Catania

Mafia, clan Brunetto: un’altra condanna per il boss

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18 Luglio 2022, 12:52

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CATANIA. Un’altra condanna per Carmelo Pietro Olivieri, detto Carmeluccio, considerato dai pentiti l’erede criminale di Paolo Brunetto nella geografia mafiosa di Giarre. Questa volta a infliggere una pena di 15 anni al boss della fascia jonica è stata la prima sezione del tribunale di Catania presieduta da Grazia Anna Caserta. Si chiude così il primo capitolo del processo ordinario scaturito dalla maxi inchiesta Jungo che nel 2020 ha duramente colpito il clan Brunetto, storica cellula giarrese della famiglia Santapaola-Ercolano.

Il blitz che ha preso il nome dal quartiere popolare ha documentato il fiorente traffico di droga all’ombra dei grattacieli. Ma inoltre i carabinieri hanno scoperto estorsioni e pestaggi: al posto di comando ci sarebbe stato Pippo Andò, il cinese, ambulante di piazza Trepunti a Giarre. Il ruolo di potere glielo avrebbe dato, racconta il pentito Carmelo Porto, lo stesso “Carmeluccio”.

La maggior parte degli imputati sono stati giudicati con il rito abbreviato, ma Oliveri assieme a Cateno Musumeci – entrambi difesi dall’avvocato Salvo Sorbello – hanno optato per il dibattimento. Il Tribunale ha condannato Musumeci a 13 anni di reclusione. I giudici hanno escluso per i due la recidiva. “La notevole riduzione di pena ottenuta per Oliveri, considerata la richiesta iniziale di condanna del pm, non toglie l’amaro in bocca per la condanna di Musumeci Cateno per il quale in modo più eclatante erano evidenti gli elementi per l’assoluzione, a maggior ragione essendo riuscito ad ottenere la restituzione dell’immobile di sua proprietà sequestrato in occasione dell’esecuzione dell’ordinanza custodiale. La sentenza deve essere attentamente letta per comprendere come si è giunti alla condanna dei miei assistiti”, commenta il legale a LiveSicilia.

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Il terzo condannato è Aldo Impellizzeri: la pena inflitta è quella di un anno e 2 mila euro di multa con il reato riqualificato a detenzione di droga e spaccio di modica entità. Una condanna che lascia soddisfatti i difensori, gli avvocati Maria Caltabiano e Tommaso Rafaraci, considerando l’imputazione iniziale. “Contiamo in appello di ottenere una definitiva assoluzione”, dice Caltabiano. Le motivazioni del verdetto arriveranno tra 90 giorni.

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18 Luglio 2022, 12:52

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