07 Giugno 2017, 20:20
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PALERMO – Adesso la colpa è dell’omofobia. Come in passato era stato del razzismo. E in altri casi dell’assessore di turno, del governo centrale, dei deputati regionali, dei Comuni, dei dirigenti e dei piromani. Mai, ovviamente, che il presidente della Regione Crocetta si assumesse una responsabilità qualunque, per gli scandali e i fallimenti di questa legislatura. Magari una responsabilità politica, etica. Una qualsiasi, seppur parziale, autocritica. Mai.
Adesso, tutta l’inchiesta sugli Aliscafi pare fondata sulle frasi di un assessore omofobo. Giovanni Pistorio, in questo caso. Il cui “gossip”, e solo quello, avrebbe innescato le attenzioni dei pubblici ministeri. E così, ecco svanire, come era assai prevedibile e anche previsto, tra le nebbie delle illazioni, delle battute infelici, del “sessismo” ovviamente sgradevole, le ombre su una Regione ancora corrotta, e su quei rapporti “troppo confidenziali”, come hanno messo nero su bianco i pubblici ministeri, tra alcuni armatori e la politica siciliana. E la Regione, soprattutto. Di cui non si parla. La responsabilità (anche, lo ripetiamo, quella politica) sta comunque altrove.
Ma il canovaccio è sempre lo stesso. Il recentissimo scandalo sui fondi per i portatori di handicap siciliani? Dopo quattro anni di disinteresse del governo, e cinque assessori alla Famiglia cambiati dal presidente, si scopre che la colpa di tutto il caos era del solo Gianluca Micciché, finito dentro le telecamere delle Iene. “Ma adesso ci sono io” disse il governatore dopo le dimissioni dell’assessore. E i disabili protestano ancora.
Ma la colpa è sempre di qualcun altro. Lucia Borsellino ha sbattuto la porta e lasciato la giunta? La colpa non è mica da rintracciare in quelle “ragioni di ordine etico e morale” che la figlia di Paolo inidicò anche nella lettera di dimissioni, poi ulteriormente spiegate in altre interviste… no, in quel caso il motivo dell’addio di Lucia sarebbe solo in una intercettazione inesistente. E in quei giorni, a pensarci bene, ecco tornare ancora il tema dell’omosessualità: “Il primario Tutino è eterosessuale, persino machista”, spiegò Crocetta addirittura in un comunicato stampa di Palazzo d’Orleans. Come a dire: la colpa di quel fallimento, dell’addio dell’assessore-simbolo del governo Crocetta, è in qualche modo da rintracciare in una telefonata mai avvenuta e nell’omofobia latente o palese di chissà chi.
E se non è omofobia, è qualcosa che le somiglia molto. Qualcuno, anche in parlamento, ha sollevato dubbi sull’iter che ha portato alla nomina del nuovo presidente dell’Irac, un fedelissimo del presidente di origine tunisine? C’è solo un motivo che può spiegare quella levata di scudi, secondo il governo Crocetta: il razzismo, ovviamente.
La colpa è sempre altrove. Non sfiora mai il governatore. Il disastro dei rifiuti in Sicilia? In quel caso, la motivazione non sta in una riforma mai compiuta, né nel continuo ricorso a ordinanze di emergenza, ma nelle carenze dei Comuni nel portare avanti la raccolta differenziata. Una colpa così grave da spingere il governatore a introdurre in finanziaria una specie di “Ecotassa” per chi non differenzia.
E ancora, la Sanità è stata ferma a lungo, in attesa dell’approvazione di una rete ospedaliera che avrebbe dovuto sbloccare i concorsi? Stavolta, il problema non era relativo a una rete scritta male e in ritardo, ma agli ostacoli che sarebbero stati frapposti dal Ministero cattivo. Ma è tutta una teoria di scaricabarile, questa legislatura. Gli incendi che hanno devastato mezza Sicilia? Mentre in tanti, anche tra gli addetti ai lavori, sottolineavano le carenze della Regione nella prevenzione, Crocetta ovviamente puntava il dito contro i piromani, dipinti quasi come fossero nuovi mafiosi. Il padiglione della Sicilia all’Expo allagato? Colpa del dirigente Cartabellotta. Il click day che diventa “flop day”? Colpa dell’azienda che ha creato il portale e non certo delle liti furibonde tra l’allora assessore Scilabra e l’allora dirigente generale Corsello. E si può toccare ogni settore, per scoprire come Crocetta si smarchi dalle responsabilità di una Sicilia ridotta in macerie. La cui perfetta immagine è il settore della Formazione professionale. Tanta gente è rimasta senza lavoro? Colpa degli enti brutti e cattivi. E spesso lo sono davvero. Ma Crocetta dimentica che tra errori, ricorsi, avvisi scritti e riscritti, i corsi sono fermi ormai da quasi due anni.
Per il resto, tutte le riforme mai compiute, ovviamente, hanno una unica giustificazione: Crocetta è stato eletto senza avere una maggioranza. Anche per questo, probabilmente, non gliene è andata bene una e non è riuscito, come ha detto all’Arena di Giletti, a tagliare ulteriormente i vitalizi degli ex deputati (il contributo di solidarietà, per la precisione), “Non me lo fanno fare”, diceva. Una scusa è sempre pronta. Come quando le prime leggi finanziarie di Crocetta venivano regolarmente demolite dal Commissario dello Stato. In quel caso, la colpa era ovviamente di quella figura che finiva addirittura per ledere i principi statutari. Poi, il vaglio di costituzionalità delle leggi regionali è passato al Consiglio dei ministri. Ma non si è fermata la grandinata di impugnative. Qualche autocritica? Macché. La colpa è sempre di qualcun altro.
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07 Giugno 2017, 20:20