Confindustria e i sistemi di potere |Biriaco lancia il nuovo corso

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21 Novembre 2016, 17:14

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CATANIA – Alto, elegante, il viso affusolato e un sorriso in prima linea. Antonello Biriaco è un imprenditore di quarta generazione e dal 17 ottobre di quest’anno, dopo le dimissioni di Bonaccorsi di Reburdone, è il vice presidente vicario di Confindustria Catania. E da quel giorno sembra che, all’interno di Confindustria, tutto stia cambiando: dalla politica alla “cura” dei propri iscritti per rimettere al centro le priorità di un’associazione che, dal 1926, ha nel cuore l’Aquila e l’impresa ai quali, forse, negli ultimi anni non ha consegnato l’importanza che meritano.

Antonello Biriaco è stato membro del direttivo nazionale e regionale di Confindustria, componente dell’Asi e del CdA di Sac SpA e Sac Service srl, consigliere della Camera di Commercio di Catania e componente del CdA dell’Autorità portuale di Catania. Ma Biriaco è soprattutto un imprenditore che opera nel settore navale con la “Biriaco1895” l’unica azienda navale siciliana che vanta la costruzione di tre navi tutte iscritte al Registro Navale Italiano (Rina). Un pezzo di storia catanese con venti dipendenti che, poi, ha puntato ai servizi e alle manutenzioni. E magari – osando – potremmo parlare di manutenzione anche per ciò che sta facendo in Confindustria Catania dalla guerra, messa da parte, per la Super Camera di Catania, Siracusa e Ragusa, all’attenzione per la riqualificazione della zona industriale di Catania senza tralasciare le conseguenze di quel “No” che l’assemblea dei soci etnea ha dato sulla fusione con Sicindustria.

“Io non la vedo così. È stato detto No, in modo libero, a un tipo di accorpamento – spiega Biriaco – che non dava valore alla storia di Catania. E dall’indomani mattina lavoriamo per unire. Imprenditori e industria stanno cambiando pelle, è giusto che lo faccia anche la nostra associazione. La mia giunta mi ha dato mandato di aprire verso tutte le forme che ci consentiranno di stare insieme a Sicindustria. Siamo favorevolissimi alla Riforma Pesenti”.

Catania ha votato no e Sicindustria sta continuando la corsa alla fusione eleggendo i suoi vertici. Catania non li ha rinnovati, seguendo la linea consigliata dal nazionale, ma adesso dovrà farlo ancor prima di fondersi a Sicindustria. Questo sembra mettere Catania sotto scacco dal punto di vista del “peso politico”.

“Stiamo lavorando proprio su questo in modo da avere tutti un unico obiettivo: una casa in cui gli imprenditori potranno parlare con la stessa voce. A Catania verrà riconosciuta la forza che ha”.

Chi potrebbe essere il presidente di Sicindustria?

“Credo che in corsa sia rimasto solo Giuseppe Catanzaro (fedelissimo di Antonello Montante, nda). Avevamo un candidato in Bonaccorsi ma dopo le sue dimissioni non so”.

Tra gli impegni portati avanti da Confindustria c’è anche la battaglia per la nuova Super Camera Camera di Commercio. Battaglia che ha dato vita, di quando in quando, a una vera e propria guerra tra due cordate che hanno visto in Confindustria e Confcommercio i due vertici di riferimento. Eppure all’ultima conferenza stampa organizzata dalla cordata di Confindustria, Confindustria non c’era.

Dov’era?

“Il tema ci appassiona sempre meno. Non sono uno sponsor dei commissari ed enti così importanti non dovrebbero essere commissariati per anni. Le Camere di commercio dovrebbero fare cose più importanti. Non siamo interessati alle poltrone, però vogliamo che siano occupate da persone competenti”.

La cordata di queste trenta associazioni vede ancora in testa Confindustria?

“Confindustria non è capo cordata. Oggi ha una posizione di attesa. Non ci interessa questo derby. Vogliamo che la CCIAA faccia il suo lavoro a tutto vantaggio degli imprenditori. Siamo per la spending review, ci appassiona la crescita dell’imprenditoria, questo sì”.

Ed è proprio la zona industriale di Catania il chiodo su cui Biriaco non smette di battere. Un bel pezzo del territorio catanese che mai si sarebbe dovuto adibire a quartiere industriale e che avrebbe bisogno di attenzioni, interventi e presenza. “L’Irsap dovrebbe occuparsi della z.i. Ma non abbiamo mai avuto il piacere – commenta Biriaco – di conoscere la commissaria Maria Grazia Brandara. Il sindaco Enzo Bianco è stato il nostro unico interlocutore a fronte di un’Irsap assolutamente assente. Lui ha creato un tavolo e ha fatto dei rattoppi dove la situazione era arrivata ai minimi termini. Non è facile, i rimbalzi delle responsabilità sono enormi: Città Metropolitana, Comune, Irsap, Anas. Altrove si parla di industria 4.0, mentre noi siamo ancora al punto 0.0”.

Quali sono le cose da fare immediatamente?

“Mettere in atto, subito, i tre progetti già pronti, cantierabili e che – ci dicono, aggiunge Biriaco – da luglio 2017 potrebbero essere operativi. 11 milioni di euro per il rifacimento totale del manto stradale, della rete idrica, di tutto l’impianto di illuminazione e dell’impianto di video sorveglianza per il quale, cinque anni fa, erano stati spesi 5 milioni di euro senza però prevedere i soldi per la manutenzione. Tra le azioni anche la messa in sicurezza dell’Area Pantano d’Arci per mitigare il rischio idrogeologico. Sarebbe davvero una boccata d’ossigeno per Catania non solo per la qualità delle infrastrutture ma anche per il lavoro che porterebbero, questi cantieri potrebbero essere eseguiti da aziende locali”.

Ha una ricetta per tutelare le imprese esistenti e per attrarne di nuove?

“Intanto è fondamentale non fare scappare quelle che ci sono. Il nostro tessuto è fatto soprattutto da micro e piccole, anche se non mancano le grandi come: ST, 3Sun, Pfizer, Sibeg, Zoetis, OranFresh. Saranno in tutto una decina ma valgono 15/20.000 posti di lavoro. La ricetta è riportare la normalità. Potenziare le infrastrutture. È importante la decontribuzione e la defiscalizzazione per gli investimenti. La partita non si può vincere da soli, ci vuole meno burocrazia e più servizi. Se Renzi mantiene ciò che ha detto, all’inizio del 2017 inizieremo a vedere effetti positivi. In fondo è venuto per portare i soldi del Patto per Catania. In quanto tempo saranno disponibili questi soldi? Se il Mezzogiorno non riparte, non ci guadagna nessuno neanche il Nord. Abbiamo potenzialità elevatissime e realtà invidiabili ma abbiamo bisogno di una Sicilia che non si pianga più addosso”.

Cosa pensa della nuova governance di Sac SpA?

“L’aeroporto è il biglietto da visita della nostra città. È una delle aziende più importanti della Sicilia con oltre 7 milioni di passeggeri. Ha davanti delle sfide non indifferenti. Io auguro al nuovo, autorevole CdA, di lavorare al meglio”.

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21 Novembre 2016, 17:14

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