23 Giugno 2023, 05:01
4 min di lettura
CATANIA – Ora c’è solo da aspettare. Ancora. Stavolta, però, con la consapevolezza che i giudici del Tar di Catania hanno tutti gli elementi per decidere. Al Tribunale amministrativo del capoluogo etneo era ancora pendente un ricorso contro la futura Cittadella giudiziaria di viale Africa. Quella che dovrebbe sorgere al posto dell’ormai demolito Palazzo delle poste e la cui prima pietra è stata posata ormai un anno fa. Un’opera contro la quale, a gennaio 2021, si erano mossi allora consiglieri comunali, deputati regionali e nazionali del Movimento 5 stelle, insieme all’Osservatorio delle politiche urbane e territoriali.
Il ricorso firmato dallo studio legale Giurdanella & Partners ha viaggiato negli ultimi due anni e mezzo per i corridoi del Tar. In questo tempo, tra un rinvio e un impedimento, si sono svolte due udienze: quella sulla richiesta cautelare di sospensione della variante urbanistica che permette la costruzione; e quella di ieri. A seguito della quale i giudici hanno deciso di trattenere la causa in decisione.
La sentenza, quindi, potrebbe arrivare a questo punto in qualunque momento. Ma, dopo anni dalla presentazione del ricorso, è lecito aspettarsi ancora un’attesa – l’ultima – prima della decisione.
Il percorso per arrivare alla costruzione della nuova Cittadella giudiziaria di Catania è risalente nel tempo. Comincia addirittura dieci anni fa, quando si comincia a discutere della possibilità di risolvere le carenze del tribunale di piazza Verga immaginando una nuova collocazione per gli uffici della giustizia etnea. Il primo luogo immaginato per lo scopo è l’ex ospedale Ascoli-Tomaselli. Opzione che viene cassata in favore di un edificio fronte mare: l’ex Palazzo delle Poste, tra viale Africa e piazzale Rocco Chinnici.
È giugno 2016 quando viene firmato il primo protocollo d’intesa tra il Ministero della Giustizia, la Regione Siciliana, il Comune di Catania, l’Agenzia del Demanio e la Conferenza permanente degli Uffici Giudiziari di Catania. Di lì a poco, arriva la prima convenzione per la progettazione, a dicembre dello stesso anno. Nel 2019 si svolge la conferenza dei servizi, si decide di demolire l’ex Palazzo delle Poste e si decide che si farà un grande concorso di idee. Per stabilire a quale studio di architettura fare immaginare un edificio che dovrà essere sì funzionale alle esigenze della giustizia ma anche bello al punto da riqualificare un pezzo del tanto discusso waterfront catanese.
A novembre 2020, l’ultimo atto dell’iter amministrativo: il dirigente generale dell’Urbanistica della Regione Siciliana approva il progetto di “Riqualificazione e ristrutturazione del plesso di Viale Africa da destinare a sede degli Uffici giudiziari della città di Catania – Ricostruzione nuovi Uffici Giudiziari”. In variante al Piano regolatore generale catanese.
Quando i pentastellati e l’Osservatorio per le politiche urbane e territoriali presentano ricorso, lo fanno sulla base di un lungo elenco di motivazioni. Espresse in un documento di 26 pagine che passa in rassegna le presunte irregolarità che avrebbero accompagnato il percorso del nuovo tribunale, cioè una “grande opera pubblica di prevalente interesse nazionale”. Dicitura alla quale si accompagnano una serie di prescrizioni che non sarebbero state rispettate.
Intanto l’assenza di “un progetto di massima o esecutivo compatibile con l’assetto territoriale“, al momento dell’approvazione della variante sia da parte del Comune di Catania sia da parte della Regione Siciliana. “La documentazione posta alla base della delibera comunale, prima, e dell’autorizzazione regionale dopo”, si legge nel ricorso dello studio Giurdanella, sarebbe “lungi dal poter essere qualificata
come progetto di fattibilità tecnico-economica”. Fatto che avrebbe impedito al senato cittadino di “poter deliberare liberamente e consapevolmente”. In questo quadro, la Regione avrebbe dato il suo via libera alla variante “quando ancora non era stato nemmeno stipulato il contratto con l’aggiudicatario del concorso di progettazione”.
C’è poi tutto il tema della compatibilità con il contesto in cui il nuovo tribunale dovrebbe nascere. “La portata e la grandezza del nuovo edificio – prosegue il ricorso – comporterebbe uno spropositato aumento del carico urbanistico non tollerabile per quella zona”. Perché viale Africa già senza la Cittadella della Giustizia non è una passeggiata di salute, in termini di traffico veicolare. Invece, “la demolizione del Palazzo delle Poste potrebbe costituire – continua il documento – l’occasione per la comunità catanese di avere nuovamente un accesso al mare, risorsa già poco accessibile ai cittadini”.
Questi motivi, ieri, sono arrivati davanti ai giudici del Tar di Catania. Da una parte c’erano gli avvocati scelti dai 5 stelle e dall’associazione, dall’altra c’erano quelli del Comune e dell’Avvocatura dello Stato per conto della Regione Siciliana. Se i motivi di chi si oppone alla costruzione saranno ritenuti validi, si aprirà un altro capitolo della già lunga vicenda della Cittadella. La decisione spetta ora al collegio del Tar: la sentenza, però, non sarà certo la fine della storia.
Pubblicato il
23 Giugno 2023, 05:01