Civico, la violenza e la speranza | “Ho rifiutato la sicurezza, resto”

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26 Agosto 2019, 16:35

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PALERMO- Ci sono già due storie da raccontare, quando varchi la soglia del pronto soccorso dell’ospedale Civico, in un tranquillo lunedì mattina.

Una è calda: la stanno ricostruendo i vigilantes e il dottore Massimo Geraci, il primario, dopo il lancio mattutino dell’agenzia: “Ancora danneggiamenti nei pronto soccorso siciliani. Ieri mattina (domenica, ndr) un uomo che accompagnava un parente al pronto soccorso del Civico a Palermo ha distrutto la porta d’ingresso dell’area di emergenza che immette al triage, dopo una discussione con il personale sanitario. La polizia ha identificato l’autore dell’azione vandalica”.

Se ne sta appunto parlando, all’ingresso, ed è una prima ricostruzione, suscettibile di approfondimenti e variazioni, secondo le indagini. Un uomo che arriva con un dolore toracico in ambulanza. La calca dei parenti che vogliono sapere tutto e subito. Lo stesso paziente che tenta di calmarli, alzandosi dalla barella. Un’animata discussione con un infermiere del triage e un calcio, o più di uno, sferrato da un parente alla porta che reca ancora i segni visibili dei colpi.


Questa è la cronaca che irrompe necessariamente nella campagna di LiveSicilia.it sulla sicurezza negli ospedali. Massimo Geraci (nella foto) è un comandante operativo e capace. Grazie anche a qualche risorsa in più, il ‘suo’ pronto soccorso non ha niente a che vedere con gli altri presidi cittadini. La stanza dei pazienti tenuti in osservazione è ampia. I letti sono disposti ordinatamente su due file. Non c’è l’ammassamento, per la grandezza degli spazi, che si riscontra a Villa Sofia o al Cervello.

“Le aggressioni – dice il primario – ci sono sempre state. Dobbiamo chiederci perché sono aumentate, chiarendo, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, che sono assolutamente ingiustificabili e che spesso sono opera del branco che vuole esprimere la propria arroganza. Poi, certo, c’è una politica che ha accettato il taglio dei posti letto, tutto quello che sappiamo. Ci sono maggiori attese, con una promiscuità più complicata da vivere, i tempi che si allungano, i disagi nell’ottenere prestazioni e servizi… Qui non dico che siamo un’isola felice ma, certo, le criticità sono minori. Abbiamo una pianta organica funzionale, anche se, adesso, dei dodici precari che lavorano qui sette se ne andranno perché hanno vinto il concorso e saranno distribuiti altrove. Questo accadrà dal 16 settembre. Vedremo come si sistemeranno le cose”.

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Ma c’è pure chi ha scelto di restare, ‘saltando’, di fatto, l’appuntamento con la stabilizzazione. Ecco l’altra storia. La dottoressa Gabriella Aguglia, per esempio. Una marziana? No, una ragazza con un bel sorriso che dice: “Sono professionalmente innamorata del pronto soccorso, di questo ambiente e di come si lavora qui. Ho la possibilità di fare davvero il medico, come piace a me. Ecco perché non me ne vado. Ho trentacinque anni, sono giovane”. E chissà da dove saltano fuori, lei non è la sola, gli eroi dell’abnegazione, senza togliere niente a chi, giustamente, ha scelto di abbracciare la sicurezza meritata, attesa da tutta una vita.

Sono tante le storie che si possono raccontare al pronto soccorso del Civico, come negli altri. Tutte zattere impegnate in una navigazione rischiosa con gli stessi elementi in comune. La paura di un uomo che bussa nella sua notte di sperdimento. La stanchezza di un medico o di un infermiere, risoluti, comunque, a compiere il loro dovere. Un’esperienza di dolore e speranza, vissuta al ritmo di una pizzeria. C’è chi va e non torna più, nella trincea della sanità d’emergenza. C’è chi, invece, ha scelto di rimanere e non andrà più via.

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26 Agosto 2019, 16:35

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