20 Gennaio 2011, 11:41
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Nel periodo tra il ’93 e il ’94 il pentito Salvatore Grigoli avrebbe saputo dal boss Nino Mangano “che i Graviano avevano in mano un personaggio. All’epoca quel nome non mi diceva nulla, ma oggi mi dice qualcosa: Dell’Utri”. Lo ha detto lo stesso Grigoli deponendo nell’aula bunker del tribunale di Firenze al processo sulle stragi del ’93 dove è unico imputato, il boss Francesco Tagliavia. Grigoli ha parlato di Dell’Utri rispondendo a domande del pm Salvatore Nicolosi sui rapporti tra famiglie mafiose di Palermo e politica in quel periodo.
Salvatore Grigoli ha parlato anche di una seconda occasione in cui tra i mafiosi del mandamento di Brancaccio emerse il nome di Marcello Dell’Utri. “Mi ricordo che all’epoca – ha affermato Salvatore Grigoli rispondendo alle domande del Pubblico ministero al processo di Firenze – si parlava tra di noi di un ragazzino che giocava bene a calcio, tale D’Agostino (oggi calciatore della Fiorentina, ndr). Venni (rpt venni e non venne) a sapere che i Graviano si interessarono per farlo giocare nel Milan, e fu in quest’altra occasione che venne fuori il nome di Dell’Utri”
Nel processo a Firenze sulle stragi del ’93, unico imputato il boss Francesco Tagliavia, il pentito Salvatore Grigoli è stato sollecitato dal pm Nicolosi su eventuali contatti tra Cosa Nostra e lo Stato o con la politica. “Lo Stato doveva scendere a patti con Cosa Nostra: si parlava di questo con Nino Mangano e con altri del gruppo di Brancaccio”, ha affermato Grigoli. Ciò “visto che in altre occasioni Cosa Nostra era stata contattata dallo Stato – ha proseguito il collaboratore di giustizia -. Facendo queste operazioni (autobombe, ndr) lo Stato avrebbe capito”. Rispondendo sugli eventuali contatti con Cosa Nostra da parte di esponenti dello Stato, Grigoli ha detto che “mai ne ho parlato con nessuno, con chi fosse il contatto per lo Stato. Di sicuro non sono a conoscenza se vi fossero rapporti con esponenti delle forze dell’ordine come generali, colonnelli, polizia, Sismi o Sisde”. “So invece, come è risaputo, che con la politica si andava a braccio”, ha aggiunto. Grigoli, pur sottolineando di “non ricordarsi precisamente il periodo” ha ricordato che in quella fase degli anni 90 “c’era tutto un muoversi per la politica in Cosa Nostra, si doveva fare un partito e furono organizzati congressi, riunioni in alberghi e in altri posti, con gente portata anche a fare confusione”. Grigoli ha ricordato inoltre che “tante persone furono invitate per fare ‘Sicilia Libera’, un partito che doveva essere composto da gente di Cosa Nostra o vicina a Cosa Nostra. Di questo ne parlavo con Mangano. E fu in quel periodo che mi disse che i picciotti Graviano avevano in mano Dell’Utri”.
Dopo che Cosa Nostra abbandonò il progetto di fare un suo partito, ‘Sicilia Libera’, nei primi anni ’90, sarebbe stata data indicazione agli affiliati di votare per Berlusconi. E’ quanto ha riferito il pentito Salvatore Grigoli proseguendo la sua deposizione al processo a Firenze sulle stragi del ’93 rispondendo agli avvocati di parte civile. ”Quando non se ne fece più di niente di un partito di Cosa Nostra, ‘Sicilia Libera’, fu deciso di prendere un’altra strada – ha detto Grigoli -. Mi fu detto che bisognava votare Berlusconi perché fu detto che solo lui ci poteva salvare. Me lo disse Nino Mangano”. Grigoli ha sottolineato che “quando in Cosa Nostra si prende una decisione (su chi votare, ndr) è collettiva, altrimenti i partiti che prendono voti da Cosa Nostra non prenderebbero tutti quei voti”.
”Nino Mangano mi disse che c’erano contatti con lo Stato per trattare alcune questioni come il 41 bis, ma non so chi fossero gli intermediari con Cosa Nostra né chi decidesse gli obiettivi delle stragi. Sicuramente, secondo quello che percepivo, è che Cosa Nostra aveva contatti con settori di vario tipo a livello politico, giuridico, sanitario. Anche se non so come, lo posso garantire perché me lo disse Mangano”. Lo ha detto il pentito Salvatore Grigoli a Firenze dove è testimone ad un processo sulle stragi del ’93, unico imputato Francesco Tagliavia. ”Anche se ho studiato poco ho capito che l’arte era un obiettivo sensibile”, ha dichiarato Grigoli, aggiungendo anche che “scopo delle stragi era far scendere a patti lo Stato con Cosa Nostra”. Grigoli non ha fatto nomi specifici e ha ricordato che gli attentati di Firenze, Milano e Roma furono rivendicati con la sigla ‘Falange armata’, “sigla che sarebbe servita a far contattare Cosa Nostra dallo Stato”. Secondo Grigoli il messaggio da mandare allo Stato era “che noi di Cosa Nostra possiamo fare le stragi ma possiamo anche farle cessare quando lo decidiamo. Io percepivo questo in quel periodo”.
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20 Gennaio 2011, 11:41