PALERMO – Negherebbe, o quantomeno lo ridimensiona, il suo ruolo nell’aggiudicazione all’impresa Dussmann della gara bandita dalla Asp di Siracusa. “Altri attori” sarebbero entrati in gioco. Così avrebbe detto l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro.
Le dichiarazioni
Durante le dichiarazioni spontanee rese al giudice per le indagini preliminari Carmen Salustro, davanti al quale si è avvalso della facoltà di non rispondere, Cuffaro avrebbe fornito una versione più attenuata rispetto a quella riferita ai carabinieri il giorno che andarono a notificargli l’ordine di sequestro di quanto trovato a casa sua, soldi compresi.
La sua iniziale versione, finita in una relazione di servizio dei militari del Ros, e ora disconosciuta dall’indagato, Cuffaro aveva attribuito al coordinatore di Noi Moderati, Saverio Romano, la responsabilità dell’accelerazione nell’aggiudicazione della gara alla Dussmann.
Secondo l’accusa, l’appalto sarebbe stato pilotato. In cambio l’impresa avrebbe favorito due dipendenti vicini a Cuffaro, migliorando le loro condizioni economiche, e proposto un subappalto alla Euroservice di Sergio Mazzola.
Quest’ultimo, secondo i pm, sarebbe stato sponsorizzato da Romano. Nel corso del suo interrogatorio l’imprenditore di Belmonte Mezzagno, paese dove è nato il deputato nazionale, ha respinto l’ipotesi è precisato che per lui subappalto era economicamente insostenibile.
La difesa
Il tema difensivo di Cuffaro potrebbe incentrarsi sulla consapevolezza del manager dell’Asp di Siracusa, Alessandro Caltagirone. E cioè di colui che, per l’accusa, sarebbe il pubblico ufficiale del presunto patto corruttivo.
Qualora Caltagirone fosse stato all’oscuro di ciò che accadeva verrebbe messa in discussione l’ipotesi di reato. Se non Caltagirone allora chi avrebbe inciso sull’assegnazione della gara?
Sempre nel corso delle dichiarazioni spontanee, in riferimento all’accusa di avere pilotato il concorso per la stabilizzazione degli operatori socio sanitari all’ospedale Villa Sofia di Palermo, Cuffaro avrebbe sostenuto di aver commesso un errore.
Nelle parole dette ai carabinieri e finite nella relazione di servizio aveva usato la parola “minchiata” per “favorire una ragazza”.

