07 Gennaio 2023, 05:00
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CATANIA – È bastato l’invito a un convegno a far saltare il banco e innescare un caso politico che vede contrapposti il gruppo consiliare di Prima l’Italia, da un lato, e l’Azienda Metropolitana Trasporti e Sosta e il Comune di Catania, dall’altro. “Un futuro metropolitano” è il titolo dell’incontro che si terrà il 27 gennaio prossimo al Palazzo della Cultura. Di che si tratta?
Nella lettera inviata al direttore generale di Fce, Salvatore Fiore, per invitarlo all’evento e firmato dal commissario comunale Federico Portoghese e dall’amministratore unico di Amts Giacomo Bellavia, si legge: “La Città Metropolitana di Catania, il Comune di Catania e la sua partecipata Amts, nel ruolo di gestore di superficie e di altre attività a servizio della mobilità urbana, nonché l’associazione datoriale Agens, intendono promuovere una riflessione sulla possibilità di superare l’assetto e andare verso una configurazione del sistema più integrato e unitario”. Ecco i protagonisti e i temi da affrontare.
Un incontro – da quel che si legge – pensato per iniziare a progettare la nuova governance della mobilità in provincia di Catania e andare oltre quell’assetto che vede più aziende muoversi in ordine sparso nel medesimo territorio. Tra queste anche l’Ast e Trenitalia. Nell’invito si legge inoltre: “La regionalizzazione di Fce si sposa quasi naturalmente con il possibile trasferimento delle competenze e della gestione della metropolitana. I nodi da sciogliere sono, naturalmente, diversi e di peso: dal trasferimento delle risorse finanziarie al loro stanziamento per la gestione corrente; dalla definizione del sistema di governance ai criteri regolatori”.
Insomma, è sul futuro di Fce che la questione si è incendiata ed è nata la polemica. Subito è arrivata la replica di Amts ai consiglieri di Prima l’Italia. “Si tratta di un malinteso”, si legge nella nota. “Bene che dietro ci sia soltanto un malinteso, speriamo che sia così”, è la controreplica di Giuseppe Gelsomino a LiveSicilia. Intanto, però, è la seconda volta nel giro di un mese che Prima l’Italia pungola Bellavia (esponente peraltro vicino a FdI) in consiglio comunale. Un’attenzione che andrebbe inquadrata nella dialettica in corso all’interno del centrodestra in vista del voto amministrativo.
Il destino di Fce è legato a un’anomalia ormai ventennale. In quanto ferrovia minore, la sua gestione è nelle mani del governo nazionale. Una delle ultime in Italia, peraltro. Secondo la legge, la gestione deve passare nelle mani della Regione. Un dossier complesso, che infatti non è stato mai affrontato sino in fondo.
Intanto, però, l’azienda nata per garantire la mobilità su ferro ai piedi dell’Etna, ha mutato la propria configurazione genetica con la messa a regime e l’ampliamento della linea metropolitana catanese. Una mutazione che rende Fce attore fondamentale del trasporto urbano e non più soltanto provinciale.
Spettatore tutt’altro che entusiasta della contesa è Gaetano Tafuri, che dell’Fce è stato commissario governativo. “Se non si affrontano i dettagli tecnici della faccenda, è facile buttarla in caciara”, avverte subito rispondendo al nostro giornale. “La questione va affrontata con un ragionamento di ampio respiro che metta assieme un’amministrazione comunale nel pieno delle sue prerogative politiche, Regione e Stato”, spiega. “Risulta problematico parlare di un accorpamento tout court senza badare all’attuale piano degli investimenti, che ha come tappa fondamentale il 2026. Il rischio concreto è quello di perdere importanti risorse”.
“Prima di parlare del resto – spiega ancora – c’è da superare la norma che destina Fce alla Regione. A chi dovrebbe andare? Trattandosi ormai di un servizio di metropolitana, a un’azienda che ha una dimensione metropolitana. Un’azienda, cioè, che si occupa di trasporto in tutti i comuni e che non sia soltanto catanese. Ma questo trasferimento – conclude Tafuri – o avviene per legge o dovrebbe andare a gara, e anche lì ci sarebbero alcune questioni tecniche da affrontare”.
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07 Gennaio 2023, 05:00