Catania, storie di lavoro sottopagato: "Il futuro? Lontano da qui"

Catania, vite di lavoro malpagato: “Il futuro? Lontano da qui” VIDEO

Contratti full-time ma pagamento part-time (quando va bene): storie comuni dal capoluogo alla provincia.
LA TESTIMONIANZA
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CATANIA. Lavoro e retribuzioni corrette, verrebbe da dire: questi grandi sconosciuti. Negli ultimi anni ne abbiamo sentite tante, frasi e pensieri, sul mondo del lavoro e resta nella memoria di tutti il mood più in uso pochissimo tempo fa, quello che immaginava una/un “giovane” sul divano a godersi il nulla.
Poi è entrata in gioco la parte degli “imprenditori” che non trovavano personale e lì lo scontro si accende con, da un lato, il datore di lavoro che sventola contratti equi ai quattro venti e, dall’altra, giovani lavoratori che mostrano come i contratti tanto sbandierati  in realtà non vengano applicati.

La testimonianza

E nel capoluogo etneo che situazione c’è? Ambra ha 24 anni è di origini messinesi e la prima volta che ha cercato lavoro in città ne aveva 19 di anni: “Il primo lavoro che mi viene proposto, in un bar, ha un contratto da 1200 euro, io ne avrei presi 800 il resto dovevo passarlo al datore”. Il bar in questione si trova in una località turistica del territorio etneo. “Oltretutto con il doppio delle ore scritte sul contratto – continua Ambra – ho fatto i due giorni di prova che non sono stati pagati. Dovevano essere giornate di prova, 4 ore di lavoro, ne ho fatte 12 senza pausa pranzo e senza nulla. Sono andata via”.

Storie comuni

La storia di Ambra, ma non è l’unica nel nostro territorio, continua. “La volta successiva il lavoro l’ho trovato tramite un’agenzia con un contratto part-time. Il risvolto della medaglia? Semplicissimo – continua Ambra – un contratto part-time con l’agenzia e un altro, in nero, con la proprietà che trasforma tutto in un full-time. Fine della storia? Contributi INPS regolarmente versati, quelli del contratto con agenzia, ma mai una lira percepita. Sono andata via anche da qui”. Questa seconda esperienza “lavorativa” riguarda sempre un luogo turistico del nostro litorale, luoghi e attività, queste, che lamentano carenze di personale, ma a distanza dal periodo post pandemia qualche dubbio sulla realtà contrattuale dei lavoratori incomincia a emergere.

“Non finisce qui – aggiunge Ambra – altro lavoro, altro contratto per 33 ore settimanali e 1200 euro al mese. Il lavoro realmente diventa di 48 ore settimanali e lo stipendio reale diventa di 800 euro al mese e tutti questi turni e i relativi mensili sono stati comunicati tramite messaggi whatsapp che io tengo gelosamente conservati in futura memoria”: in questo caso parliamo del centro cittadino, via Etnea, ma non citeremo nessuna attività. Una situazione che diventa boutade quando la nostra intervistata non viene pagata per due mesi. “Nessuno stipendio per due mesi e mi viene anche risposto che “una ragazza di 20 anni non può pretendere”. Vado via e insisto per i miei soldi. Ispettorato del Lavoro, Agenzia delle Entrate, ma nulla si muove, nulla”.

“Il mio futuro lo immagino lontano da qui”

Questo contratto è regolarmente registrato e i contributi versati, Ambra non ha diritto alla disoccupazione. “L’altra mattina hanno assunto altre commesse, ma io stavolta non mi arrendo”. Ambra è ancora in cerca di un lavoro e “chiaramente i contratti proposti sono tutti part-time con una paga adeguata alle ore – precisa Ambra – ma, come sempre, si trasformano in full-time e addirittura, in alcuni casi, in doppio full-time. Parlo del centro cittadino compreso tra via Umberto e via Etnea”. Una situazione che, ascoltando, lascia perplessi tutti. Il contratto part-time, CNL, prevede 20 ore settimanali e 800 euro di stipendio, le offerte sono di 20 ore settimanali per 400 euro, ma le 20 ore si trasformano in 40/45 ore per 700 euro in men che non si dica. “Non ci sono controlli da parte dell’Ispettorato al Lavoro e, tutto, diventa una jungla – puntualizza Ambra – il mio futuro? Lo immagino lontano da questa terra con un lavoro che mi consenta di essere retribuita in maniera consona alle ore svolte”.

Già lontano da qui. La storia di Ambra non è l’unica e sui Social attraverso gruppi molto seguiti si scopre un mondo parallelo fatto di ricatti e lavori da schiavi. La cosa che più colpisce in questa vicenda è la risposta che i titolari danno ad Ambra quando la ragazza dice “vi faccio vertenza”: “è la tua insieme alle altre, noi abbiamo le spalle coperte”. L’attività in questione avrebbe 12 vertenze sul lavoro in corso e la domanda che tutti dovrebbero porsi è “spalle coperte? E da chi?”.


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