30 Ottobre 2019, 13:22
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Noi siciliani non siamo permalosi, per carità. Infatti, sull’ormai universalmente nota vicenda del professore Daverio e delle sue, invero un po’ bislacche, dichiarazioni sulla Trinacria, sul cannolo, etc etc, abbiamo montato un teatrino guerreggiante e polemico, nonostante la successiva, in qualche parte acuminata, lettera di scuse del prof.
C’è chi l’ha presa col giusto spirito e si è fatto una risata: tanto era da offrire a quel florilegio televisivo. C’è chi, invece, specialmente sui social, si è lanciato in una crociata contro Daverio, il foie gras, lo champagne, la querelle del Borgo dei borghi, con un atteggiamento dialetticamente bellicista che, in qualche passaggio più ardito, ha ricordato una grande battuta di Woody Allen: “Quando ascolto Wagner, mi viene voglia di invadere la Polonia…”.
E anche la politica si è risvegliata da un tenue torpore di inizio autunno. Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha tuonato: “Il professore Philippe Daverio ha il dovere di scusarsi con tutto il popolo siciliano, che ha offeso volutamente, con toni razzisti e con dichiarazioni calunniose. Amare la Sicilia non è un dovere, ma usarle rispetto sì”.
E, forse (forse), si potrebbe sussurrare che un simile e apprezzabile, nonché sincero, afflato sicilianista cozza un po’, a livello visivo, con certi interventi declamati legittimamente da un palco sovranista e leghista, a prescindere da tutte le ottime intenzioni, se si richiamano alla memoria le esternazioni passate di alcuni esponenti della suddetta area di pensiero. Si saranno emendati? Benissimo, tuttavia ciò che è stato resta.
Poteva essere da meno il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, seppure con accenti più miti? Eccolo “Da uomo di cultura qual è, sono certo che non nutre (Daverio, ndr) alcun tipo di preconcetto nei confronti di noi siciliani, ma rimangono di cattivo gusto alcune sue recenti affermazioni: come si fa paragonare un cannolo a un fucile a canne mozze?”.
Intenzioni nobilissime, anzi, sicuramente, meritorie, provocate dallo sdegno che dai petti eruppe, certo… Ma la politica, avrebbe altri più concreti modi di dimostrare il suo vero e non corrisposto amore per la Sicilia, magari impegnandosi nella soluzione dei guai che la affliggono. Perché il presunto sgarro al cannolo può essere l’argomento di una chiacchierata, la sera, a cena: non di più. Trasformarlo in un affare di stato rende, purtroppo, credibili quelle stesse critiche che si rigettano come ingiuste.
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30 Ottobre 2019, 13:22