09 Marzo 2010, 14:24
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“Dell’Utri-Alamia, Calvi-Buscemi-Dell’Utri, Canada-Bono-Pozza, Ior-Vaselli 5 miliardi, Milano 2 Costruzioni”. E’ uno dei due appunti autografi dell’ex sindaco di Palermo condannato per mafia don Vito Ciancimino citati oggi nel processo per l’omicidio Calvi in corso a Roma. “L’appunto si riferisce agli investimenti fatti da mio padre attraverso terzi soggetti – ha affermato in aula il figlio di Don Vito, Massimo, ascoltato come imputato di reato connesso dal pm Luca Guido Tescaroli-. Mi venne riferito direttamente da mio padre in occasione della stesura della sua biografia”. In un secondo appunto autografo dell’ex sindaco di Palermo, intitolato “Appunti da sviluppare” si legge invece: “Conoscenza con R. Calvi tramite Buscemi e Bono. Conoscenza con Gardini tramite Buscemi e Bono. Rapporti con Alamia. Dell’Utri Bonura e Buscemi. Investimenti a Milano 2. Banca Rasini Edilnord. Rapporti bancari tra Ior Calvi Vaselli Losanna Investimenti Canada Montreal. Giovanni e Sergio Riunione al Castello con Di Carlo per il Canada”. Pochi altri dettagli sono stati forniti da Ciancimino jr circa gli affari immobiliari compiuti dal padre, verso la fine degli anni ’70, nell’hinterland milanese perché il presidente della Corte d’Appello, Guido Catenacci, ha ritenuto l’argomento non avesse attinenza con l’omicidio Calvi. -Nel corso della sua deposizione assistita Ciancimino jr si è limitato a spiegare che Roberto Calvi, banchiere del vecchio Banco Ambrosiano, girò al padre, Don Vito, grosse somme di denaro, prelevate da Banca Rasini e Gottardo, in modo che Cosa Nostra potesse effettuare delle speculazioni nella zona periferica di Milano. Il figlio dell’ex sindaco di Palermo ha, infine, precisato che il padre “non ha mai avuto conoscenza diretta di Dell’Utri”.
“Mi ricordo che non fu meravigliato di quella morte. Mi disse che fu ucciso perché non era riuscito a restituire dei soldi” ricevuti da “esponenti di spicco” di Cosa Nostra. Così Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo, ha raccontato oggi in aula come il padre reagì alla notizia della morte di Roberto Calvi, banchiere del vecchio Banco Ambrosiano, trovato morto a Londra nel giugno del 1983. Ciancimino Jr è ascoltato, in veste di testimone assistito, al processo d’appello per la morte di Calvi in corso presso il tribunale di Roma. Il figlio dell’ex esponente della Democrazia Cristiana ha aggiunto che il padre “non capiva come mai Cosa Nostra utilizzava i percorsi peggiori: con l’eliminazione della persona, così come avvenne anche per Michael Pozza in Canada, si perdeva ogni possibilità di recupero del denaro”. Ciancimino Jr ha poi ricostruito il rapporto tra il padre e Calvi che risale “ai primi anni ’70”. “Mi ricordo – ha affermato rispondendo alle domande del Pm, Luca Tescaroli – di un incontro avvenuto a Milano nell’estate del 1980. Tra di loro avvenivano scambi di denaro sia in Svizzera, a Losanna, che nella sede dello Ior nella Città del Vaticano dove mio padre aveva a disposizione due cassette di sicurezza”.
“Mio padre era un personaggio schivo, si fidava di pochissime persone e non gradiva affatto di dover conoscere un terzo soggetto che sapesse dei suoi affari elvetici” continua Massimo Ciancimino, scondo cui il padre conobbe l’allora banchiere attraverso Salvatore Buscemi e Franco Bonura, chiamati i ‘gemelli’. “Calvi gli fu presentato a Milano. Era il periodo in cui papà si pose l’esigenza di portare all’estero i suoi soldi anche in vista di investimenti immobiliari in Canada e alla periferia milanese”. Ciancimino jr ha raccontato anche di un altro incontro, avvenuto a Sirmione, in Lombardia, dove oltre a Calvi erano presenti anche Luciano Liggio, il medico Nino Cinà. “A papà fu chiesto di intervenire presso alcune persone legate a dei giudici per la revisione di alcuni processi che riguardavano Liggio. Anche se piccolissimo, ero presente a quell’incontro”. Ciancimino jr, nel corso della sua deposizione di fronte al pm Luca Tescaroli, ha parlato dei rapporti che il padre aveva con lo Ior grazie al legame profondo con la famiglia del conte Vaselli: “aveva due conti correnti e due cassette di sicurezza, una per i soldi della famiglia, un’altra per quelli destinati a partiti politici e ad amici di Cosa Nostra. Mio padre definiva la legge sull’extraterritorialità del Vaticano una totale blindatura da atteggiamenti invasivi della magistratura. La tracciabilità del conto era uno degli incubi per lui”. Ciancimino ha poi affermato che il padre conosceva Pippo Calò, uno degli imputati accusati (e assolti in primo grado), che definiva “molto serio e intelligente. Con lui c’era un’amicizia che portò ad alcuni incontri per fare affari”.
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09 Marzo 2010, 14:24