13 Marzo 2023, 05:00
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CATANIA. Appunti per il prossimo sindaco: è una campagna elettorale al cloroformio. Sembrano mancare due anni, e non certo poco più di due mesi, a una delle tornate elettorali più tribolate e, in qualche modo, decisive della storia recente della città. Una fase che pare essere quasi a totale appannaggio degli addetti ai lavori a dispetto di un territorio che sembra assistere (salvo rarissime eccezioni) in modo distaccato e distratto.
Cartina di tornasole, del resto, delle recenti competizioni che, a tutti i livelli, hanno visto stravincere alle urne il partito non registrato e senza simbolo dell’astensionismo.
Ad oggi, la quadra delle discese in campo non si è ancora completata. Ai blocchi di partenza manca il candidato o, forse, per come verrà sciolto il rosario degli incontri e dei veti, sarebbe meglio parlare di candidati sindaco sul fronte targato centrodestra.
Sulla riva opposta, i giochi perlomeno sui nomi hanno trovato la soluzione del rebus.
Ma a poco più di sessanta giorni dal voto risulta difficile apprendere qualcosa sui programmi. Poco o nulla sui volti dei candidati al consiglio comunale (eccezion fatta, ovviamente, per quelli di cui si sa e si sapeva). Una perenne partita tattica, fatta di estenuanti ragionamenti e di azzeccagarbugli dalla quale fa fatica a emergere la passione e il coinvolgimento verso le questioni apertissime della città.
Il dato rimane quello di restituire la bussola a una città alla quale dev’essere indicata una strada. Un cammino da seguire. Ma per riuscire nell’impresa è necessario che alla consueta retorica delle parole, alle dichiarazioni stantie del dopopartita, facciano seguito atteggiamenti strutturali e decisivi.
L’impeto del “non possiamo tacere” con il quale l’Arcivescovo è intervenuto, da Sant’Agata in poi, non merita di essere interpretato a piacimento o, peggio, a convenienza. L’appello alla responsabilità, che ci ha ricordato molto l’esperienza di don Tonino Bello, non è rivolto solo alla classe dirigente ma anche, e soprattutto, ai cittadini. Le sue parole valgono per tutti.
Anche qui, appunti per il prossimo sindaco: l’attuale classe politica è riuscita a sopravvivere e a non farsi risucchiare dal quel vortice di decenni di scarsa etica e di costanti sotterfugi. La legge della “spirtizza” a scapito dell’efficienza e del servizio.
Ecco, è da tutto questo che chiediamo al prossimo sindaco di sfuggire. Abbandonare la sindrome del gattopardo per non cedere alle iene che rischiano di danneggiare irreparabilmente il futuro prossimo e imminente.
E’ davvero inutile immaginarlo?
Una città che vive in una perenne contraddizione tra la celebrazione dei processi in tribunale e l’impegno sociale. E dove la mafia (anche quella che vive sottotraccia) è ancora un elemento determinante.
Una città che chiede un riscatto urbanistico, da Nesima alla Playa e dove due giorni consecutivi di pioggia generano bibliche apocalissi.
Una città che deve fare i conti con una questione sicurezza quasi del tutto sfuggita di mano ed un apparato burocratico ridotto all’osso. Dove la questione non è come spendere i tanti (davvero tanti) fondi del Pnrr ma se si riuscirà ad ottenerli attraverso la progettazione.
In una città dove già il risolvere l’ordinario diventa un fatto straordinario.
Si rimane qui in attesa della donna o dell’uomo della provvidenza che siederà su quella poltrona, mai così tanto scomoda, del primo cittadino di Catania.
Tutto il resto che riguarda le stanze dei bottoni, hanno francamente poco a che vedere con la realtà delle cose.
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13 Marzo 2023, 05:00