03 Maggio 2011, 14:06
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Scosse al largo di Palermo e Messina, un vulcano sommerso nel Tirreno, il cielo marrone sulla città. I siciliani anche nei giorni post-pasquali fanno i conti con una psicosi terremoto in realtà non proprio peregrina e i ricordi delle devastanti scosse in Abruzzo e in Giappone appaiono ancora troppo limpidi. Ne parliamo con Emanuele Doria, presidente dell’Ordine dei Geologi di Sicilia che ci spiega, in primo luogo, i rischi e i pericoli del Marsili, il più grande vulcano sommerso e attivo del Mediterraneo, percepito a giusta ragione, come vera e propria bomba ad orologeria sotto i nostri piedi. “Il Marsili è posto in una direttrice ideale tra Palermo e la costa Tirrenica. A causa delle sue dimensioni e della sua forma particolarmente stretta e allungata, si teme che possa un giorno collassare dalla sua struttura. Gli effetti in questo caso sarebbero quelli di un gigantesco tsunami che potrebbe interessare le coste della Campania, Calabria e della Sicilia, la cui entità non è attualmente valutabile perché non abbiamo dati o esperienze precedenti in merito, però abbiamo visto quello che è successo in Giappone e potremmo aspettarci una reazione simile”.
Il Marsili però non è l’unico vulcano sommerso che minaccia un collasso con esiti devastanti, il Vavilov è ai più sconosciuto e completamente ignorato dagli organi di informazioni ma non per questo sottovalutabile. Il dato realmente preoccupante però rimane l’impreparazione delle strutture di controllo e prevenzione dei fenomeni sismici, incapaci di registrare, con largo anticipo, segnali che permetterebbero di porre in stato d’allerta i Comuni interessati le popolazioni. Tutti i vulcani sono costantemente monitorati ed è in istallazione un sistema di controllo per un allarme generale. Il problema è che nel momento in cui la struttura collassa, lo tsunami si genera in maniera più o meno velocemente”. Quando potrebbe avvenire tutto questo? “Il quando non si può dire mai, potrei dire fra dieci minuti o fra 120 anni – spiega Doria – mantenendo lo stesso grado di incertezza. È sicuramente un pericolo potenziale con effetti catastrofici. Quello su cui si può lavorare sicuramente è un sistema di allarme di allerta e informazione della popolazione, ma su questo noi risultiamo parecchio carenti”.
Il presidente Doria sostiene infatti che mentre in Giappone tutti sapevano come reagire e cosa fare in caso di tsunami, e le strutture perfettamente all’avanguardia in normali situazioni risultarono inutili solo a causa dell’enorme entità del fenomeno, qui da noi la popolazione sarebbe completamente impreparata. “La Sicilia è una zona sismica, ci troviamo in una delle regioni più a rischio del mondo, su cui grava in contemporanea il rischio sismico, vulcanico ed idrogeologico. Sul rischio sismico non possiamo fare molto in termino di previsione ma molto si potrebbe fare in termini di prevenzione, basti pensare che noi abbiamo 329 comuni in zona sismica 1 (rischio molto elevato, il massimo della scala) comprendente il messinese, catanese, valle del Belice; 129 comuni zona sismica 2 (rischio alto) comprendente la maggior parte dei comuni e il resto circa 3 o 4 in tutto in zone poco sismiche o asismiche, ma bisogna considerare che la Sicilia può risentire delle scosse vicine”.
In termini di prevenzione dunque si sta facendo poco, stanno partendo solo adesso studi di micro zonazione sismica, cioè quegli studi che consentono di valutare come una porzione di territorio risponde in caso di terremoto. Anche la normativa è carente da questo punto di vista in confronto ad altre regioni come la Toscana o la Calabria che dispongono un sistema di controlli sulle strutture, questo soprattutto a causa della carenza di geologi all’interno della pubblica amministrazione che porta a non affrontare la tematica in maniera meritevole.
Niente paura invece per il cielo giallo che nel pomeriggio di ieri è calato come una cappa sopra Palermo facendo temere le più apocalittiche catastrofi naturali. “Nulla di preoccupante – dice Doria – era solo vento di scirocco, basta vedere la terra che è piovuta sulle auto, per la felicità di molti lavaggi . Non esiste nemmeno una condizione atmosferica che annunci e preceda un terremoto, il tempo non è mai un sentore in questo senso, checché se ne dica in giro. Si lavora da decenni per prevedere fenomeni simili, ma l’indicazione di un giorno e di un’ora che indichi una scossa è ancora fantascienza”.
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03 Maggio 2011, 14:06