Candela, Musumeci, la nomina: intrigo politico-giudiziario - Live Sicilia

Candela, Musumeci, la nomina |Intrigo politico-giudiziario

L'ex manager ha detto che fu scartato perché "scomodo". Solo il governatore può smentirlo

PALERMO – Il racconto di Antonio Candela è circostanziato. È pur sempre, però, il racconto di un indagato che deve difendersi dall’accusa di corruzione. Ma la domanda che sollevano le sue parole merita lo stesso una risposta “politica”. Di politica si parla e non di cronaca giudiziaria. Cosa c’è dietro la mancata nomina nel novembre 2018 dell’ex manager dell’Asp di Palermo?

Candela racconta di essere stato convocato il 17 novembre di due anni fa dal presidente della Regione Nello Musumeci (leggi l’articolo sull’incontro). Si aspettava di fare parte della nuova squadra di manager della sanità ed invece il governatore gli avrebbe detto, sono parole che Candela ha messo a verbale davanti ai pubblici ministeri di Palermo, che “a Catania non mi volevano in quanto io sono un personaggio scomodo e ricordo le sue parole ‘cosa ci puoi fare’ mi disse, noi ci diamo di tu, ‘cosa ci puoi fare questo è il destino delle persone perbene come noi’”.

Ci sono dei passaggi riscontrabili. Candela aggiunge, infatti, che il giorno precedente venne contattato dall’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza. Doveva rientrare subito in Sicilia. Candela era a Milano e salì sul primo aereo, lasciando la famiglia sul posto (sarebbe rientrata all’indomani).

L’incontro con Musumesci sarebbe avvenuto alle 15:30 e i carabinieri – Candela viveva sotto scorta – accompagnarono l’ex manager. Anche questo dunque è riscontrabile. Musumeci lo avrebbe rassicurato: “Nel comunicato stampa sulle nomine sarebbe stato sottolineato che Candela in virtù dell’esperienza maturata e dell’impegno per l’affermazione della legalità negli ultimi anni verrà chiamato dal presidente Musumeci a fare il dirigente generale di un ente regionale”.

Parole effettivamente riportate in una nota della presidenza. Così come è vero che Candela avrebbe successivamente ottenuto un incarico. Certo di tempo né è passato parecchio, visto che Musumeci lo ha scelto lo scorso maggio, 18 mesi dopo la mancata nomina, per dirigere la struttura anti Covid della Sicilia.

C’è una domanda, seppure nella piena autonomia di scelta che spetta al governatore, che necessita di una riposta: è vero che Musumeci disse a Candela che non lo nominava a Catania perché qualcuno lo riteneva un personaggio per bene e dunque scomodo?

Candela ci rimase male. Credeva in quell’incarico tanto da avere preso casa a Catania. Alla fine all’Aps catanese arrivò Maurizio Lanza, che tuttora dirige l’azienda sanitaria. Un curriculum di tutto rispetto quello di Lanza, già docente universitario, che è stato dirigente sia nel mondo sanitario che al Comune di Catania (direttore generale dal 2008-2013).

Nel suo passato anche una condanna della Corte dei Conti per danno erariale, proprio all’interno dell’azienda sanitaria che ora dirige. La vicenda del 2015 la nomina del manager Cosimo Rosselli a capo del personale dell’Asp 3. Una condanna che gli è costata 9 6mila euro, “che ho pagato in tre giorni”, ma per la quale “nessun danno erariale – sottolineò Lanza – è stato prodotto, la Corte dei Conti ha inteso danno erariale un vizio della procedura di scelta del migliore manager sul campo, Rosselli, non avendo io ripetuto, per la seconda volta, un atto di interpello interno già fatto”.

Lanza avrebbe preso il posto che sarebbe stato promesso a Candela. Almeno così sostiene l’ex manager ai domiciliari per corruzione. Musumeci può smentire le affermazioni rese ai pubblici ministeri, se sono false, oppure spiegarle qualora fossero vere o male interpretate da Candela.


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