Cronaca

Catania, il ‘narco’ che vende droga ai clan rivali NOMI E FOTO

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16 Novembre 2021, 12:12

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CATANIA – Tutto parte nell’estate di tre anni fa. Il 26 agosto 2018. È questa la data da cui parte il filone investigativo che culmina con il blitz Alter Ego di questa mattina a Catania. I carabinieri, quel giorno, al Villaggio Sant’Agata hanno arrestato tre persone, fra cui Gregorio Drago, che stavano scaricando numerose scatole Barilla. In quei pacchi, tra la pasta, c’erano 242 kg di hashish con un preciso marchio identificativo.

Le indagini portano a Orazio Musumeci e Antonino Sebastiano Battaglia, quest’ultimo per gli inquirenti con legami con la famiglia Santapaola-Ercolano. I militari scoprono “che aveva noleggiato l’autovettura utilizzata per il trasporto”. Dopo pochi giorni scatta la perquisizione a casa di Santo Sicali, detto “spaccatello”. Qui i carabinieri trovano 300 mila euro in contanti e un’agenda nella quale sono annotati “nomi, pseudonimi e cifre riferite al traffico di stupefacenti ( libro mastro dello spaccio, ndr)”. Oltre a questo gli investigatori trovano” circa venti confezioni di pasta “Barilla”, vuote, ma identiche a quelle oggetto del primo sequestro”. Alla fine si arriva a Rosario Zagame, indicato come “esponente della famiglia mafiosa Cappello-Bonaccorsi”. I carabinieri – circa un mese dopo – sequestrano 57 kg di hashish (oltre a 1,6 kg di cocaina ed armi)”contrassegnati dalla stessa identica sigla”. Insomma il collegamento è “il marchio della droga”.

Sono 12 le persone finite in manette. Antonino Sebastiano Battaglia, classe 1993, Antonino Battaglia, classe 1990, Salvatore Cambria, classe 1971, Alfio Castagna, classe 1987, Giovanni Agatino Distefano, classe 1981, Gregorio Drago, classe 1990, Michele Angelo Fichera, classe 1966, Orazio Musumeci, classe 1988, Santo Sicali, classe 1981, Antonino Spampinato, classe 1971, Nicolò Zagame, classe 1994, Rosario Zagame, classe 1972. Alfio Castagna e Rosario Zagame hanno contestato il reato di associazione mafiose. Le altre accuse sono spaccio e droga.

L’indagine, da agosto 2018 a maggio 2019, ha consentito di delineare il ruolo dei vari indagati. Una ricostruzione che è stata possibile anche grazie alle intercettazioni (telefoniche, telematiche ed ambientali anche in carcere).

La figura centrale è Santo Sicali, il broker della droga, che all’apparenza conduceva una vita fuori da ogni sospetto (tutto casa e cavalli, ndr). Da qui, infatti, il nome dell’operazione Alter Ego. Ma per gli investigatori l’indagato avrebbe avuto contatti di un certo spessore nel mondo dei narcos, sia italiano che estero. Sicali sarebbe stato “capace di calmierare i prezzi, assicurare profitti e assecondare rapidamente le richieste dei clienti”. Il 19 aprile 2019, i carabinieri hanno sequestrato a casa sua 72.000 euro in contanti, e contestualmente trovato in un terreno di sua proprietà, a San Giuseppe la Rena a Catania, 21 kg di cocaina. Erano in una canaletta dell’irrigazione con una “una pistola con matricola abrasa e vario munizionamento”. 

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Tornando ai ruoli, il gruppo del “Villaggio Sant’Agata” sarebbe composto da Antonio Battaglia, Antonino Sebastiano Battaglia, Gregorio Dario, Michele Fichera e Orazio Musumeci. Con il supporto di Sicali sarebbe riusciti a far arrivare centinaia di chili di droga dall’Albania o dall’Olanda destinata alle piazze catanesi e anche a Malta. 

Seguendo le tracce di Sicali, sono arrivati anche al clan Cappello-Bonaccorsi. Rosario Zagame – da quanto emerge da indagini e verbali di pentiti – è un affiliato alla cosca. Il broker della droga avrebbe avuto continui legami con il figlio di Zagame, Nicolò che “avrebbe ereditato dal padre la gestione della piazza di spaccio del Tondicello della Playa”.

Sicali avrebbe tenuto rapporti anche con un altro esponente del clan Cappello Bonaccorsi, cioè Alfio Castagna, storico gestore della piazza di spaccio delle “Salette” a San Cristoforo. Al suo fianco Giovanni Di Stefano. I carabinieri hanno documentato i contatti per importanti acquisti di droga attraverso il narcos catanese oggi arrestato. Castagna gli avrebbe chiesto anche di procurargli un’arma. Infine le indagini portano a Salvatore Cambria, che assieme alla vendita di caffè in via Plebiscito gestirebbe “un’autonoma attività di spaccio”.

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16 Novembre 2021, 12:12

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