“Mi vuole Catania. Stancanelli? | Lascia una città in pre-dissesto”

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05 Aprile 2013, 07:00

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CATANIA – Chissà se è più sereno, il candidato Enzo Bianco, dopo il passo indietro di ieri dell’antagonista principale – il nemico in casa – Giuseppe Berretta. Nella sfera del centrosinistra, anche se l’incoronazione deve ancora avvenire – è attesa a breve – rimane infatti lui l’incontrastato candidato. O quasi. Rimane infatti l’incognita rappresentata da Maurizio Caserta, per quanto riguarda l’orientamento del voto nell’area di sinistra e la, sembrerebbe scricchiolante, candidatura di Lidia Adorno per il Movimento 5 Stelle, che potrebbe intercettare qualche deluso per le mancate primarie. Fatto sta che, con il ritiro di Berretta, rimane lui, l’ex senatore del Pd che ha scelto di tornare a guidare la città di Catania dopo averla amministrata per quasi due consiliature, il probabile sfidante dell’uomo o donna che verrà designata dal centrodestra e del sindaco uscente, Raffaele Stancanelli, sempre che le persone in questione non coincidano.

I motivi della discesa in campo: Catania ha bisogno di Enzo Bianco?

Beh, diverse migliaia di catanesi che hanno firmato perché mi vogliono come sindaco dicono di sì. Se mi permette la battuta sono davvero tanti quelli che pensano ad un primo cittadino capace, autorevole, uno che il sindaco lo sa fare.

Come mai parte della città chiede le Primarie? Secondo Lei sono realmente utili?

Con tutti i limiti che hanno evidenziato, per esempio a Palermo o a Napoli, le primarie sono uno strumento indispensabile quando le forze politiche di una stessa area hanno da scegliere tra una rosa di candidati che hanno più o meno le stesse possibilità di prevalere. Quando invece, faccio il caso recente di Rosario Crocetta, c’è un candidato forte attorno al quale stringersi, le primarie probabilmente servono soltanto a chi vuole contarsi per meri calcoli politici oppure fare passerella. Il problema è che qualcuno, spesso in malafede, vorrebbe far credere che la mia sia una candidatura calata dall’alto, imposta dai partiti, facendo finta di ignorare che esistono diverse migliaia di persone, tre o quattro volte le 2.400 che hanno votato nelle ultime primarie catanesi, che hanno firmato perché mi candidassi a sindaco. Senza contare i Comitati per Bianco, le decine di associazioni che mi sostengono e i tantissimi volontari che dal 14 febbraio lavorano, a CasaCatania, alla costruzione del programma. Ma soprattutto io non sono il candidato soltanto del centrosinistra; cercherò di essere il portavoce di un grande progetto civico, di rinascita della città, di cui tutti possano essere protagonisti. Come dicevo ho deciso di candidarmi spinto dai catanesi. Soltanto dopo ho offerto la mia candidatura alle forze politiche riformatrici che stanno rispondendo con grande favore. Oggi dico: cominciamo tutti insieme a parlare dei problemi veri della città.

Quali sono i punti principali del suo programma?

Il programma lo stiamo costruendo, con un bellissimo lavoro con associazioni e forze politiche e le proposte del mondo del lavoro e delle imprese. Ma soprattutto contributo di idee piccole e grandi dei cittadini, tantissimi, di ragazze e ragazzi. Dobbiamo creare una città diversa. Puntare ai giovani e ad un patto per il lavoro e lo sviluppo. Scommettere sul turismo, di qualità e congressuale; rendere Catania una smart city e puntare su un progetto estremamente innovativo che lanceremo nei prossimi giorni; utilizzare la nostra posizione geografica e i beni architettonici e naturali che il mondo ci invidia. Creare una Catania solidale, accogliente, civile, che aiuti le associazioni di volontariato, che dia una risposta a quanti soffrono e hanno difficoltà. Rimettere in moto l’economia con grandi eventi mirati. Puntare al rispetto delle regole e a un rinnovato senso civico, oggi completamente scomparso.

Lei ha ricevuto appoggio e sostegno da numerose formazioni politiche: quali sono i punti su cui avete trovato l’intesa?

Non ci sono intese, ma semplicemente la voglia di tanti di costruire insieme e condividere idee e progetti per la città. Una voglia di legalità, di regole, di civiltà. Le intese sono soprattutto con migliaia di catanesi che, per Enzo Bianco, “ci hanno messo la firma”.

Come immagina una sua eventuale squadra di governo?

É ancora presto per parlarne ma sicuramente sarà una squadra da seria A; un mix di esperti e giovani, competenze e rinnovamento. Tutte le energie della città devono essere valorizzate nella gestione e nelle scelte amministrative. E poi ho intenzione di utilizzare forme di partecipazione dei cittadini in grandi questioni, come sperimentato in varie parti d’Italia e del mondo, a partire dal bilancio partecipato e dall’urbanistica condivisa.

In una situazione finanziaria così complessa, come si riesce a salvare Catania?

Con la competenza, l’autorevolezza, la trasparenza, le idee innovative. Gli stessi requisiti che mi hanno consentito, quando sono stato sindaco, di recuperare per la città di Catania complessivamente ottomila miliardi di lire (quattro miliardi di euro!) con i quali abbiamo creato la vera “primavera” catanese. La città d’Italia che ha drenato più risorse per abitante.

Cosa risponde al sindaco Stancanelli che ha parlato di Lei come di chi ha messo solo fiori?

Basta elencare le “pochissime” cose da me realizzate cui si riferisce Stancanelli. Ossia, per esempio, creare migliaia di posti di lavoro con l’Etna Valley e le imprese attirate a Catania dallo Sportello Unico e da InvestiaCatania. E poi far nascere mille nuovi alloggi di edilizia popolare, 66 nuove sezioni di scuola materna, 17 edifici scolastici nuovi e 8 integralmente ristrutturati, 30 bambinopoli. E ancora spendere 20 miliardi per l’illuminazione pubblica in particolare nei quartieri periferici, realizzare la metanizzazione di Librino, San Giorgio, Zia Lisa, Villaggio Santa Maria Goretti, Pigno, Catania ovest e Catania nordovest, creare i parchi Gioeni , Falcone e Madre Teresa di Calcutta, risanare il Boschetto della Plaia, riqualificare Plaia, Trappeto sud, Pigno. E ancora varare il Piano dei parcheggi, il primo tratto operativo della Metropolitana, creare un centinaio di chilometri di nuove strade e risistemare le piazze Borsellino, Campo Trincerato, Castagnola, Corsica, Grotta Magna, Sant’Antonio, San Pio IX, Stesicoro, Vittime del dovere, Federico di Svevia al Castello Ursino, dell’Elefante a Librino, Santa Lucia a Picanello, Don Puglisi a San Cristoforo, Caduti del mare al Tondicello, Mercato a Monte Po, Viceré a Barriera. E ancora creare PalaNitta a Librino e PalaGalermo, ristrutturare Stadio Cibali, Palazzetto di Piazza Spedini, Campo scuola di Picanello, plesso Piscine-Cittadella dello Sport di Nesima, Campo di hockey di Villaggio Dusmet. E far nascere tanti campi sportivi comunali nelle periferie. Quattro fiori, appunto… Capisco la faziosità, ma questa fa ridere.

E cosa gli risponde in relazione alle accuse di avere provocato, con l’accensione dei mutui per esempio, il buco di bilancio?

Forse dovrebbe imparare a leggere le carte e i bilanci. E una piccola ripetizione di matematica potrebbe essere utile. Il buco di bilancio è nato a partire dal 2003, come inchieste e sentenze hanno certificato, con le amministrazioni Scapagnini, di cui Stancanelli era un acceso sostenitore. E in questi anni la situazione è peggiorata. Tutte le recenti note negative della Corte dei Conti, infatti, riguardano inadempienze e insufficienze dell’attuale giunta, nonostante il contributo dello Stato e le aliquote portate al massimo che il sindaco ha imposto ai catanesi. Viceversa mai nessun appunto è stato mosso alla mia amministrazione, né dalla Corte dei Conti, né dalla magistratura. I mutui risalenti alla mia giunta sono meno del 25% del totale e sono serviti per opere di sviluppo o a fronte di un piano di risamento. Il restante 75% è stato acceso dalle amministrazioni di centrodestra. Tutti gli investimenti nati sotto la mia sindacatura nascevano da una situazione di cassa florida, certificata da uno dei più grandi esperti di finanza locale come il prof. Rino Battiato, allora assessore. Ogni anno c’erano avanzi di gestione e non abbiamo mai pagato una lira di anticipazioni alle banche. L’esatto contrario di quello che è accaduto dopo, con Stancanelli che regala milioni alle banche per interessi. Eviti dunque di continuare a ripetere accuse ridicole e spieghi invece come ha fatto a portare il Comune in sostanziale dissesto.

Anche i catanesi hanno perso fiducia nella politica.

L’avrebbe persa chiunque dopo tredici anni di pessime amministrazioni comunali culminate con quella di Stancanelli. Ma prima ne avevano, di fiducia. Grazie a un’amministrazione sana e a una città che riusciva a guardare al futuro con ottimismo. Dobbiamo risvegliare la fiducia attraverso il rilancio di Catania.

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Individuiamo due o tre cose dalle quali far ripartire Catania.

Rimettere in moto una nuova edilizia trovando i fondi per mettere in sicurezza gli edifici pubblici e privati sotto il profilo sismico e del recupero energetico. Già da ministro dell’Interno avevo stanziato per la nostra provincia centinaia di milioni di euro – per la maggior parte inutilizzati -, non per la ricostruzione, bensì per l’attenuazione del rischio. Rendere sicura la città anche dal punto di vista idrogeologico completando il Canale di gronda e i vari allacci, e rendere efficiente la manutenzione ordinaria e straordinaria di tombini e di tutta la rete di scolo. Puntare a un grande Patto per il lavoro e lo sviluppo con sindacati e associazioni imprenditoriali. Ho già avviato da mesi incontri per scrivere punti condivisi con tutte le parti in campo che raramente in questi anni sono state insieme sedute allo stesso tavolo. Adesso, invece, ci stiamo riuscendo e otterremo grandi risultati.

Come si sbloccano le tante, troppe, vicende urbanistiche della città?

Con le regole e i tavoli di concertazione. Certo Stancanelli sono anni che annuncia “il mese prossimo” come quello decisivo per portare in consiglio varie importanti delibere. Finora a parte gli annunci si è visto poco. Bisogna tenere conto che i residenti oggi sono all’incirca 290mila e la città ha perso in quindici anni 150mila abitanti che hanno preferito andare a vivere nella cintura metropolitana. Ecco perché la maggior parte delle questioni urbanistiche deve essere affrontata nell’ambito della città metropolitana. Quando ci occuperemo noi di queste vicende lo faremo con serietà e trasparenza, evitando speculazioni ed eccessi di cubatura, ma portando a compimento i progetti che la città aspetta da troppo tempo.

Catania è davvero al collasso finanziario?

L’avevamo già detto nel 2005, ricevendo però le peggiori accuse dai nostri detrattori. Oggi la situazione è peggiorata e non occorre leggere i chiari rilievi della Corte dei Conti. Basta guardare ai fatti. Ad esempio le tasse locali al massimo, i fornitori che vantano crediti da anni nei confronti del Comune o il ritardo costante con cui i dipendenti comunali vengono pagati ogni mese. Siamo ufficialmente in pre-dissesto. É questo il lascito della giunta Stancanelli.

Davvero tutto quello che ha fatto Stancanelli è da buttare?

Certo che no. Però a Catania la frase che descrive questi anni è “semu a manu di nuddu”. Persino un’idea positiva come la Brt viene realizzata con incredibile approssimazione. Quando dice che Catania grazie a lui ha ripreso a sognare è davvero difficile non sorridere. Altro che sogni. Oggi la città per molti aspetti è da incubo…

Cosa pensa della discesa in campo di Caserta?

Mi sono spiaciuti alcuni suoi giudizi e non ho condiviso la gestione degli Stati generali che Stancanelli ha voluto affidargli. Potrebbe essere una vera risorsa.

Cosa pensa del Movimento di Beppe Grillo?

I voti al Movimento 5 stelle sono stati voti d’opinione. Grillo ha intercettato la protesta per certi versi sacrosanta di tanti padri e madri di famiglia disperati per la crisi economica, di tanti giovani che non vedono un futuro, di tanti anziani costretti a fare sacrifici enormi, di tanti cittadini disgustati dalla malapolitica. Il problema è passare dalla protesta alla proposta. E quindi, oltre alla trasparenza e al rigore, occorrono anche competenza e autorevolezza. Saper fare le cose e poter fare la voce grossa a qualunque livello.

Un giudizio su Rosario Crocetta. Pensa si possa ripetere a Catania la “rivoluzione” del governatore?

Crocetta sta ben avviando la rivisitazione della macchina regionale. Lo sta facendo con fatti concreti e con atti simbolici. La Sicilia aveva bisogno di una scossa del genere, di recuperare credibilità, puntare ai giovani e dare spazio ai territori. A Catania la rivoluzione era stata già avviata. Era la stagione dei sindaci, da Venezia a Torino, da Catania a Palermo e anche a Gela con Crocetta sindaco. Bisogna tornare a una buona amministrazione che metta al centro i cittadini e non le clientele, lo sviluppo e non la difesa della situazione esistente. Con Crocetta sono certo avremo una perfetta collaborazione. Catania ha bisogno di una Regione moderna, come il governatore la sta immaginando; la Sicilia ha bisogno di una Catania che diventi la “capitale” del distretto orientale e sia da fulcro per tutto lo sviluppo della zona.

Che campagna elettorale si aspetta?

Spero una campagna in cui si parli dei problemi reali dei cittadini, che sono tanti. In cui si parli di progetti e di idee, non di banalità. Una campagna elettorale vera ma serena. Ecco, questo sarebbe già un buon avvio per avere una città civile.

 

 

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05 Aprile 2013, 07:00

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