23 Ottobre 2017, 19:51
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PALERMO – Ad arrestarlo sono stati i suoi stessi colleghi del Gruppo di Monreale. Finisce ai domiciliari Alessandro Rumore, 47 anni, appuntato dei carabinieri, in servizio a Borgetto, nel Palermitano. Rumore è accusato di falso e truffa. Ammonterebbero a 50 mila euro i rimborsi incassati per una cinquantina di missioni “fantasma”.
Secondo i pubblici ministeri di Palermo, il militare avrebbe gonfiato le note spese per le trasferte che lo portavano spesso a Roma. Altre volte avrebbe solo fatto finta di raggiungere la Capitale. Rumore è un personaggio molto noto nell’Arma dei carabinieri. Da anni è delegato siciliano al Cocer, il “Consiglio Centrale di Rappresentanza” del personale militare. Una sorta di sindacato delle divise. Rumore è sempre stato fra i più battaglieri, pronto a dure prese di posizione in difesa dei diritti dei colleghi in tema di retribuzioni, straordinari e indennità.
Basta leggere, ad esempio, le dichiarazioni con cui nel luglio scorso attaccava il Governo: “Non si capisce il perché di un tale accanimento, ripetuto nel tempo, da Governi di varia natura politica, che per sanare le casse dello Stato, deturpato dagli stessi politici, continuano a colpire il settore della sicurezza, tagliando fondi alle amministrazioni, dimezzando le forze organiche ed infine infierendo sugli aspetti normativi ed economici di coloro che mettono la propria vita al servizio del cittadino e del Paese”.
Rumore si trova agli arresti domiciliari, accusato di avere sfruttato il suo incarico contro i doveri della divisa. Avrebbe falsificato i fogli di viaggio per farsi rimborsare decine di miglia di euro. Compresee spese degli alberghi. Le indagini del pm Giacomo Brandini sono nate casualmente mentre erano in corso accertamenti su alcuni rapinatori che avevano assaltato un portavalori. Ci si è imbattuti nella voce del sindacalista che, così hanno sostenuto al Comando generale, si faceva vedere col contagocce per gli incontri del Cocer nella Capitale. L’ordinanza di custodia cautelare è firmata dal giudice per le indagini preliminari Wilma Mazzara.
Si indaga anche sui suoi rapporti con una società di vigilanza privata. Il carabiniere avrebbe sfruttato la sua divisa e le sue relazioni per avviare l’attività. Da qui l’ipotesi di induzione indebita a dare o promettere utilità.
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23 Ottobre 2017, 19:51