27 Luglio 2022, 18:34
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CATANIA – Possedere un kalashnikov Ak 47 non è roba da poco. La settimana scorsa i poliziotti lo hanno trovato in un garage di San Giovanni Galermo. Le indagini hanno portato al nome di Giuseppe Ardizzone, un 29enne che secondo gli investigatori sarebbe legato al clan mafioso dei Cursoti Milanesi. La sua residenza infatti è lontana dal covo del fucile mitragliatore, ma è a San Berillo Nuovo ‘storicamente’ quartier generale dei ‘Milanesi’. Un clan in forte crisi viste le tante defezioni e gli arresti dovuti al conflitto a fuoco dell’8 agosto 2020 contro i Cappello. Inoltre ci sarebbero ‘fibrillazioni’ sulla scelta dei capi visto che, come racconta il pentito Carmelo Liistro, dopo la sparatoria i fratelli Carmelo e Ciccio Di Stefano pasta ca sassa (figlio di Gaetano personaggio molto vicino al fondatore del clan Jimmy Miano ormai scomparso) sarebbero stati messi all’angolo. Il collaboratore parla di “una lite in galera fra Nuccio Miano, fratello di Jimmy, e Cicco Pasta ‘ca sassa dove Miano rimproverava e allontanava dal gruppo Di Stefano per aver fatto questa azione nei confronti della famiglia di Turi Cappello che era in galera anche per la famiglia Miano stessa”, si legge nei verbali del collaboratore. A tenere il passo ci sono i ‘ragazzi’ (fra nipoti e parenti) dell’ormai defunto Saro ‘u foresteri’ Pitarà, un gruppo interno ai Milanesi ma piuttosto staccato dai Di Stefano per una serie di motivi anche in merito alla ‘leadership’ mafiosa. Rosario Pitarà si sarebbe aspettato di avere lo ‘scettro catanese’ del clan, ma invece – come racconta un pentito – sarebbe andato nelle mani dei Di Stefano per volere dei Miano. Ora però l’attacco frontale ai Cappello avrebbe creato una frattura tra gli eredi del boss che ha terrorizzato Milano e i figli di Tano ‘sventra’ Distefano. Non dimentichiamo che ai summit mafiosi all’autoparco di Milano negli anni 80 c’era anche Turi Cappello. E inoltre i Milanesi hanno unito le forse con i Cappello nella guerra contro i Mazzei. Ma l’acredine dei Di Stefano contro i Cappello risale nel tempo: Francesco Di Stefano ha tentato di ammazzare Orazio Pardo alla fine del primo decennio del 2000, uomo di vertice all’epoca della cosca. Anche se in realtà l’obiettivo era addirittura l’allora reggente Giovanni Colombrita che però sentendo odore di polvere da sparo restò rintanato a casa. Questo ritrovamento di armi in un garage che però era nella disponibilità di un 34enne finito nei guai per il bltiz Stella Cadente non è da sottovalutare. Il 29enne, che aveva la copia della chiave del box, è un personaggio con i suoi trascorsi ‘di fuoco’. Nell’agosto del 2020 è stato arrestato perché è stato trovato con una pistola con il colpo in canna, mentre l’anno prima è stato pizzicato con la marijuana in mansarda. Il sequestro del kalashnikov assieme alle sparatorie e ai tentati omicidi degli ultimi mesi (anche a San Berillo nuovo) dimostrano come Catania sia una polveriera. Gli investigatori hanno le antenne alzate.
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27 Luglio 2022, 18:34