14 Luglio 2015, 06:00
2 min di lettura
PALERMO – Rosario Crocetta lascia l’interim della Sanità. In un colpo solo spera di blindare la legislatura ed evita i rischi di una sfida alla magistratura.
Sia chiaro, il governatore non è indagato nella faccenda che ha portato all’arresto di Matteo Tutino. Non occorre, però, un avviso di garanzia per certificare che il caso del primario di Churirgia plastica coinvolge Crocetta in pieno. Non ci riferiamo al fatto che Tutino sia il medico personale del presidente o alla matrice politica della sua nomina a primario dell’ospedale Villa Sofia. Già questo avrebbe dovuto essere sufficiente a suggerire al presidente l’inopportunità del suo interim alla Sanità. C’è di più, però. Ci sono gli atti giudiziari in cui il nome di Crocetta fa capolino più volte.
Nell’atto di accusa che ha portato Tutino ai domiciliari si fa riferimento ad un intervento a cui il presidente Crocetta doveva sottoporsi. Secondo la testimonianza di un medico dell’ospedale, Antonio Iacono, si trattava di un’operazione di chirurgia estetica che qualcuno avrebbe voluto spacciare per funzionale. Balle, ha detto il presidente, l’intervento pagato di tasca sua era necessario per la sua salute. Un intervento all’inizio programmato in ospedale, ma alla fine “bloccato perché pericoloso” ed eseguito in una clinica privata. Si tratta del centro Althea sulla cui attività sono in corso delle verifiche. Lo stesso gip, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, ha ritenuto necessario chiedere a Tutino chiarimenti sull’intervento eseguito dal governatore.
Ed ancora: Tutino ostentava, non sappiamo se millantasse, i rapporti con “il presidente” quando si diceva certo che Giacomo Sampieri, ex commissario dell’ospedale, non sarebbe stato rimosso dall’incarico. Ecco perché il caso Tutino riguarda anche il presidente. Perché mai, d’altra parte, nel momento di massimo sconforto, quando i carabinieri lo andarono ad arrestare, il primario avrebbe dovuto telefonare al suo amico presidente?
Eppure Crocetta aveva scelto di insediarsi alla Sanità. Di prendere in mano un settore al centro di delicate inchieste giudiziarie e travolto dal caso Tutino che è, per le ragioni di cui sopra, anche una faccenda che lo riguarda in prima persona. Chissà, un giorno un magistrato potrebbe convocare il presidente per chiedergli lumi sull’intervento chirurgico a cui si è sottoposto o sulle parole pronunciate dal suo medico personale.
In Procura serrano i ranghi come imposto dal procuratore Franco Lo Voi. La magistratura persegue reati e valuta indizi nella speranza che diventino prove. Questo vale per Tutino, Crocetta e per chiunque altro. Nessuna voglia di sconfinare sul terreno della politica. Una scelta di sobrietà che, fino a ieri, fino alla scelta del neo assessore alla Sanità, faceva a pugni con il comportamento del presidente.
Pubblicato il
14 Luglio 2015, 06:00