Campo largo, laboratorio Sicilia: guai del centrodestra e strategia

Campo largo, il laboratorio Sicilia: i ‘guai’ del centrodestra e la strategia

Il centrosinistra prova a capitalizzare l'instabilità politica degli avversari

PALERMO – Dopo i giorni di fuoco nel centrodestra siciliano, il centrosinistra si guarda allo specchio, sospeso tra la voglia di capitalizzare l’instabilità politica degli avversari e la necessità di organizzare una coalizione. Con l’incubo, però, dei risultati alle regionali di Marche e Calabria.

La manovra e i guai del centrodestra

“Ci lavoravamo da settimane, anzi mesi. Cose di questo tipo non avvengono solo perché sono spaccati in maggioranza. L’opposizione sta lavorando per compattarsi su una proposta, anche di prospettive. Di fatto abbiamo affossato il governo, non avevo mai visto deputati di maggioranza abbandonare l’aula durante la loro stessa manovra, non vedo l’ora che diventino opposizione”. Nuccio Di Paola, il segretario regionale del M5s siciliano, è consapevole che l’opposizione al governo Schifani abbia segnato una tacca, importante, durante la manovra quater.

“Un terzo della manovra – commenta Anthony Barbagallo, il segretario regionale del Pd – è stata affossata dai 15/17 franchi tiratori della maggioranza. Il tutto pochi giorni dopo una colossale infornata di nomine che, tra trombati, inconferibili e inadeguati, avrebbe dovuto placare gli animi. Per questo della maggioranza non è rimasto più nulla e Schifani se ha un briciolo di onestà intellettuale e ha a cuore la sua terra, è chiamato a farsi da parte”.

E Pierpaolo Montalto, segretario di Sinistra Italiana – Avs, rincara la dose: “Lo scontro tra Sammartino e Galvagno sulle nomine sanitarie è inaccettabile, c’è una guerra sulla pelle dei siciliani, non c’è nessuna progettualità. Siamo un po’ in ritardo perché dovevamo chiedere le dimissioni di tutto il governo regionale già quando scoppiò lo scaldalo Galvagno”.

Campo largo, laboratorio Sicilia

Approfittare delle tensioni nel centrodestra per serrare le fila, i partiti di opposizione ragionano sulle strategie da mettere in campo, in vista del 2027.

“La ricetta – dice Di Paola – la troveremo insieme, visto anche il percorso che si sta facendo, secondo me le parole chiave sono aggregazione e sicuramente tempismo, bisogna partire prima possibile e chiudere il fronte, non in termini di coalizione, ma anche nella scelta dei possibili cavalli che tireranno questo fronte. In questo modo anticiperemo il centrodestra che resterà indietro”.

Fabrizio Micari, l’ex rettore dell’università di Palermo, che oggi milita in Italia viva, ragiona sulle tematiche: “La coalizione si va costruendo sui temi, si parla tantissimo delle differenze del centrosinistra, ma in realtà sono di più le cose che ci uniscono, dalla sanità pubblica alla formazione, la scuola e l’università. Non ci sono dubbi sul tema dei trasporti, sulle infrastrutture, sul ponte che ha poco senso, vista la condizione delle strade siciliane”.

I nomi in campo e Cracolici…

Dal segretario della Cgil Alfio Mannino al presidente della commissione regionale Antimafia Antonello Cracolici, per non dimenticare Ismaele La Vardera, il leader di Controcorrente. Il laboratorio Sicilia del centrosinistra ragiona da coalizione mentre si rincorrono i primi nomi per la corsa alla presidenza della Regione del 2027. “Penso che il momento sia prematuro per fare nomi – commenta Micari – c’è una coalizione che si sta costruendo, Italia viva fa parte convintamente di questo schieramento, c’è un quadro nazionale che si sta componendo”.

Ma Barbagallo coglie la palla al balzo, quando si parla di Cracolici. “In settimana – afferma convinto – ho rivisto il leone delle battaglie parlamentari che ha scandito, minuto dopo minuto, il ritmo dello scontro politico in Ars. Impersonando l’opposizione aspra, chiara, ricca di contenuti che per tanti anni è stata un modello da seguire per tanti giovani deputati”.

Più cauto Montalto: “Ci sono tanti candidati, ma si parlerà di un candidato quando ci sarà un tavolo del centrosinistra, le discussioni perdono credibilità”.

I nodi del ‘perimetro’

Punto centrale di una coalizione ancora in erba, è quello del perimetro politico degli alleati. Montalto è categorico: “Tutto ciò che non ha governato col centrodestra va bene, perché perderebbe di credibilità questa coalizione. Sappiamo anche che c’è un movimento importante come quello di Controcorrente, che serve al centrosinistra, è un pezzo che ci mancava. Se immaginiamo tutte le forze sociali e sindacali che sono nel fronte progressista abbiamo un fronte di partenza credibile”.

Micari guarda con fiducia alla “presenza di una componente centrista e riformista, in un perimetro di centrosinistra. Noi abbiamo la massima apertura a Più Europa ai vari gruppi socialisti, quello che si era raggruppato in Stati uniti d’Europa, non siamo chiusi nei confronti di Azione”. E qui Montalto non è d’accordo: “Iv e Calenda? Calenda si sta collocando in un progetto centrista che pensa a insultare più la sinistra che la destra. Non possiamo pensare di costruire con lui. Renzi in Sicilia cosa fa? Renzi dovrebbe chiarire perché a Palermo governa col centrodestra”.

L’apertura alle categorie e le prossime mosse

“La Conferenza programmatica che abbiamo lanciato pochi giorni fa, settimana dopo settimana, sta mettendo attorno al tavolo non solo i partiti ma anche le categorie produttive e le parti sociali. Serve un’idea diversa di Sicilia, lontana anni luce dalle logiche torbide di questi anni. Ma serve anche impegnare le migliori intelligenze e competenze, non solo per le liste ma anche per i ruoli apicali della macchina regionale”. Anthony Barbagallo punta sulle categorie e auspica che sia il ‘merito’ il principale criterio di scelta dei vertici istituzionali e amministrativi: “Nei posti chiave devono andare quelli con più titoli e i più capaci e non quelli pronti a dire sempre signor sì ai soliti noti. Vinciamo se garantiamo ai siciliani discontinuità nel metodo di governo”.

Per vincere, secondo Nuccio Di Paola bisogna puntare a conquistare anche chi non va più a votare. Serve per esorcizzare le sconfitte avvenute nelle Marche e in Calabria. Il punto di partenza resta la tensione nel centrodestra: “Hanno fortissime difficoltà, mezza Forza Italia non vuole Schifani, Schifani si vuole ricandidare e Fratelli d’Italia vuole formulare la sua proposta. Noi dobbiamo essere lungimiranti per chiudere prima possibile questa scelta, in modo da dare ampio margine – conclude – per coinvolgere i siciliani che non votano”. Le idee ci sono, resta il passo più difficile, trasformarle in una coalizione


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