Depuratori e lavori a rilento | Comuni sotto i riflettori Ue

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26 Dicembre 2015, 06:10

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PALERMO – Una valanga di soldi rimasti bloccati per anni nelle maglie della burocrazia regionale. È quanto è accaduto ai finanziamenti del Cipe per la rete fognaria e gli impianti di depurazione siciliani. Oltre un miliardo di euro stanziato dal Comitato Interministeriale per la programmazione economica, di cui quasi 200 milioni di euro per l’adeguamento della rete fognaria e degli impianti di depurazione nella sola provincia di Palermo. Fondi rimasti bloccati per anni, mentre i liquami prodotti, soprattutto nelle aree costiere, finiscono direttamente in mare. Così lo scorso maggio, ecco lo schiaffo del presidente del Consiglio Matteo Renzi al governatore Crocetta: dopo anni di stallo, la decisione di nominare un commissario per l’affaire depuratori. Così, il maleodorante dossier è stato affidato nelle mani di Vania Contrafatto, che pochi mesi prima era entrata in giunta proprio su indicazione del luogotenente renziano in Sicilia, Davide Faraone.
Da allora qualcosa si è mosso. La conclusione dei lavori per non incorrere in nuove sanzioni da parte della comunità europea, però, sembra ancora lontana. Intanto perché, guardando alla sola provincia di Palermo, la situazione dei depuratori va distinta rispetto alla posizione dei Comuni: se nell’hinterland palermitano, infatti, i depuratori sono sufficienti perché proporzionati alla popolazione residente, che non aumenta in modo esponenziale nel periodo estivo, non è così, invece, nei Comuni che si affacciano sulla costa. Lì, praticamente, non si salva nessuno nel periodo estivo, quando l’afflusso dei turisti rende insufficiente l’intero sistema depurativo. Per questo motivo, in sintesi, i Comuni del Palermitano superiori ai 10 mila abitanti che sono finiti in una procedura di infrazione da parte della comunità europea sono Cefalù, Campofelice di Roccella, Trabia, Santa Flavia, Palermo, Misilmeri, Cinisi, Terrasini e Trappeto.
Lo stato dell’arte dei lavori in ciascuno dei comuni sotto i riflettori di Bruxelles, ma anche negli altri, viene passato in rassegna nel nuovo numero di “S”. Ad esempio raccontando il caso di Palermo: oggi in città due abitazioni su tre riversano i propri liquami direttamente in mare, nella zona del porto, all’altezza del cantiere navale. Il capoluogo conta su due impianti: uno è Fondoverde, in viale dell’Olimpo, l’altro è quello di Acqua dei Corsari, al confine con Ficarazzi. Quest’ultimo impianto attualmente depura acque reflue fino a 200.000 abitanti, mentre un nuovo progetto di ampliamento prevede di aumentarne la capacità fino a 880 mila abitanti, riuscendo così a soddisfare il fabbisogno dell’intera città metropolitana.

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26 Dicembre 2015, 06:10

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