Crollo del viadotto Himera, due condanne e tre assoluzioni - Live Sicilia

Crollo del viadotto Himera: due condanne, regge solo un’accusa

La frana e il cedimento del ponte dell'autostrada avvennero nella zona di Caltavuturo

PALERMO – Due condanne e tre assoluzioni al processo per il crollo del viadotto Himera, avvenuto nel 2015. La sentenza è del Tribunale di Termini Imerese, presieduto da Vittorio Alcamo.

Un anno ciascuno di carcere sono stati inflitti a Calogero Foti, allora dirigente generale della Protezione civile regionale, e al dipendente dell’Anas Giuseppe Siragusa.

Regge solo l’accusa di omissione di atti d’ufficio e non quella di attentato alla sicurezza dei trasporti. Il processo si prescriverà ad inizio 2023 e si è giunti al solo primo grado di giudizio.

Assolti perché il fatto non sussiste Calogero Lanza, ex sindaco di Caltavuturo, un altro dipendente dell’Anas, Salvatore Muscarella. Erano difesi dagli avvocati Alberto Raffadale e Salvatore Dispensa. Assolto pure Mariano Sireci, ex responsabile della Protezione civile comunale, nel frattempo deceduto.

Secondo l’ipotesi accusatoria gli imputati, “pur essendo a conoscenza dell’evoluzione del corpo di frana che si era manifestata, nel periodo tra marzo ed aprile del 2015, sul versante prospiciente l’autostrada A19 Palermo-Catania ricadente nel territorio del Comune di Caltavuturo, non hanno adottato i provvedimenti dovuti, ognuno in relazione alle specifiche competenze”.

Con le proprie condotte omissive, non attivando i piani di emergenza e i monitoraggi, avrebbero poi messo in pericolo la sicurezza dei pubblici trasporti, tenendo aperta l’autostrada. Per questo capo di imputazione la stessa Procura aveva chiesto l’assoluzione. In sostanza la loro colpa si ridurrebbe al non avere agito correttamente da un punto di vista amministrativo e burocratico.

Si erano costituiti parte civile la stessa Anas, citando il Comune di Caltavuturo (difeso dall’avvocato Marcello Montalbano) come responsabile civile. Il tribunale ha però respinto la richiesta di oltre 12 milioni di euro di danni. Sarebbe stato un salasso per le casse comunali.

Nel corso del processo l’avvocato Montalbano ha fatto emergere che l’amministrazione del paesino madonita aveva inviato segnalazioni a prefettura e Provincia di Palermo, Regione siciliana e ministero dei Trasporti. Segnalazioni ritenute corrette e tempestive per chiedere la chiusura al transito del viadotto, ma la decisione ultima spettava ad Anas.

Niente danni neppure per Sais autolinee che chiedeva 4 milioni e per i privati cittadini proprietari di alcuni terreni sottostanti il viadotto.

Perché crollò il viadotto riaperto, promessa dopo promessa, solo dopo 5 anni di lavori? La frana di Caltavuturo avrebbe determinato il crollo. I pilasti erano appoggiati sulla terra. Già dagli anni Settanta, e cioè quando fu costruito, sarebbe stato raccomandato il monitoraggio del ponte per via del terreno franoso.


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