12 Ottobre 2022, 22:37
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PALERMO – “Davvero abbiamo nutrito l’assassino della nostra bambina”, si chiedeva sgomenta Iana Brancato, la mamma di Roberta Siragusa, quando seppe che Pietro Morreale, ora condannato all’ergastolo, era stato arrestato per l’omicidio commesso a Caccamo. Frequentava casa loro, mangiava con loro.
Roberta è morta in una notte fredda di gennaio. Aveva 17 anni. Bruciata viva e uccisa, così ha sostenuto l’accusa al processo che si è chiuso con la condanna all’ergastolo del fidanzato.
Nel dirupo, nelle campagne di Caccamo, non c’era finito solo il suo povero corpo martoriato, ma anche i sogni di una ragazza, “gioiosa” e “con tanti progetti per il futuro”. Voleva prendere la patente, recuperare gli anni di scuola perduti, viaggiare. Niente di tutto ciò sarebbe avvenuto.
Nei post social che scandiscono la vita di giovani e adulti è rimasta impressa una sequenza che toglie il sonno. Roberta aveva pubblicato una foto che la ritraeva riflessa sul vetro. “Amore mio bedda!”, aveva commentato Pietro Morreale. Era bella Roberta. Bellissima, nella limpidezza dei suoi diciassette anni.
Il messaggio successivo era scritto da un’amica: “Riposa in pace principessa nn meritavi tutto questo”. Nessuno lo merita.
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12 Ottobre 2022, 22:37