Di Vincenzo, confisca confermata| Un tesoro da 280 milioni di euro

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25 Ottobre 2012, 20:52

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Pietro Di Vincenzo, ex presidente di Confindustria Caltanissetta

CALTANISSETTA – Confermata la confisca del patrimonio di Pietro Di Vincenzo. Un tesoro da 280 milioni di euro che l’ex presidente degli industriali e dei costruttori di Caltanissetta avrebbe accumulato facendo parte di un sistema mafioso che controllava gli appalti.

La sentenza è della corte d’Appello di Caltanissetta e riguarda una sfilza di immobili e partecipazioni societarie. Arrestato nel febbraio 2002 con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, Di Vincenzo fu condannato in primo grado e assolto dalla Corte d’appello di Roma nell’aprile del 2008. Alcuni mesi fa, l’imprenditore è stato condannato dal tribunale di Caltanissetta a 10 anni di reclusione per estorsione ai danni dei suoi dipendenti, a cui avrebbe dato meno soldi di quanto risultasse in busta paga.

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Nella requisitoria al processo d’appello sulla confisca ora confermata i procuratori generali Roberto Scarpinato e Franca Imbergamo avevano sottolineato la vicinanza di Di Vincenzo con Angelo Siino, il cosiddetto ministro dei Lavori pubblici di Cosa nostra. Grazie alle sue collusioni con Cosa nostra avrebbe ingrossato il suo patrimonio.

Una ricostruzione bollata come falsa dal difensore dell’imprenditore, l’avvocato Gioachino Genchi: “Non c’è una sola sentenza a confermare l’assunto accusatorio della Procura generale che ritiene illegittima la provenienza del patrimonio”. Nel corso della sua arringa difensiva, Genchi aveva aggiunto: “Di Vincenzo pagava il pizzo, ha subito estorsioni. Sicuramente ha dovuto piegarsi ai compromessi e agli accordi che regolano il mondo dell’imprenditoria. Ha pure pagato il pizzo, ma se è stato sottoposto a estorsioni come si può affermare che era vicino alla mafia? Vi risulta che la mafia faccia pagare il pizzo a chi considera amico?”.

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25 Ottobre 2012, 20:52

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