Daniela, preside-cavaliere dello Zen |”Speriamo che sia un nuovo inizio”

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03 Giugno 2020, 11:52

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PALERMO- “Guardi, l’ho saputo poco fa da un suo collega. Non so che dire…”. E’ confusa e felice Daniela Lo Verde, preside allo Zen e Cavaliere della Repubblica –  tra coloro che si sono distinti nella lotta all’emergenza al Coronavirus – per scelta del suo illustre concittadino, il Presidente Sergio Mattarella. E già la immagini col suo sorriso fresco e un po’ imbarazzato mentre risponde alle telefonate di complimenti. Eppure, è giusto così, né poteva esserci errore. “Daniela Lo Verde. Preside dell’istituto “Giovanni Falcone” del quartiere Zen di Palermo, ha lanciato una campagna di raccolta fondi per regalare la spesa alimentare ad alcune famiglie in difficoltà. Suo l’appello per recuperare pc e tablet per consentire ai suoi allievi di seguire le lezioni a distanza”.

Progetti per il futuro immediato? “Vogliamo aprire il giardino della scuola per il periodo estivo per fare giocare i nostri bambini…”, è la risposta.

E’ una persona schiva la dirigente. Il cronista ricorda quanta fatica ci volle per scattare una foto, ricusata a più riprese per umiltà. La trovi tra una riunione e l’altra. “No, francamente non me l’aspettavo. Io sono una che lavora in silenzio e che cerca di fare il necessario, niente di più”.

Non sempre è facile. L’ultimo incontro era stato un miscuglio di buona volontà e di serena rabbia per certi muri troppo alti. C’erano stati degli spari (LEGGI QUI), delle ferite materiali e morali. La Prof aveva pronunciato parole di grande forza e di grande dolcezza insieme: “Io vado pazza per i ragazzi e per i miei alunni. La legalità è una frontiera irrinunciabile e non semplice. Molti studenti hanno genitori arrestati e sono tristi o arrabbiati. Sono tutti ragazzi speciali che dovrebbero avere il diritto di sognare come gli altri”.

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Un fiume di sentimenti e di idee, nel fortino dell’istituto assediato: “Noi, la scuola, siamo una piccola luce, ma appena fuori lo Zen è immerso nel buio. Io vivo nel quartiere. Ogni giorno, cerchiamo di portare a compimento un miracolo e non è facile. Noi non partiamo da zero, noi partiamo da meno infinito. La mia porta è sempre aperta, tutti possono entrare, tutti possono parlare con me. Non basta insegnare l’italiano, la matematica, che sono comunque fondamentali. Dobbiamo porci nella posizione dell’ascolto e fare in modo che ci siano sbocchi. L’altra mattina un genitore era arrabbiato con una professoressa e l’aspettava nell’atrio a gambe larghe e braccia conserte. Sono andata da lui: ‘Si è messo così perché ci vuole abbracciare?’. E lui si è sciolto in un sorriso”.

Adesso, qualcuno si è accorto di questa donna che non si arrende. E di tanti che le somigliano. Lei sussurra appena, prima dei saluti. “Speriamo che serva a qualcosa. Speriamo che sia l’auspicio di un nuovo inizio”.

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03 Giugno 2020, 11:52

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