02 Agosto 2013, 21:23
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PALERMO – L’annuncio era arrivato in conferenza stampa. “Per mancanza di autorizzazioni sulla certificazione antimafia sono stati revocati appalti a 6 aziende, 5 nel campo dell’Acqua e rifiuti e un ente di formazione, mentre a 9 aziende agricole sono stati revocati e cancellati i contributi del Psr (Programma sviluppo rurale) sugli interventi strutturali in agricoltura”. A parlare, in quel giorno di fine marzo, era stato il presidente della Regione Rosario Crocetta, che aveva accusato, fra le altre, la Sirtec e la “D’Angelo Vincenzo” di non rispettare le norme sulle infiltrazioni mafiose. Peccato però che, a distanza di quattro mesi da quella conferenza stampa, le verifiche della prefettura di Trapani abbiano accertato che “nei confronti delle due società non sussistono le cause interdittive”. Insomma: nessuna infiltrazione. Nessuna revoca.
Vincenzo D’Angelo, titolare di entrambe le aziende, adesso va all’attacco. “Il fatto – spiega a LiveSicilia – è che il presidente della Regione è andato in conferenza stampa a dire che il signor Vincenzo D’Angelo è un mafioso, mentre non è così. Chi pagherà il danno d’immagine che mi è stato procurato? La Regione si permette di fare queste uscite, e noi stiamo qui a subire”.
A far partire tutto era stata un’informativa atipica. Da cui “emergevano legami/frequentazioni personali ed economiche di componenti della compagine sociale/dell’organo amministrativo della Impresa con soggetti controindicati”. L’attività D’Angelo, che gestisce un impianto di compostaggio ad Alcamo, è stata però passata ai raggi X dalla prefettura, che non ha trovato nulla da eccepire. Nonostante in realtà D’Angelo abbia avuto problemi con la giustizia, compresa un’indagine della Dda di Lecce che però ha portato a un proscioglimento.
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02 Agosto 2013, 21:23