Cuffaro scrive da Rebibbia| “Il candore delle cornacchie”

di

02 Dicembre 2012, 17:56

2 min di lettura

ROMA – La solitudine per riscoprirsi nell’animo e cercare la redenzione. Da Rebibbia, carcere dove si trova dal 2011, parla l’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro, condannato a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio, che in un’intervista nell’edizione odierna del Corriere della Sera descrive il suo nuovo libro “Il candore delle cornacchie” (edizioni Guerini e Associati), nato da una serie di quaderni che l’ex esponente dell’Udc ha scritto in questi suoi primi 376 giorni di resclusione, e che prende spunto dalla presenza proprio di questo volatile nel penitenziario della capitale.

A Gian Antonio Stella Cuffaro confessa che il suo non sarà un libro, come molti potranno pensare, pieno di rancori e allusioni, al contrario uno spaccato dell’esperienza umana che il politico agrigentino ha vissuto fino ad ora. “Sento i miei genitori due volte al mese, per non più di cinque minuti ciascuno. Una donna invece mi invia cartoline ogni giorno da quando sono entrato in carcere”.

Articoli Correlati

Un Cuffaro privato, a tratti già conosciuto in passato, segna meticolosamente i giorni che lo separano dal fine pena “Me ne restano ancora 1754..”. Tanti invece i visitatori che, oltre ai familiari, lo hanno raggiunto fino ad ora: “Oltre cento fra parlamentari, deputati e senatori sono venuti a farmi visita. Tra gli altri anche prelati, sacerdoti, vescovi e qualche cardinale”. Fra le visite da tenere stretta nei ricordi quella con Marco Pannella che il 31 dicembre del 2011 venne a cenare con agenti e detenuti.

Infine il rapporto con i compagni di cella. L’ex presidente della Regione ne cita alcuni. Ciccio, ergastolano che si è diplomato fra le sbarre e adesso prepara la laurea in Giurisprudenza: “Siamo due volte colleghi – scherza Cuffaro – di carcere e di università”, Halid, rom musulmano senza permesso di soggiorno che gli ha chiesto di celebrare insieme il Ramadan, e Santino, che gli preparò la branda nel suo primo giorno a Rebibbia. Totò vuole dunque ripartire da lì, da quelle storie umane come la sua in cerca di un nuovo inizio.

Pubblicato il

02 Dicembre 2012, 17:56

Condividi sui social