Dimissioni e Monterosso | I grillini contro Crocetta

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24 Marzo 2014, 20:31

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PALERMO – Si erano amati. Ma non si amano più. E il voto favorevole alla riforma delle Province è stato solo un fuoco di paglia, che avrebbe anticipato il nuovo strappo. Tra il Movimento cinque stelle e il governatore Rosario Crocetta, adesso, la distanza è abissale. Il “modello Sicilia” che per qualche settimana sembrò sedurre l’opinione pubblica, è un lontano, lontanissimo ricordo. Una suggestione.

A dire il vero, i rapporti tra i grillini e il presidente “della rivoluzione” erano già precipitati in passato. Quando, cioè il Movimento aveva promosso, insieme ai partiti di centrodestra, persino una mozione di sfiducia nei confronti di Crocetta. Erano i giorni caldi della “questione Muos”. Ma da allora, si è assistito a qualche passo di avvicinamento. A un relativo disgelo. Culminato, appunto, col sostegno “a cinque stelle” su molti dei passi cruciali del faticosissimo iter che ha portato all’abolizione delle Province. Un fuoco di paglia, dicevamo.

Perché praticamente dal giorno dopo, i cinque stelle non hanno fatto che attaccare, in modo frontale il governatore e i suoi fedelissimi. Arrivando a chiedere, ancora una volta, le dimissioni di Crocetta. Era il giorno delle dimissioni dell’addio al governo dell’assessore all’Economia Luca Bianchi, commentata così dal gruppo pentastellato all’Ars: “E’ fallita la linea economica di un governo, ora completamente senza bussola e pronto a brancolare nel buio. Crocetta ora può solo dimettersi”. Parole durissime quelle del Movimento che in quell’occasione parlarono anche di “esecutivo fallimentare, ricco di proclami, ma povero di fatti. Le rivoluzioni annunciate da Crocetta – l’attacco dei deputati a sala d’Ercole – non hanno partorito nemmeno il classico topolino”. E anche sul “casus belli” delle dimissioni di Bianchi, i cinque stelle non sono stati per nulla teneri: “Il governo – spiegarono i deputati – si accinge a spegnere il lume della speranza per i prossimi lustri, pianificando un mutuo che paralizzerà l’economia dell’isola per i prossimi trent’anni. La retromarcia di Bianchi, che segue la batosta del commissario dello Stato sulla Finanziaria, è una una nuova bocciatura senza appello”.

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Di pochi giorni fa, invece, le pesanti accuse al governo Crocetta dopo l’incidente al Petrolchimico di Gela. Il governatore, secondo i grillini sarebbe responsabile di avere abbassato le tasse sulle estrazioni petrolifere. L’ultimo affondo dei grillini, invece, riguarda una delle più strette collaboratrici di Crocetta. Difesa strenuamente dal governatore in più occasioni. Anche nell’ultima: “La sentenza della corte dei Conti che ha condannato Patrizia Monterosso – ha detto il deputato Giorgio Ciaccio – è il sigillo sull’inopportunità etica di tenere sul gradino più alto dell’ammnistrazione una persona, il cui comportamento sulla questione extrabudget è stato pesantemente giudicato dai magistrati contabili, fino ad arrivare a definirlo ‘espressione di intollerabile leggerezza e negligenza funzionale in tutte le fasi del procedimento di integrazione’”. Da qui, la decisione dei grillini di presentare addirittura una mozione all’Ars per chiedere al governatore di sollevare il segretario generale dal suo incarico: “La mozione – prosegue Ciaccio – è un atto dovuto nei confronti dei siciliani. Se il presidente finora ha fatto orecchie da mercante ai nostri appelli, vedremo se continuerà a farlo di fronte ad un atto parlamentare”.

Ma il “caso Monterosso”, come detto, è solo l’ultima vicenda di un attacco costante. Divenuto intensissimo negli ultimi dieci giorni. “Altro che rivoluzionario – afferma ad esempio la deputata Angela Foti – Crocetta si rivela sempre piú ‘conservatore’. Come nei precedenti esecutivi, al fianco degli illustri predecessori del governatore, Cuffaro e Lombardo, la Monterosso continua a ricoprire il ruolo più importante senza essere entrata per concorso, senza che si sia rilevato quali altri dirigenti interni avessero le qualifiche. Quanto ai meriti acquisiti sul campo, la recente condanna la dice lunga su quanto la insostituibile/intoccabile professionista abbia servito la Regione. Non ci sono più i presupposti per difendere questa forzatura, che ci costa circa 300 mila euro l’anno. Il cambiamento non può prescindere dalla pulizia che il presidente finora non ha voluto o potuto fare”. Quanto è lontano il “modello Sicilia”…

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24 Marzo 2014, 20:31

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