Caso Spartacus, 36 milioni in fumo | No alla “buona fede” dei politici

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27 Dicembre 2019, 05:50

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PALERMO – Non passa la tesi della buona fede avanzata da Ester Bonafede. Non è un gioco di parole ma un passaggio dell’ordinanza della Cassazione a sezioni unite civili sul ricorso dell’ex assessore regionale.

Il processo riguarda il progetto “Spartacus”, portato avanti dal Ciapi di Priolo. La vicenda risale al 2013, quando la Regione decise di affidare al piccolo ente di formazione del Siracusano, la gestione di un progetto da 36 milioni di euro. Furono coinvolti i lavoratori dei cosiddetti sportelli multifunzionali, 1760 persone esperte nelle politiche del lavoro che dovevano essere centrali del progetto. Secondo la Procura contabile e i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, quei soldi sarebbero stati “sperperati”. Tra le contestazioni anche quella di avere organizzato corsi “fantasma” e di auto aggiornamento a domicilio.

In primo grado l’ex governatore Rosario Crocetta, Ester Bonafede e l’ex dirigente della Formazione professionale Anna Rosa Corsello sono stati condannati a pagare oltre due milioni di euro. Circa 700 mila euro a testa. La sentenza della Sezione giurisdizionale ridimensionò di molto la “portata” del danno: dai 36 milioni indicati dalla Procura ai 2,2 milioni della sentenza che assolse gli ex assessori Nino Bartolotta, Luca Bianchi, Lucia Borsellino, Dario Cartabellotta, Mariella Lo Bello, Nicolò Marino, Nelli Scilabra, Michela Stancheris, Patrizia Valenti e Linda Vancheri; oltre che Egidio Ortisi, ex rappresentante legale del Ciapi di Priolo e l’ex direttrice Luciana Rallo.

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La procura regionale della Corte dei conti ha impugnato la sentenza di primo grado. Secondo il procuratore Gianluca Albo, il danno erariale provocato dal progetto “Spartacus” è molto più pesante e devono ripianarlo tutti.

Bonafede si è rivolta alla Cassazione sostenendo che “nel caso di atti che rientrano nella competenza propria degli uffici tecnici o amministrativi la responsabilità non si estende ai titolari degli organi politici che in buona fede li abbiano approvati ovvero ne abbiano autorizzato o consentito l’esecuzione” . La convenzione del progetto Spartacus sarebbe stato un “atto di mera gestione” dei dirigenti. I componenti della giunta “non avevano avuto alcun potere decisionale o di interdizione”. Infine, si leggeva nel ricorso, la Procura aveva superato i “limiti esterni di giurisdizione del giudice contabile”.

Di avviso opposto i supremi giudici che hanno confermato la giurisdizione contabile: “La Corte dei Conti risulta del tutto correttamente investita dei poteri di cognizione e di giudizio ad essa attribuiti dall’ordinamento e, nell’esercizio di tali poteri, è legittimata a verificare se, nel caso sottoposto al suo esame, ricorrano o meno tutte le condizioni di legge per addivenire ad una pronuncia di condanna per responsabilità amministrativo – patrimoniale”.

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27 Dicembre 2019, 05:50

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