Catania, difficile pensare al campo | In testa solo il giudizio di Palazzi

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17 Agosto 2015, 18:39

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CATANIA – Impossibile concentrarsi sul calcio giocato: determinante conoscere quello che sarà il responso della Corte federale. Che sarebbe stata un’estate rovente lo si sapeva. Che il pallone sarebbe venuto dopo, anche. Il Catania ed i suoi tifosi attendono. Dovranno farlo molto probabilmente almeno fino a mercoledì quando potrebbe arrivare la sentenza di primo grado legata al destino calcistico dei rossoazzurri. Retrocessione in Lega Pro e cinque punti di penalizzazione è stata la pena chiesta dal procuratore federale Stefano Palazzi: ma i giudici, hanno confermato alcuni spifferi fuoriusciti direttamente dalla Figc, potrebbero calcare di più la mano aumentando il numero di punti dietro quel segno negativo. Resta una sola certezza: il Catania ha bisogno di cancellare le vicende extra-calcistiche per tornare a parlare in campo. Cosa che nelle ultime due stagioni non gli è riuscita per niente. Ecco, allora, che il Catania ha urgente bisogno di tornare alla normalità delle cose: ma per farlo occorrerà attendere ancora che termini perlomeno il processo sportivo compresi appelli e contrappelli.

Nel frattempo, si prova timidamente – parecchio timidamente – a parlare di campo e di calci al pallone. Giovedì sera al Massimino è arrivata inaspettata (grazie alla “svista” della Spal che sul campo si era imposta per 1-0) la sfida di Coppa contro il più quotato Cesena. Un match che, com’è facile prevedere, arriverà a cose già decise: ovvero, con quella che sarà la sentenza emessa dalla Capitale. Mister Pancaro lavora a Torre del Grifo in attesa di conoscere quale sarà a tutti gli effetti la rosa a sua disposizione. E, si badi, non si tratta di roba di poco conto.

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Ma la vera sfida, adesso, è quella di capire dal punto di vista societario chi prenderà in mano il Catania. Nino Pulvirenti conferma a più riprese che ha, praticamente, già lasciato; il sindaco Enzo Bianco sostiene di avere una cordata già pronta. Morale: tutto è fermo. Inspiegabilmente (o forse mica tanto) tutto fermo. Ed ecco, allora, che aule di giustizia sportiva, calcio giocato e cessione della società camminano di pari passo. Non c’è da guardare ad una cosa per volta: c’è da gettare le carte sul tavolo e ricominciare. Una volta per tutte e senza tatticismi e mezze verità.

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17 Agosto 2015, 18:39

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