Catania, una stagione pazzesca: l'alfabeto della promozione in C

Catania, una stagione pazzesca: l’alfabeto della promozione in C

Dirigenti, calciatori e numeri che hanno regalato mesi quasi irripetibili.
I PROTAGONISTI
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CATANIA. Caltanissetta è stato solo l’epilogo. La conclusione dirompente (solo da un punto di vista aritmetico) di una stagione vissuta perennemente col piede schiacciato sull’acceleratore. Vittorie e promozione non certo dettate dal caso (e ci mancherebbe).
Abbiamo provato a riassumere sette mesi intensi e forse irripetibili in quei numeri semplicemente devastanti.

A come Ambiente: era il 9 aprile dello scorso anno quando venne cancellato il Calcio Catania: un’onta insopportabile. Oggi l’ambiente che ruota tutto attorno al calcio a Catania, ha dimostrato maturità e capacità di supporto. Non era affatto scontato.

B come Bethers. Uno dei giocatori simbolo di questa squadra. Il sapore vichingo della pronuncia è stata un’abitudine costante nella lettura delle formazioni che lo vedevano sempre essere decantato per primo. Un ragazzo che si farà strada.

C come Carra. Il direttore generale è persona riservata ma sorprendentemente competente (c’erano dubbi? Il suo curriculum parla da solo). Tassello fondamentale per la società.

D come l’advisor Dante Scibilia. Non fa più parte del discorso societario: ma lo sbarco di Pelligra a Catania è (anche) merito suo. Vale la pena ricordarlo.

E come Elefante. Il nuovo simbolo pensato da Giuseppe “Bob” Liuzzo ha portato bene: compresa quella proboscide chiamata a disegnare una lettera C (come il salto di categoria appena messo a segno).

F come Ferraro. E dire che c’è chi sottovaluta il suo lavoro. A dispetto della rosa certamente più forte, questa promozione in larghissimo anticipo non era scritta da nessuna parte. Un uomo perbene ed un profondo conoscitore della categoria. E attenzione: potrebbe fare benissimo anche l’anno prossimo.

G come Grella. Il vice presidente, le partite le sente tutte fino al triplice fischio finale. A farne le spese, decine di cicche di sigaretta: idee chiare ed autorità per metterle in atto. Colonna.

H come Hit. E’ quella suonata dal Catania con una raffica di gol e di vittorie. Musica da primo posto: sin dalla prima giornata di campionato.

I come Infortunio. Quello capitato a Sarno nemmeno due settimane fa. Non partecipa ad una festa che avrebbe strameritato. L’augurio di rivederlo (in campo) molto presto.

L come Laineri. Umile e deteterminato. Conoscitore di un categoria nella quale rischi di impantanarti. Il direttore sportivo non ne ha sbagliata una.

M come Modulo. Quello che mister Ferraro ha disegnato, mutandolo a seconda delle circostanze, per una squadra che doveva rispondere alla regola degli under. Non c’era nulla di facile: Ferraro l’ha fatto sembrare facilissimo.

N come Naturalezza. Quella che Capitan Ciccio Lodi che ha messo in campo dimostrando cosa significhi avere personalità. Un tassello fondamentale e necessario. A prescindere da gioco e risultati.

O come Obiettivi. Una delle cose che ha cementificato il rapporto tra la piazza e la società rossoazzurra, è che i dirigenti non si sono mai nascosti: spiegando quali siano i loro obiettivi sportivi. Una sana ambizione alla quale non eravamo più abituati.

P come Pelligra. Leader indiscusso di una piazza affamata di calcio che conta. Il suo arrivo è stata un’autentica benedizione. Senza di lui staremmo parlando di ben altro. L’impressione è che il meglio debba davvero ancora venire.

Q come Qualità. No, non quella talentuosa vista in campo bensì quella umana (e più nascosta) che è servita a plasmare un gruppo che difficilmente avrebbe funzionato senza avere mantenuto la testa sulle spalle.

S come Sconfitta. E’ arrivata pure quella, il 18 dicembre scorso: l’unica fin qui del campionato. E può sembrare una contraddizione ma anche quella battuta d’arresto è servita a trasformare questa stagione nell’annata perfetta.

T come Tifosi. Gli aggettivi si sprecano e, dunque, preferiamo non essere ruffiani. Meritano ben altra piazza che ci auguriamo possa davvero arrivare molto presto. Determinanti anche quest’anno.

U come Unione. Quella mostrata da uno spogliatoio che ha remato sempre dalla stessa parte. Ragazzi pronti a dimostrare quanto valessero domenica dopo domenica: al cospetto di avversari sempre col coltello fra i denti. Un gruppo unico e unito. Bravi.

V come le partite vinte: Ventiquattro. A sei dalla fine, semplicemente impressionante.

Z come Zero. E zero sono i dubbi che nutriamo sulla bontà di un progetto societario destinato ad arrivare lontano. Ma nessuno regala niente. E, allora, tempo e pazienza: ed il calcio italiano tornerà a conoscere le gesta dei colori rossoazzurri.

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