Catania, più rosso che azzurro |Bilancio in perdita dopo otto anni

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13 Febbraio 2015, 13:47

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CATANIA – L’ultimo anno di serie A per il Catania coincide con il primo bilancio chiuso in negativo. In realtà bisognerebbe parlare di sostanziale equilibrio, dato che si tratta di una perdita minima (9.553 euro in tutto): una cifra che però inverte un trend finora sempre positivo, con sette anni consecutivi di bilanci chiusi col segno più. Cambio di tendenza, dunque, ma perdite decisamente contenute, sebbene gli effetti della retrocessione in serie B non siano realmente analizzabili nell’ultimo bilancio pubblicato dal club etneo: i soldi dei diritti televisivi, vero e proprio salvagente per le squadre della massima serie, sono infatti quelli dell’ultimo campionato in A, con un fatturato che ha anche visto un leggero balzo in avanti rispetto al 2013. Dati che, se l’ultima stagione si fosse conclusa con un epilogo diverso, avrebbero mantenuto il Catania sulla scia dei risultati ottenuti negli scorsi anni.

Il totale del valore della produzione per il club rossoazzurro è di 54,5 milioni di euro, 3,75 milioni in più rispetto all’esercizio precedente. Il fatturato torna dunque ai livelli del 2012, anno da record per il sodalizio etneo sia sul campo che fuori, dopo aver subito una battuta d’arresto a causa del crollo nelle plusvalenze. Sono però in aumento anche i costi della produzione, passati dai 50,3 milioni del 2013 agli attuali 55,7 milioni. Un aumento apparentemente minimo, ma che per la prima volta negli ultimi otto anni non permette al Catania di chiudere l’esercizio in attivo. Considerando il risultato prima delle imposte sul reddito (940 mila euro circa), il Catania avrebbe comunque ottenuto un risultato positivo.  Nulla di preoccupante dunque, dato che si tratta soltanto di poche migliaia di euro, in un’epoca dove anche i regolamenti per il fair play finanziario permettono perdite milionarie a gran parte delle società calcistiche in Italia e in Europa.

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Se, come già detto, il fatturato del Catania è tornato ai livelli degli anni passati, è per un’inversione di tendenza sulle plusvalenze. Il 2013 ha segnato un totale di 3,3 milioni, cifra più che quadruplicata nell’esercizio chiuso in estate. 13,6 milioni di plusvalenze ottenute grazie al mercato svolto nell’estate 2013 e nel gennaio 2014, gran parte delle quali da attribuire alla cessione di Francesco Lodi al Genoa (plusvalenza di 5,4 milioni) e di Gomez al Metalist Kharkiv, con quasi cinque milioni di plusvalenza realizzata. Tra le altre cessioni, da sottolineare quella di Tachtsidis per sei milioni di euro, con plusvalenza da 1,5 milioni, e quella di Andujar al Napoli per 1,5 milioni, con plusvalenza da 1,125 milioni. Si tratta però dell’unica voce legata ai ricavi ad aver registrato un aumento significativo: chiudono col segno più anche i proventi pubblicitari (2,25 milioni, diciassettemila euro in più rispetto al 2013) e per cessioni dei diritti radio-televisivi (30,2 milioni, 360 mila euro in più), mentre il resto dei ricavi segue il trend negativo. Dal botteghino entrano 3 milioni di euro, in diminuzione di mezzo milione, mentre le sponsorizzazioni si attestano a 2,5 milioni, un milione e mezzo in meno rispetto al 2013, quasi interamente da attribuire allo sponsor istituzionale.

All’aumento dei ricavi, però, è susseguito un aumento quasi proporzionale dei costi. I costi per i tesserati passano da 8,1 milioni a 8,5 milioni, con un aumento sostanziale di oltre un milione per quanto riguarda le cosiddette “consulenze sportive” (dunque spese per intermediari e procuratori) che adesso ammontano a poco meno di 2,6 milioni di euro. Grazie al centro sportivo di proprietà, i costi per il godimento di beni di terzi restano sostanzialmente limitati, attestandosi a 2,4 milioni di euro, mentre sono aumentati nell’ultimo anno di A i costi per i salari e gli stipendi dei tesserati. Dai 17,6 milioni di monte stipendi speso nell’anno dell’ottavo posto e dei 56 punti si è passati ai 20 milioni tondi per una squadra retrocessa alla penultima giornata di campionato: è questa senza dubbio la zavorra più pesante nel computo dei costi totali, unita ai 2,7 milioni di minusvalenze realizzate nel periodo preso in esame (un milione Lanzafame e 1,1 milioni Morimoto le principali). Diminuiscono, infine, gli ammortamenti, che da 9,2 milioni scendono a quota 8,7 milioni.

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13 Febbraio 2015, 13:47

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