parlare di cose che sono successe veramente si vada a cercare allora dove sono successe e con chi, ma certamente io non c’entro niente” così come, “ovviamente, nemmeno Berlusconi. Qui – conclude – siamo alla pura invenzione e che, ripeto, sfiora anzi sicuramente entra nel campo della pazzia”.
Ghedini: “Dichiarazioni inverosimili”
“Le dichiarazioni di Massimo Ciancimino non sono soltanto destituite di ogni fondamento, ma sono anche totalmente inverosimili e prive di ogni dignità logica”. E’ quanto sottolinea in una nota Niccolò Ghedini respingendo in toto le affermazioni di Ciancimino contenute nella sua deposizione. “Spiace – prosegue l’avvocato del premier – che qualcuno possa dare anche un minimo credito a prospettazioni che la storia di Forza Italia e del Presidente Berlusconi hanno dimostrato concretamente e con atti di governo essere completamente inesistenti. Sembra che si voglia delegittimare proprio il governo Berlusconi che sta conducendo la più severa e forte offensiva del dopo guerra contro la mafia. Ciancimino – conclude – dovrà rispondere di fronte all’autorità giudiziaria anche di tali diffamatorie dichiarazioni”.
Arlacchi (Idv): “Non credo a una parola”
“Non credo a una parola di quanto detto da Ciancimino. E queste storie le abbiamo già viste e sentite. Sono parole che non giovano altri che a Berlusconi, si vuole sollevare un gran polverone e screditare così la figura dei pentiti in generale”. Lo afferma l’eurodeputato dell’Italia dei Valori Pino Arlacchi, in merito alla deposizione di oggi di Massimo Ciancimino. “Ciancimino -continua Arlacchi parlando ai microfoni di Cnrmedia- ha una posizione giudiziaria interessata ed ha una scarsa attendibilità, a tanti anni di distanza. Lavorando insieme a Falcone so che questo tipo di dichiarazioni vanno prese con grande cautela e non vanno sbandierate. Non sono d’accordo nemmeno con Di Pietro che parla di governo paramafioso. Proprio Di Pietro che ha avuto a che fare con casi molto delicati sa che queste dichiarazioni vanno prese con grande prudenza”. “Infine -conclude Arlacchi- trovo paranoide il discorso di Forza Italia che nasce da una trattativa Stato-mafia. Forza Italia è stata una operazione di marketing politico molto lucida, sofisticata e di successo ed è con questo che dobbiamo fare i conti dal ’94. La presunta trattativa tra Stato e mafia non c’entra nulla”
Alfano: “Delitto politico”
Forza Italia ”non ha mai avuto collegamenti con la mafia”, mentre sarebbe in atto ”un tentativo di delegittimazione dell’azione del governo Berlusconi sempre in prima linea nella lotta a Cosa Nostra”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, replicando così a distanza a quanto affermato da Ciancimino junior. Il Guardasigilli, interpellato dai cronisti a margine del terzo congresso nazionale della Uil-Pa, premette di non voler esprimere un suo giudizio rispetto a quando dichiarato da un teste, Massimo Ciancimino jr, nel corso di un processo. Tuttavia Alfano ricorda di aver militato in Forza Italia sin dal ’94, ricoprendo diversi incarichi in Sicilia: ”Mai e poi mai abbiamo avuto la sensazione che la nostra storia, questa grande storia di partecipazione che ha emozionato milioni di persone in Sicilia e altrove, possa aver avuto collegamenti con la mafia”. Alfano sostiene inoltre che ”il governo Berlusconi con le leggi antimafia ha fatto esattamente il contrario di ciò che prevede il papello”. Dal momento che poi ”la mafia non teme dibattiti e convegni ma teme la confisca dei beni e il carcere duro, abbiamo – ha aggiunto – fatto una guerra alla mafia con la normativa di contrasto più duro dai tempi di Falcone e Borsellino. Tanto e’ vero che il modello Italia è diventato esempio per i paesi del G8”. ”Non vorrei – ha dunque sottolineato Alfano – che vi fosse da più parti un tentativo di delegittimazione dell’azione di un governo che contrasta la mafia. La mafia non sempre sceglie la via dell’assassinio fisico, ma a volte quella delle delegittimazione”.
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08 Febbraio 2010, 12:58