“Venticinque euro a preferenza” | Il recordman di voti sotto accusa

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11 Novembre 2017, 06:00

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PALERMO – Venticinque euro a voto. Tanto avrebbe promesso di pagare il neo deputato regionale Edy Tamajo durante la recentissima campagna elettorale. Soldi in cambio di preferenze. Il parlamento siciliano non si è ancora insediato e già deve fare i conti con il secondo scandalo in pochi giorni.

Tamajo è finito sotto inchiesta. Dopo alcune perquisizioni ha ricevuto un invito a presentarsi in Procura per essere interrogato. La sua corsa all’Ars sarebbe stata sporcata dalla corruzione. E che corsa. Candidato nella lista di Sicilia Futura, è stato il più votato a Palermo, città in cui è nato 41 anni fa: 13.984 voti per strappare il secondo mandato di fila.

L’inchiesta dei finanzieri del Gruppo di Palermo, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Fabiola Furnari, contesta un’ipotesi di reato molto pesante: associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Ad associarsi al neo deputato sarebbero stati coloro che avrebbero fatto da tramite per promettere “a numerosi elettori nella sua qualità di candidato alle elezioni regionali siciliane del novembre 2017 utilità consistenti nella soma di euro venticinque per ogni voto elettorale espresso in suo favore”. Nell’invito spedito dalla Procura ci sono i nomi di Giuseppe Montesano, Cristian e Nicolina D’Alia. E c’è anche la parola “altri”, segno che l’inchiesta è molto più ampia.

Il riserbo è massimo. Ci sono, però, delle certezze. Il nome di Tamajo è saltato fuori ascoltando alcune conversazioni intercettate. Poi, sono stati convocati dei testimoni che avrebbero confermato di avere ricevuto la promessa del denaro in cambio del voto.

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Chi e perché è stato intercettato? Il nome di Tamajo potrebbe essere emerso in un contesto investigativo molto più ampio. I finanzieri hanno seguito l’evolversi della campagna elettorale del deputato di Sicilia Futura fino al giorno successivo delle elezioni. E cioè quando Tamajo ha saputo di avere vinto. Non a caso i fatti vengono contestati come “commessi in data anteriore e prossima al 6 novembre 2016.

Non si può escludere che il calderone dell’inchiesta sia lo stesso coordinato dall’aggiunto Salvatore De Luca e dal sostituto Claudia Ferrari in cui si ipotizzano irregolarità nella raccolta delle firme per le liste delle ultime elezioni comunali di Palermo. I pubblici ministeri indagano ormai da tempo sul presunto voto di scambio con Cosa nostra contestato a Fabrizio Ferrandelli in occasione della tornata amministrativa del 2012. È successo qualcosa, però, nelle ultime settimane che ha spostato le indagini prima fino al giugno scorso, quando i palermitani sono tornati alle urne per scegliere il nuovo sindaco, e poi alle Regionali di pochi giorni fa.

Regionali sulle quali si abbatte uno scandalo dopo l’altro. Il 7 novembre l’arresto di Cateno De Luca, neo deputato dell’Udc, per evasione e ora l’avviso di garanzia a Tamajo per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.

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11 Novembre 2017, 06:00

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