Dai laboratori alle convenzioni |L'alt per la Sanità dei grandi gruppi - Live Sicilia

Dai laboratori alle convenzioni |L’alt per la Sanità dei grandi gruppi

La sentenza del Tar ha bocciato il decreto della Borsellino sugli accorpamenti per scongiurare “posizioni dominanti”. Ora la palla passa a Gucciardi. Che fa i conti anche sui costi delle convenzioni con Rizzoli e Bambin Gesù.

La sentenza
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PALERMO – L’ultima tegola sulla sanità siciliana per come disegnata dai governi di Raffaele Lombardo prima e Rosario Crocetta poi è arrivata dalla sentenza del Tar che ha annullato il decreto sull’obbligo di accorpamento dei laboratori d’analisi. Una sconfessione, quella dei magistrati amministrativi, che ruota attorno a una perifrasi utilizzata nella sentenza, che ha accolto il ricorso dei laboratori d’analisi affermando che il decreto avrebbe favorito un “mercato oligopolistico”.

È l’ennesima spina di una sanità che negli ultimi anni per una serie di scelte, ispirate a finalità di razionalizzazione e miglioramento del sistema, hanno però finito per fare il bene dei grandi gruppi – e soprattutto dei giganti della sanità – e forse un po’ meno dei siciliani.

La sentenza sui laboratori d’analisi, in questo senso, fa il paio con i dubbi sollevati negli ultimi tempi sulle costose convenzioni stipulate dalla Regione con alcuni grandi gruppi che hanno scelto di investire nell’Isola. Convenzioni che costano circa 130 milioni di euro l’anno. E sulle quali, come raccontato nei giorni scorsi da Livesicilia, la stessa Lucia Borsellino, che ai tempi di Lombardo era dirigente con Massimo Russo assessore al ramo, ha sollevato dei dubbi prima dell’addio.

L’alt all’accorpamento

La decisione del Tar ha stoppato l’obbligo di accorpamento per i laboratori di analisi cliniche previsto dal decreto di Lucia Borsellino del giugno 2014. Un provvedimento, quello dell’ex assessore, che aveva scatenato reazioni durissime da parte dei laboratori.

La terza sezione del Tar ha accolto il ricorso presentato da alcuni centri assistiti dagli avvocati Salvatore e Tommaso Pensabene Lionti e ha annullato un decreto dell’assessore regionale alla Salute che subordinava il mantenimento della convenzione al raggiungimento di almeno 100 mila prestazioni all’anno entro il 31 dicembre 2015. Il limite era raddoppiato a 200 mila prestazioni da raggiungere entro il 31 dicembre 2017. Per mantenere accreditamento e convenzione i laboratori con un numero inferiore di prestazioni avrebbero dovuto seguire la strada dell’accorpamento. Ma il decreto, hanno evidenziato i giudici, troppo poco (o nulla) diceva sulle modalità di quest’accorpamento. E per il Tar la “lacunosità delle previsioni” non avrebbe evitato la “creazione forzosa di posizioni dominanti” e avrebbe anzi favorito un “mercato oligopolistico”.

I rilievi dei giudici

“La mera previsione di un obbligo di raggiungimento di una soglia minima di prestazioni annue – scrivono i giudici del Tar – non può ritenersi da sola sufficiente a raggiungere gli obiettivi di miglioramento della qualità dei servizi offerti”. Miglioramento dei servizi che dovrebbe rappresentare la stella polare di qualsiasi riforma della sanità che non si fondi solo su mere logiche contabili di risparmio.

A fronte di un miglioramento tutto da dimostrare, il Tar ha ravvisato invece il rischio della nascita di “posizioni dominanti”: “Coglie, invece, nel segno la censura relativa alla lacunosità delle previsioni introdotte in ordine alla individuazione di “modalità di accorpamento” che garantiscano i piccoli centri nell’ambito delle operazioni di aggregazione, in modo da evitare una creazione forzosa di posizioni dominanti”.

Nella sentenza si legge inoltre di come l’accordo Stato – Regioni a cui si ispirava il decreto “sottolinea più volte la necessità che vengano introdotti ‘meccanismi di reale aggregazione fra strutture di laboratorio, volte non tanto alla sopravvivenza delle stesse, ma ad un reale progetto di miglioramento della qualità complessiva’. Muovendosi lungo tale linea direttrice, l’Accordo ha previsto due tipologie di cautele per evitare concentrazioni e possibili posizioni dominanti, date dal divieto di aggregazioni che prevedano l’ingresso di soggetti economici diversi dalle strutture di laboratorio e dall’introduzione di ‘limiti agli ambiti territoriali delle aggregazioni, che non dovranno eccedere il territorio provinciale e/o regionale’, nonché dal divieto per le costituite aggregazioni di detenere quote di partecipazione in altre aggregazioni presenti in tutto il territorio nazionale. Orbene – concludono i magistrati -, il decreto impugnato nulla dispone sul predetto argomento”. Insomma, c’era il rischio, secondo il Tar, che qualche gigante del settore facesse man bassa.

Le reazioni

Non solo dall’opposizione (di “governo inadeguato e arrogante” parla il forzista Marco Falcone), ma anche dalla maggioranza arriva il plauso alla decisione del Tar. Soddisfatto Anthony Barbagallo del Pd che definisce quella dell’accorpamento una “scelta miope”, contro la quale era stata “approvata all unanimità dall’Assemblea” una mozione che chiedeva di ripristinare “condizioni di equità, cancellando la soglia di centomila prestazioni all’anno che avrebbe costretto i laboratori più piccoli ad accorparsi per evitare la perdita dell’accreditamento creando danni per l’occupazione e per il territorio dove spesso i piccoli laboratori di analisi rappresentano un presidio di sicurezza sanitaria. Sono certo – conclude Barbagallo – che l’assessore Gucciardi saprà certamente trovare soluzioni per coniugare la qualità e l’economicità del servizio”.

I dossier per Gucciardi

La palla, come ricorda Barbagallo, passa adesso a Baldo Gucciardi. Il nuovo inquilino di Piazza Ottavio Ziino dovrà affrontare la questione. “Dobbiamo in qualche modo riconsiderare questo sistema e capire se ci sono le condizioni per rimuovere quello che ha determinato questa sentenza – commenta a Livesicilia Gucciardi -. Non possiamo non tener conto delle motivazioni. E ovviamente rispetteremo la sentenza”.

Ma sempre in tema di rapporti con i privati e con i colossi della sanità, sul tavolo di Gucciardi, come ricordato, ci sono anche i dubbi su altre scelte del passato. In particolare le convenzioni con soggetti pubblici e privati, che costano circa 130 milioni di euro l’anno. Tra le carte che Gucciardi sta analizzando c’è anche una nota di Lucia Borsellino con la quale l’ex assessore sollevava dubbi sulla convenienza dell’accordo sottoscritto dal predecessore Massimo Russo con il Bambin Gesù di Roma per la gestione di un reparto di cardiochirurgia pediatrica a Taormina. Ma l’attenzione della Regione sarebbe appuntata adesso anche sulla convenzione sottoscritta da Russo con il Rizzoli che è stato chiamato a operare a Bagheria. “Le verifiche dopo qualche anno d’attività sono doverose, per capire che effetti hanno prodotto queste convenzioni, a partire dall’abbattimento della mobilità passiva – spiega l’assessore -. Questo era l’obiettivo: abbattere i così detti viaggi della speranza. Voglio vedere quali effetti si sono avuti in questa direzione, senza pregiudizi e in maniera laica”.

 


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