Candidati senza il partito dietro |Pd a rischio caos in mezza Sicilia

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24 Gennaio 2018, 16:12

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PALERMO – Lo scenario che spaventa è quello di un altro bagno di sangue dopo le Regionali. Ancora una volta per scelte calate dall’alto e non condivise dal partito. E la paura in casa Pd è concentrata soprattutto in Sicilia occidentale. È lì che un paio di bombe politiche sono pronte a esplodere e rischiano di lasciare macerie nel partito il 4 marzo.

Diversa è l’aria che tira nella Sicilia orientale. Dove non mancano le tensioni e le aspettative che rischiano di finire deluse – ma questo nella fase di composizione delle liste è fisiologico – e però si stanno profilando anche candidature competitive, dalla possibile discesa in campo di Luca Sammartino, recordman di preferenze alle Regionali, al rettore di Messina Pietro Navarra.

In Sicilia occidentale un paio di piazze, invece, scottano. In un caso il malessere è già esploso, palesandosi. Nell’altro cova sotto la cenere in attesa degli eventi ma potrebbe avere un’esplosione fragorosa. I due nomi della discordia sono quelli di Daniela Cardinale e Fabio Giambrone. Storie diverse, situazioni diverse, un unico punto in comune, la gestione di Matteo Renzi del partito da Roma e le interlocuzioni personali dei big del Nazareno con i grandi vecchi della politica siciliana.

Il “caso Cardinale” è ormai noto e ha già fatto il caos tra Caltanissetta e Agrigento. L’ipotesi che Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro Totò, nonché deputata Pd con già due legislature, sia la capolista nel proporzionale in quel collegio non va giù al partito locale.

Ieri dai vertici nisseni del partito si è lanciato ancora una volta un allarme chiarissimo: se il Pd insisterà con candidature decise dall’alto, potrebbe accadere di tutto. E la rosa delle possibili reazioni è molto ampia. Da un quasi ovvio disimpegno in vista della campagna elettorale, a una probabile nuova “emorragia” dal partito. Ma ci sono anche prospettive peggiori: l’ombra di migliaia di schede riconsegnate al partito e persino gesti eclatanti come le segreteria listate a lutto. Ieri il segretario provinciale Giuseppe Gallè ha manifestato tutta la sua preoccupazione a Fausto Raciti. E ha fatto lo stesso anche Peppe Zambito, segretario del Pd di Agrigento, l’altra provincia che ricade nel collegio della discordia.

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La preoccupazione, al di là dello scontento dei militanti, è che alla fine la lista del Pd esca a pezzi dal responso delle urne. E si potrebbe rischiare persino di mancare il seggio.

Non siamo alle barricate, ma il nervosismo è palpabile anche a Palermo. Dove aleggia lo spettro della candidatura di Fabio Giambrone. Per l’ex senatore braccio destro di Leoluca Orlando, il sindaco avrebbe chiesto posto. E dopo la disastrosa operazione Micari, pare che al Nazareno si continui comunque a dare un grosso credito politico a Orlando. Se Giambrone fosse candidato in un collegio uninominale questo sarebbe naturale in una logica di coalizione. Lo scenario che invece un pezzo di partito palermitano paventa è che il presidente della Gesap venga paracadutato con un posto da capolista nel proporzionale. Lasciando così a piedi qualche big del partito (gli aspiranti sono tanti, a partire da tre uscenti su Palermo). A quel punto, i mal di pancia nel partito potrebbero esplodere. E non sarebbe facile trovare candidati di peso disponibili a correre nei collegi uninominali – dati per persi nei sondaggi – solo per portare acqua nel proporzionale al candidato di Orlando, cioè l’alleato che alle amministrative ha imposto al Pd di rinunciare al simbolo e alle Regionali ha offerto alla coalizione la candidatura di Micari promettendo l’apporto di una lista che è evaporata nel giro di due settimane.

Insomma, il rischio è quello di un disimpegno degli apparati che nel triangolo Palermo-Caltanissetta-Agrigento possa frenare la giù non facile corsa della lista dem. Che proprio nel capoluogo alle ultime regionali ottenne il suo risultato peggiore.

Per trovare la difficile quadra restano ormai gli ultimi giorni. Venerdì mattina c’è in programma la direzione nazionale del partito che dovrà dare il via libera alle liste. Per la Sicilia restano da sciogliere nodi significativi. Come la candidatura di Rosario Crocetta, per la quale prima delle Regionali si era impegnato con l’ex governatore Matteo Renzi e che oggi invece sembra parecchio in bilico. O come la possibile deroga per Beppe Lumia, che sarebbe il candidato in quota alla corrente di Michele Emiliano. C’è anche la questione legata ai rapporti con Sicilia Futura, che chiede spazio per Beppe Picciolo a Messina, dove c’è un ingorgo di aspiranti candidati. Non è ancora deciso, inoltre, quali collegi uninominali saranno lasciati agli alleati (i centristi, la lista di Bonino e quella di Verdi e Psi).  Restano poco più di 48 ore per mettere a posto tutti i pezzi del complicato puzzle prima della direzione. E per evitare che il 4 marzo si trasformi in una disfatta. 

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24 Gennaio 2018, 16:12

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