15 Aprile 2022, 17:52
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CATANIA – Con le elezioni regionali da definire, le amministrative di Palermo in dirittura di arrivo, lo scontro a viso aperto tra Miccichè e Musumeci, il deputato regionale Luca Sammartino non ha certo il tempo di pensare ai suoi grattacapi giudiziari. L’enfant prodige della politica catanese, ormai da mesi traghettato ne La Lega, non ha partecipato all’apertura del processo – che si celebra davanti al giudice monocratico Silvia Passanisi – che lo vede imputato assieme a Lucio Brancato, ritenuto dalla Dda esponente del clan Laudani di Mascalucia, per corruzione elettorale. L’accusa si riferisce alle regionali 2017, quando Luca Sammartino con oltre 32 mila preferenze ha conquistato uno scranno all’Ars tra le file del Partito Democratico.
Per i due è arrivata la scorsa estate la citazione diretta firmata dai pm Marco Bisogni e Tiziana Laudani. La prima udienza a gennaio è saltata per un difetto di notifica. Oggi si sono affrontate le questioni preliminari: pm e difese (l’avvocato Carmelo Peluso per Luca Sammartino e Pino Ragazzo per Lucio Brancato) hanno presentato al tribunale i mezzi di prova. Si continuerà il 20 maggio prossimo.
Il processo è frutto di un filone investigativo dell’inchiesta Report che ha già portato alla condanna in primo grado – tra cui anche Lucio Brancato – di esponenti del clan Laudani. Sono i finanzieri del Gico della Guardia di Finanza che mentre indagano sulla nuova strategia mafiosa dei Mussi i Ficurinia ascoltano alcune intercettazioni che tirano in ballo direttamente Luca Sammartino e la sua campagna elettorale per le scorse regionali. Tra il politico e Brancato ci sarebbe stato un accordo-scambio per poter accaparrare consensi. Non è l’unico processo a carico di Luca Sammartino per corruzione elettorale, il leghista è stato rinviato a giudizio al termine dell’udienza preliminare frutto di un’inchiesta della Digos che ha passato al setaccio le chat nel suo iPhone.
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15 Aprile 2022, 17:52