10 Marzo 2015, 13:39
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PALERMO – Approda oggi a Sala d’Ercole in un clima molto teso il disegno di legge sui centri storici. Una norma che fa storcere il naso agli ambientalisti (e non solo), che chiedono che il testo venga rivisto. Le polemiche interessano soprattutto l’alleggerimento delle procedure di intervento per la ristrutturazione degli immobili non vincolati. In generale, la ratio della legge è quella di semplificare le procedure di intervento nei centri storici. Ma per Legambiente Sicilia la norma rischia di avere “effetti devastanti per la nostra memoria storica”. E anche Manlio Mele del Pd, se passasse la norma darebbe “il via libera alla distruzione di tutta quell’edilizia monumentale, residenziale e specialistica, mediante un’operazione di demolizioni e ricostruzioni senza precedenti”.
A proporre un passo indietro a questo punto è Lino Leanza: “La Sicilia vanta Centri storici importanti e fra i più belli al mondo che necessitano di cure, recupero e valorizzazione. Per questo occorre la massima condivisione possibile – osserva il leader di Sicilia Democratica -. Appare necessario fermarsi a riflettere, rinviare la norma in Commissione ed iniziare un ulteriore percorso che coinvolga il mondo dei saperi, le Università, il mondo della cultura e professionale e la società civile e degli Enti Locali per giungere ad una normativa organica e condivisa”
“I Centri storici non vanno considerati solo dal punto di vista architettonico che sarebbe già più che sufficiente ad un approfondimento dei temi prima di giungere all’approvazione di una norma. Essi rappresentano una risorsa ed una occasione per la maggior parte delle nostre città sia dal punto di vista culturale che sociale ed economico . Non dico che bisogna imbalsamare le situazioni, ma le cose serie si fanno senza fretta e coinvolgendo tutti”
Ieri Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia aveva fatto appello “alle persone di buon senso, che speriamo si trovino ancora all’interno dell’Ars, affinché si fermino a riflettere prima di votare un ddl come quello sui centri storici che potrebbe produrre, se approvato, effetti devastanti per la nostra memoria storica”.
Secondo gli ambientalisti “con un approccio come quello che pervade il disegno di legge non avremmo più Bologna, Firenze o Venezia, ma solo alcuni palazzi e chiese immersi in tessuti edilizi sostanzialmente nuovi. Come spesso accade in Sicilia, si prende spunto da una reale esigenza per ottenere obiettivi che nulla hanno a che vedere con l’esigenza stessa. Non c’è dubbio, infatti, che nell’isola vada rilanciato il recupero edilizio ed il riuso dei centri storici, ma non è certamente una legge così fatta che può avviare un processo di questo tipo”.
Manlio Mele del Pd usa toni molto netti: “ Se dovesse passare la norma proposta, continua Manlio Mele, daremmo il via libera alla distruzione di tutta quell’edilizia monumentale, residenziale e specialistica, mediante un’operazione di demolizioni e ricostruzioni senza precedenti. Buona parte degli immobili siciliani ricadenti nei centri storici non risulta ad oggi ancora vincolata, è il caso ad esempio dei Quattro Canti di Palermo che pur ricadendo all’interno del Piano di Recupero del Centro Storico, non possiedono oggi alcuno specifico vincolo, così come buona parte dei nostri centri storici”. Anche Italia Nostra e l’Anci hanno mosso delle critiche al testo. Che oggi potrebbe segnare una battuta d’arresto.
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10 Marzo 2015, 13:39