04 Novembre 2011, 07:30
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(R.P.) Cara Signora Agnese Borsellino, esce oggi in edicola su Left quella tremenda intervista, di cui abbiamo letto qualche agghiacciante anticipazione. E il ghiaccio nel sangue c’è, perché le sue sono parole esatte, seppure – come dice Rita Borsellino – dettate dalla disperazione. Hanno un lato luminoso e uno oscuro. Nella loro zona luminosa, fanno giustizia di troppe bugie retoriche. E’ davvero insopportabile ascoltare le trombonate di lorsignori ogni diciannove luglio (e ogni 23 maggio). E’ atroce l’eco dei discorsi dei papaveri istitituzionali, davanti ai bambini attoniti. Valutazioni entusiastiche e mendaci sullo Stato che avrebbe vinto la battaglia contro le forze del male. Eppure, del delitto compiuto in Italia, in via D’Amelio, a Palermo, sappiamo poco o nulla, nonostante lo scorrere del tempo. E quale Stato può essere mai buono, se non sente come dovere urticante il bisogno di verità? La luce della sua amarezza, Gentile Signora, ha spazzato via la menzogna degli anniversari a gettoni. E, per il suo coraggio, le mormoriamo il nostro grazie.
Ma c’è una parte buia e opprimente, l’epicentro del suo inconsolabile dolore. E mentre scriviamo “inconsolabile”, ci rendiamo conto di quanta sia spessa l’oscurità di una sposa innamorata, privata del suo compagno di vita in circostanze così tragiche ed eccezionali. E non un marito qualunque, Paolo Borsellino, che completava la sua integrità di magistrato, con un’inesausta capacità di amare i suoi cari. Un uomo tutto di un pezzo, il giudice Borsellino, dal dovere agli affetti, pervaso dello stesso amore.
E’ una pena di cui nessuno potrà consolarla mai. O forse una goccia di sollievo c’è. Chi scrive ha conosciuto due dei suoi figli, Signora Agnese, Manfredi e Lucia. Due persone che recano l’impronta di una splendida tradizione familiare, il trampolino di lancio di esistenze riuscite. Manfredi, Lucia (e Fiammetta che è della stessa pasta, ne siamo sicuri) non sono sopravvissuti alla strage, col santino di un eroe italiano in tasca. Camminano sulla strada della felicità e della generosità. Rappresentano una ricchezza, un tesoro, per chiunque li incontri. Merito di Paolo e merito suo, Signora Agnese: ha saputo crescere i suoi figli al meglio, nonostante la mutilazione subita. Siamo certi che lei sia consapevole di questo e che ne tragga quotidiano conforto. Lo scriviamo solo per alleviare il senso di disperazione che abbiamo letto nelle sue parole. Le vogliamo bene.
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04 Novembre 2011, 07:30