26 Settembre 2024, 04:59
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CATANIA – Lo diciamo subito per evitare inutili iperboli lessicali. Non è stato un bel Catania. Un passo indietro rispetto persino alla sconfitta onorevole di Giugliano. Poi certo, l’Audace Cerignola è una gran bella squadra: rodata e che sa stare bene in campo. Che suona da orchestra – e da tempo – gli spartiti di un allenatore come Raffaele (in versione ex al Massimino, capitato a Catania ai tempi della pandemia) che è tutt’altro che uno sprovveduto.
La gara ha avuto poco da raccontare. Da una parte un Catania non esattamente in palla, dall’altra un Cerignola che la partita se l’è giocata a viso apertissimo. Con queste premesse il corto circuito in casa rossoazzurra è bello e servito.
Peccato, semmai, non avere avuto il guizzo di colpire con le poche occasioni che si sono presentate e create: peccato non essere riusciti a cogliere tre punti che avrebbero fatto più morale che classifica. Sarebbe servita più garra prima ancora che qualche verticalizzazione in più. Per non sbagliare, non c’è stata l’una e non c’è stata l’altra.
Mister Mimmo Toscano è rimasto tutto il tempo a sbracciarsi a ridosso della linea di centrocampo. Ha impartito disposizioni, provato a dettare i tempi come se fosse egli stesso in campo, ha incoraggiato a non mollare. Alla fine il risultato però non è arrivato.
I rossoazzurri saranno di nuovo in scena al Massimino domenica sera. Avversario il Monopoli. Dovessimo usare una frase fatta scriveremmo che “domenica non si può sbagliare”. Ci piace, però, pensare che partite come quelle di ieri sera fanno parte di un percorso di crescita che, dopo la rivoluzione della scorsa estate, richiede pazienza. Si è chiuso con più di qualche fischio. Fa male registrarlo. Ma servirà.
L’extracampo ci ha regalato, invece, qualche spunto che merita un approfondimento. Dalla Curva nord una coreografia che ha richiamato alla data di nascita del Catania – il 24 settembre – con tanto di morigerato logo con elefante e pallone a seguito (altra storia che meriterà di essere ripresa a parte).
La tifoseria vive di simboli, riti e date: giusto fare memoria. Necessario il ricordo che incarna le bandiere al vento ed i cori fino a sgolarsi della domenica. Testimonianza nei confronti di qualunque dirigenza si alterni a Catania.
E, poi, il ricordo col minuto di silenzio di un amico di Catania e del Catania: Christian Argurio. Un generoso. Ed un uomo competente di calcio. Il primo è un dono della natura, il secondo è frutto dello studio e della costante preparazione. Trovarli entrambi in una persona è una possibilità rara. Ecco perchè la figura di un ds come Argurio, andato via senza avvisare nessuno, a 52 anni diventa qualcosa di insostituibile anche e soprattutto sotto il profilo umano. Questa volta dalla Curva sud una scritta issata a commiato.
In due stagioni consecutive la mia strada e la sua si sono incrociate in uno scambio ripetuto e quotidiano. Tra il 2005 ed il 2006 ritrovandomi a seguire i ritiri di Catania (a Feldkirchen in Austria) e Messina (tra Roccaporena e Bolzano) del quale a quel tempo era addetto stampa, il calcio era diventato lo strumento col quale comunicare la reciproca stima. Con una velata passione comune legata ai Celtic Glasgow dei quali nelle pause dei ritiri, e quasi da carbonari, siamo riusciti a captare in tv l’inizio della stagione britannica. Argurio in questo calcio arido, mancherà. Mancherà molto.
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26 Settembre 2024, 04:59