Crocetta: “Da quattro mesi | ho ridotto il mio stipendio”

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21 Marzo 2013, 13:32

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PALERMO – “Perché non cominciamo col tagliare i nostri gli stipendi?”. La richiesta piomba su Sala d’Ercole alle undici della sera. Ed è una doccia gelida. A dire il vero, anche chi la pronuncia, in quel momento, sembra averla “sparata grossa”. Il presidente Rosario Crocetta non ha resistito, e nella foga dell’arringa finale contro le Province, ieri notte all’Ars, s’è spinto fino a lì: “Perché non cominciamo col tagliarci gli stipendi?”.

Ma il “noi” cui fa riferimento Crocetta, in quell’occasione, è vago. Al suo fianco, in quel momento, c’erano solo due assessori: Patrizia Valenti ed Ester Bonafede. Davanti a lui, una settantina di deputati. Qualcuno di loro, in quel momento, fa scattare l’applauso: “Eravamo noi, solo noi – commenta a caldo il capogruppo del Movimento cinque stelle Giancarlo Cancelleri – e chi poteva essere? L’attimo dopo la dichiarazione del presidente, sembrava di essere nei film western: quando cala il silenzio e le balle di fieno vengono spinte dal vento”.

Ma chi sono i “noi” indicati da Crocetta? Perché la indennità del governatore, come quella degli assessori, in realtà, è composta dalla somma dell’indennità di deputato e di quella “di funzione”. Uno stipendio, quello del governatore, che sarebbe sceso già da qualche mese: “Da novembre, – rivela Crocetta – cioè da quando mi sono insediato ho ridotto del trenta per cento la mia indennità di Presidente della Regione. Ma in quel momento non mi sembrava giusto rendere pubblica questa decisione, non volevo fare colpi di teatro. Ma io, tutto sommato, guadagno meno dei deputati regionali”.

Ma quella del governatore non sarebbe una decisione “isolata”: “Anche gli assessori regionali hanno già ridotto le loro indennità – assicura Crocetta – ognuno lo fa in modo volontario, non c’e’ una legge che lo obbliga”. Insomma, se c’è stata una decurtazione dello stipendio, si è trattato di fatti “individuali”. Come confermato da un articolo di Live Sicilia di qualche giorno fa, col quale veniva descritto, sulla base dei dati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana, come gli stipendi degli assessori si aggirassero, al lordo, ben al di sopra dei 15 mila euro mensili.

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L’invito di Crocetta, però, pochi minuti dopo, e a pochi passi dal governatore, aveva ricevuto una sorta di “anticipazione”. Molto autorevole, e concreta. Il presidente dell’Assemblea Giovanni Ardizzone, nel pieno della bagarre per le Province, ha infatti annunciato: “Questo parlamento non vuole e non può rifiutarsi di applicare i tagli alle indennità previsti dal decreto Monti”. Il decreto, per intenderci, è diventato legge entro dicembre.

In cosa consisterà, nel concreto, quel taglio? Intanto, va detto che le cifre sono il frutto della concertazione in sede di conferenza Stato-Regioni. Un colloquio iniziato dall’ex assessore all’Economia Gaetano Armao. Le “nuove” indennità prenderanno, come punto di riferimento, le Regioni virtuose: l’Umbria per quel che riguarda le indennità di presidenti di giunta e consiglio, l’Emilia Romagna per gli stipendi dei consiglieri e l’Abruzzo per quanto riguardai finanziamenti ai gruppi consiliari. Per scendere sul terreno delle cifre: il presidente della Regione e gli assessori non potranno guadagnare più di 13.800 euro lordi, 11.100 euro lordi per i consiglieri. Al netto, 7.400 euro e 6.200 euro. E il decreto Monti, a dire il vero, prevede anche tagli per i trasferimenti ai gruppi parlamentari. Al momento, quei trasferimenti sono il frutto della somma dei rimborsi spese per il mandato parlamentare di ogni deputato e ammontano a 3.180 euro al mese. La nuova disciplina, in vigore dal mese di ottobre 2012, prevede l’erogazione di tale somma direttamente al deputato che dovrà rendicontare in dettaglio le spese sostenute. Ma il decreto Monti prevede una riduzione sensibile: cinquemila euro, ma all’anno.

E i tagli ai costi della politica non dovrebbero fermarsi qui. E un altro intervento lo ha suggerito sempre il presidente della Regione. Un vecchio “pallino”: “Perché non si equiparano gli stipendi dei dirigenti dell’Ars a quelli della Regione?”. Ma sull’Ars decide l’”altro presidente”. Quello che già ieri ha anticipato il governatore: “Non possiamo e non vogliamo rifiutarci di applicare il decreto Monti”. Tradotto: tagli per tutti.

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21 Marzo 2013, 13:32

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