Dalle stabilizzazioni a Quota 100 | Collegati, ecco altre impugnative

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04 Ottobre 2019, 14:08

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A distanza di due settimane dalla prima, arriva una nuova impugnativa alle norme approvate dell’Ars. Dalle stabilizzazioni dei precari nelle pubbliche amministrazioni, alla “quota 100” per i regionali, sono diverse le norme contestate dalla presidenza del Consiglio dei ministri.

Sono due, in particolare, i disegni di legge impugnati. Si tratta di due dei collegati alla Finanziaria, esaminati e approvati da Sala d’Ercole in agosto. Il primo è quello “in materia di autonomie locali”. E la norma cassata è quella che forse produrrà più effetti “pratici”. Sono stoppate, infatti, stabilizzazioni di precari, soprattutto Lsu, in enti locali e pubblica amministrazione. Diverse categorie che, sottolinea Palazzo Chigi, non possono essere assunte per un motivo molto semplice: non hanno mai superato un concorso pubblico. “La legge della Regione Sicilia – si legge nell’impugnativa – estende il requisito che prevede ai fini della stabilizzazione del personale precario la condizione che sia stato reclutato con procedure concorsuali, al reclutamento previsto con le procedure disposte da leggi emanate dalla Regione Sicilia nell’arco temporale 1995/2009 e che attengono, in larga misura, alle procedure di inserimento lavorativo dei soggetti partecipanti ai progetti di utilità sociale, all’utilizzazione di lavoratori di aziende in crisi in progetti di pubblica utilità”. Insomma, lavoratori inseriti via via con contratti a tempo determinato che non hanno, secondo il governo centrale, il diritto alla stabilizzazione. Ma c’è un secondo motivo di “illegittimità”, secondo Palazzo Chigi, cioè la l’illegittimità della scelta normativa regionale deriva direttamente e immediatamente dallo “”sconfinamento” delle potestà legislative regionali rispetto a quanto previsto dalla norma statale di principio, senza che, nella valutazione, vengano implicati profili di intrinseca compatibilità, o incompatibilità, di quella scelta con la correlativa disciplina di programmazione finanziaria”.

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Nella stessa seduta, poi, la presidenza del Consiglio dei ministri ha impugnato anche un altro Collegato, che si occupa pure di “pubblica amministrazione e personale”, oltre che dell’aeroporto di Trapani Birgi. Viene cassata la norma che estende ai regionali la “Quota 100”. “Giova precisare – scrive il governo – che i dipendenti della Regione Sicilia, la cui gestione previdenziale è affidata al Fondo pensioni Sicilia, sarebbero esclusi dal campo di applicazione delle disposizioni del suddetto decreto in assenza della norma regionale in esame. Il comma 2 – prosegue – introduce un’ampia deroga generale al regime ordinario dei requisiti di accesso al pensionamento’ con maggiori oneri previdenziali per la finanza pubblica in termini di maggiore spesa pensionistica e per trattamenti di fine servizio, totalmente asistematica e suscettibile di determinare richieste emulative comportanti ulteriori e rilevanti oneri per la finanza pubblica”.

Bocciata anche la norma che non specifica che non prevede, per gli anni successivi al 2019, i fondi per l’Ufficio del garante per le disabilità. Stop anche alla norma che posticipa al 2020, per gli enti regionali, l’applicazione anche nell’Isola delle più recenti norme di contabilità pubblica.

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04 Ottobre 2019, 14:08

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