18 Settembre 2019, 05:31
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PALERMO – “Qua sono tutte cose mie, questo locale è mio”. L’organizzazione smantellata dall’operazione “Octopus” dei carabinieri non puntava soltanto al business dei buttafuori, ma pretendeva anche il pieno comando di alcuni dei pub presi di mira. Al punto da imporre la somministrazione di alimenti e bevande a titolo gratuito. In particolare, secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbero stati Gaspare Ribaudo, Emanuele Cannata, Francesco Fazio, Luca Rughoo e Mario Giordano a recarsi più volte in un locale di Bagheria pretendendo di andare via non pagando.
Cibo e bibite gratis, nonostante il gestore avesse ribadito il proprio “no”. E così Ribaudo e Cannata lo avrebbero aggredito: “Il 25 novembre 2018 – si legge sulle carte dell’inchiesta – i due consumano bevande per duecento euro e se ne vanno senza pagare”. Il mese successivo, con l’obiettivo di imporre la propria presenza, avrebbero inoltre aggredito un cliente, con l’obiettivo di costringere il gestore a cedere.
“Tu – aveva detto Cannata al titolare – dovresti sapere a chi appartengo, a Gaspare Ribaudo. Siamo tutti una famiglia, non ti ricordi che sono venuto qualche mese fa e me ne sono andato senza pagare? Che fa…te ne sei dimenticato? Io le risse le faccio quando voglio, qua sono tutte cose mie, il locale è mio”.
E Ribaudo aveva concluso: “Tu lo sai che sei morto, vero? Domani veniamo con quelli grossi”. Un meccanismo ormai consolidato, quello che l’organizzazione adottava da tempo. Secondo gli investigatori, per sottoscrivere i contratti, i proprietari venivano minacciati e intimiditi facendo anche scattare risse e disordini dentro i locali, che cessavano proprio quando venivano inseriti i buttafuori.
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18 Settembre 2019, 05:31