Ciancimino jr chiama| in causa De Gennaro

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03 Dicembre 2010, 18:13

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Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito, che sta raccontando ai magistrati i retroscena della trattativa tra Stato e mafia, ha fatto il nome dell’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, indicandolo come personaggio dell’ambiente del “signor Franco”, e definendolo come “molto vicino” al misterioso agente dei Servizi segreti che avrebbe avallato il patto tra Cosa nostra e le istituzioni e che, per anni, avrebbe protetto e garantito l’ex sindaco corleonese.

Interrogato dai magistrati di Caltanissetta per specificare le sue affermazioni, rese di fronte a ufficiali di polizia giudiziaria, il superteste delle inchieste palermitane e nissene ha però fatto retromarcia, attribuendo al padre, morto nel novembre 2002 e che aveva fortissimi motivi di risentimento nei confronti dell’investigatore che lavorò a lungo con Giovanni Falcone, informazioni, giudizi e valutazioni su De Gennaro. Punti di vista dell’ex politico Dc, insomma, da cui Ciancimino jr ha detto di prendere le distanze. Nonostante il figlio di don Vito abbia sostenuto di essere stato equivocato e abbia precisato di avere saputo dal padre soltanto che De Gennaro sarebbe stato vicino al più anziano 007, i sostituti che lo interrogavano lo hanno incalzato sulla identità del signor Franco, a lungo da lui taciuta. Le risposte non sarebbero apparse convincenti e potrebbero ora costare a Ciancimino un’indagine per calunnia.

I pm nisseni starebbero valutando l’ipotesi di iscriverlo nel registro degli indagati. La questione è stata al centro di una riunione congiunta tra le procure di Palermo, che pure indaga sulla trattativa e per cui Ciancimino è ormai un teste chiave in diverse inchieste, e Caltanissetta. L’incontro tra i magistrati si è svolto alla Direzione Nazionale Antimafia. Secondo indiscrezioni, la dda palermitana avrebbe espresso perplessità sull’iscrizione di Ciancimino, sostenendo che si sarebbe limitato a riferire le parole del padre. Ciancimino, già condannato per il riciclaggio del tesoro dell’ex sindaco, è stato iscritto per concorso in associazione mafiosa, dai magistrati di Palermo mesi fa per il ruolo avuto nella trattativa. Lui stesso ha ammesso di avere, tra l’altro, fatto da ‘postino’ tra il padre e il boss Bernardo Provenzano.

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Il nome di De Gennaro, attuale responsabile del Dipartimento delle Informazioni per la sicurezza, venne in qualche modo accostato a quello dello 007 già in un bigliettino manoscritto dell’ex sindaco di Palermo. A luglio, infatti, Massimo Ciancimino ha consegnato ai magistrati del capoluogo un documento del padre, che risalirebbe ai primi anni ’90, con 12 nomi di investigatori e politici, come l’ex ministro Franco Restivo, l’ex questore Arnaldo La Barbera, il funzionario del Sisde Bruno Contrada, il generale dell’Arma Delfino e il funzionario dell’Aisi Lorenzo Narracci. Nella lista c’era anche un tale Gross e, accanto, le iniziali “F/C”, che, a dire del figlio dell’ex sindaco, avrebbero indicato i due nomi con cui lo 007 era noto: Franco e Carlo.

Una freccia collegava poi Gross a un altro cognome: “De Gennaro”. Il riferimento a Gross indusse la Procura di Palermo a fare accertamenti su un ex console onorario israeliano, Moshe Gross, ora ultraottantenne. Ma la pista si sarebbe rivelata un buco nell’acqua. Tra vari colpi di scena, la caccia al signor Franco vede impegnate le due Procure siciliane da mesi. A maggio i magistrati nisseni, sequestrarono alcune copie di un periodico romano in cui, a dire di Massimo Ciancimino, sarebbe stata pubblicata una foto dello 007, tra gli invitati a un evento mondano. Ma, dopo un primo incerto riconoscimento, sarebbe emerso che, in quell’occasione, ammesso che fosse presente, il signor Franco non era mai stato immortalato in foto. Del presunto protagonista di tanti misteri d’Italia a partire dagli anni ’70, Ciancimino avrebbe fornito anche un identikit e il numero di cellulare, poi risultato inesistente. Piu’ volte, almeno secondo indiscrezioni, le indagini sarebbero state vicine all’identificazione del misterioso uomo. Ma di fatto il superteste, che ha raccontato di avere incontrato l’agente in diverse occasioni e di averlo visto uscire dall’ambasciata americana presso la Santa Sede, non ha mai portato i magistrati al misterioso protagonista della trattativa. La Procura nissena, nei mesi scorsi, ha contestato al figlio dell’ex sindaco di “rateizzare” le sue rivelazioni: a luglio la dda, che indaga sulle stragi del ’92, dispose una serie di perquisizioni in abitazioni di Ciancimino e di alcuni suoi familiari. E nelle scorse settimane, a caccia di documenti, i magistrati di Caltanissetta hanno sequestrato un’auto a lui riconducibile, in arrivo nel porto di Palermo. Ieri, inoltre, il testimone ha fatto alcuni sopralluoghi, insieme alla Dia, a Roma, per individuare immobili e posti in cui avrebbe visto l’agente.

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03 Dicembre 2010, 18:13

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