08 Gennaio 2022, 13:21
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A poche ore dal ritorno ufficiale nelle scuole dopo le festività regna il caos. I sindaci ribadiscono che è necessario posticipare e firmano o annunciano ordinanze per il rinvio. Intanto le famiglie siciliane attendono con ansia di sapere cosa accadrà lunedì 10 gennaio, condividendo anche sui social tutti i timori per l’escalation dei contagi Covid, ma durante la riunione della task force regionale è stato nel frattempo deciso il prolungamento dlele vacanze di tre giorni e i primi cittadini dovranno adesso adeguarsi. Nella giornata di ieri erano stati duecento i sindaci isolani che hanno ribadito il proprio no. Da un capo all’altro della Sicilia l’appello sembra univoco e le nuove zone arancioni, dichiarate tramite nuova ordinanza del governatore Musumeci, chiedono a gran voce il ritorno alla Dad prima di tornare alle lezioni in presenza. Come reso noto ieri, infatti “le norme vigenti consentono alle Regioni di intervenire con decisioni autonome solo nel caso di “zona arancione” o “zona rossa”.
Ed è proprio in questo contesto che rientra il territorio di Siracusa, dove il sindaco Italia ha firmato l’ordinandza che fa slittare il ritorno in classe: “Da lunedì prossimo – si legge – e fino al 19 gennaio le scuole di ogni ordine e grado, pubbliche, private e paritarie, andranno in didattica a distanza. La misura non riguarda i corsi universitari”. Nella stessa ordinanza, il presidente della Regione aveva dato facoltà ai sindaci di adottare la Dad “secondo i protocolli in vigore” e il Comitato tecnico-scientifico regionale, considerata la copertura vaccinale raggiunta, proponeva ai sindaci di adottare misure urgenti per arginare l’espandersi della malattia. ;Ieri l’incidenza del Covid-19 in provincia era stata di 1.152 casi su 100 mila abitanti, a fronte di un limite previsto di 250 su 100 mila; nella settimana tra il 30 dicembre e il 5 gennaio era stata di 1.381 su 100 mila. Ieri a Siracusa, la percentuale dei positivi nella fascia 0-19 anni era del 21,11 %. L’ordinanza del sindaco Italia concede la “possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”.
A Sciacca, nell’Agrigentino, il sindaco Francesca Valenti dice di essere pronta a firmare l’ordinanza di rinvio nelle prossime ore: “A fronte dei 343 contagi ufficiali ce ne sono almeno altri 800 non ancora caricati nel sistema dei dati del servizio epidemiologico dell’Asp. Senza uno screening urgente sulla popolazione scolastica impedirò la riapertura delle scuole lunedì”.
Le preoccupazioni non risparmiano i comuni del Trapanese: sono 23 quelli per cui l’Asp oggi chiede a Musumeci la ‘zona arancione’. E anche se Salemi non rientra tra questi, perché non considerato dall’Asp ad alto rischio contagio insieme al Comune di Vita, è il sindaco Domenico Venuti ad intervenire in merito al dibattito sulla riapertura: “In questi ultimi giorni in Sicilia si è respirata un’aria di caos, la stessa che si respira ancora a 48 ore dal rientro in classe, per colpa di una macchina decisionale impreparata e disorganizzata, tanto sulla scuola quanto su tamponi e tracciamenti”, ha dichiarato.
Nel frattempo, a Messina, il sindaco Cateno De Luca ha firmato un’ordinanza con cui dispone la chiusura di tutte le scuole pubbliche e private dal 10 gennaio al 23. Il sindaco scrive che gli istituti devono garantire lo svolgimento delle attività scolastiche mediante did o dad. Intanto l’Asp di Messina, dopo la riunione di ieri in Prefettura, “prendendo atto dell’aumento vertiginoso dei contagi nel territorio “, ha deciso di chiedere alla Regione di considerare Messina territorio ad alto rischio istituendo la zona arancione”. Il commissario straordinario dell’Asp Bernando Alagna dice: “Si è deciso di potenziare i posti letto negli ospedali di Messina e provincia di almeno 100 unità”. Ma le incertezze sono ancora tante.
“A due giorni dalla riapertura delle scuole si moltiplicano anche in Sicilia gli appelli al rinvio della didattica in presenza – dice il Codacons – in attesa del miglioramento della situazione sanitaria. D’altra parte, i dirigenti scolastici sono in difficoltà, a seguito sia della mancata conoscenza dello stato vaccinale degli alunni, avendo il garante privacy escluso la possibilità di richiedere dette informazioni, che dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni sulle FfP2. L’obbligo delle mascherine Ffp2 nelle classi, infatti, ne impone la distribuzione nelle scuole, che, però, al momento non ne posseggono. Le stesse strutture sanitarie sono ormai sature”. Il Codacons prosegue: “Non rimane che disporre la dad per alcune settimane, sino al superamento del picco dei contagi. Non si dovrebbe, come ha fatto il Presidente Musumeci, demandare la scelta della chiusura ai sindaci delle zone rosse o arancioni, perché così si otterrà una Sicilia disomogenea, con Comuni in dad e altri no. E’ chiaro che per limitare i contagi è più opportuno un provvedimento generalizzato, che disponga per l’intera isola la chiusura delle scuole”. Per questo il vice presidente regionale Bruno Messina rivolge al presidente della Regione l’appello ad emettere un’ordinanza che sospenda le lezioni in presenza in tutta la Sicilia. “Il buon senso deve prevalere – prosegue Messina – poiché nell’isola nelle ultime 24 ore i contagi da coronavirus sono aumentati a dismisura e si è registrato un +9.248. La positività è balzata al 32% (ieri era 24%). L’isola è al quinto posto per contagi, secondo i dati diramati dal Ministero della Salute. Questi dati, insieme a quelli relativi a quelli degli ospedali, ormai al collasso in tutta l’isola, devono fare riflettere attentamente il Presidente Musumeci, che, come ha fatto il presidente dalla Regione Campania, dovrebbe assumersi la responsabilità di adottare un provvedimento di chiusura totale delle scuole in Sicilia. Altrimenti – conclude il Codacons – mancando ormai il tracciamento dei contagi e con gli ospedali stracolmi rischiamo moltissimi decessi”.
“Il Coordinamento Regionale delle Consulte Provinciali studentesche della regione Sicilia intende esprimere particolare vicinanza ai dirigenti scolastici, ai docenti e al personale scolastico più in generale, al corrente degli sviluppi riguardanti la spiacevole situazione della riapertura delle scuole in presenza. Nei primi giorni del mese corrente, è subito entrata in discussione la manovra, da molti giudicata azzardata, che vedeva la riapertura delle scuole in presenza, prevista inizialmente il 7 gennaio, nonostante l’innalzamento regolare della curva epidemiologica in tutta Italia dovuto alla circolazione sempre maggiore della variante Omicron. Alla luce di ciò, al termine di una riunione informale, la maggioranza dei Presidenti Provinciali delle Consulte degli Studenti ha avanzato delle richieste scritte alle proprie Prefetture per raggiungere un obiettivo comunemente prefissato: uno slittamento del rientro in presenza a data da destinarsi, previa screening massivo della popolazione studentesca seguito da altri monitoraggi periodici. La crescita del numero dei contagi continua, e ad oggi 42 Comuni nelle Province di Siracusa, Enna, Agrigento e Caltanissetta si trovano in zona arancione fino al 19 di questo mese (mentre in provincia di Catania si trova in zona arancione fino al 12 gennaio il Comune di Gravina). Ciò, comunque, non vuol di certo dire che il resto della Sicilia goda di una situazione migliore. Dunque è proprio un previdente posticipo ad essere l’alternativa più gettonata, e forse anche l’unica a garantire un’effettiva sicurezza agli alunni, ai docenti ma più in generale a tutti i cittadini: la scuola è infatti comunque un luogo di incontro per migliaia di studenti, ed anche i mezzi di trasporto regolarmente utilizzati dall’importante mole di pendolari per raggiungere le proprie scuole possono diventare veicolo di trasmissione per il virus, che già circola ormai incontrollato nella nostra Regione come in tutta Italia. Speriamo che la nostra voce, che è anche quella di tutta la popolazione studentesca, venga quantomeno ascoltata, e che il posticipo volto allo screening da noi più volte richiesto venga almeno considerato come opzione vista la situazione emergenziale non indifferente”, concludono.
Come detto, cresce inevitabilmente anche l’allarme dei presidi. Il territorio di Palermo non è stato dichiarato zona arancione o rossa e la paura di una ulteriore escalation, visti gli ultimi dati, mette in allerta i dirigenti degli istituti della città in vista della riapertura dei cancelli: “Noi siamo tantissimi, circa tremila – dice Vito Pecoraro, preside dell’istituto alberghiero Pietro Piazza – ma abbiamo già quaranta ragazzi che hanno avvertito di essersi contagiati durante le feste e sette professori. Sono numeri assoluti importanti oltre le percentuali. Io sono sempre stato un fautore della didattica in presenza, ma in questo momento, forse, sarebbe stato più utile rinviare a fine mese e procedere con la Dad per un paio di settimane. Faremo come sempre l’impossibile per mettere in sicurezza tutti”. “Soltanto dal primo gennaio abbiamo avuto la segnalazione di trenta studenti positivi e circa sei docenti, sono parecchi – spiega Daniela Crimi, preside del linguistico ‘Cassarà’ -. Non ci sottrarremo al dovere e garantiremo il servizio, ma certo siamo preoccupati. Intanto è difficile sapere chi è vaccinato e chi no tra i ragazzi. Noi presidi non possiamo fare questa domanda diretta. E poi c’è il problema del personale che manca. Come si sostituisce se la cifra cresce? Il rientro subito in presenza mi pare imprudente”.
Ma nel mondo della scuola c’è anche chi la pensa diversamente. E’ il caso del l presidente della Fism, Federazione Italiana Scuole Materne, Dario Cangialosi chiede che le scuole non paghino il prezzo della ritrovata socialità nelle feste, ma pure chi sostiene che la didattica a distanza garantirà maggiore sicurezza, come i rappresentanti di studenti e presidi. Una situazione probabilmente destinata ad evolversi fino a pochi minuti prima della campanella.
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08 Gennaio 2022, 13:21