Scuola Falcone, Di Fatta reggente: "Serve fiducia nello Stato" - Live Sicilia

Scuola Falcone, Di Fatta reggente: “Serve fiducia nello Stato”

Prende il posto di Daniela Lo Verde finita al centro di una indagine dopo aver fatto sparire pc e cibo destinati all'Istituto

PALERMO – Un fulmine a ciel sereno, può essere considerata così la notizia degli arresti domiciliari per la preside Daniela Lo Verde, dirigente della scuola Falcone allo Zen, filmata mentre portava via un televisore e un tablet dal cassetto della scrivania, ma non solo, perché nell’atto di accusa c’è molto altro. Nelle indagini è coinvolto anche il vice preside Daniele Agosta, anche lui finito, come la collega, agli arresti domiciliari.

Per la preside è, naturalmente, scattala la sospensione con la nomina del reggente che resterà in carica fino alla fine dell’anno scolastico. L’incarico è stato affidato a Domenico Di Fatta, già preside del Regina Margherita ma che in passato (dal 2007 al 2013) è stato preside della scuola Giovanni Falcone, quindi per lui sarà un ritorno nel quartiere che conosce bene.

L’inchiesta è partita dalla denuncia, presentata il 2 febbraio scorso, da una ex insegnante dell’Istituto. La donna ha descritto “una realtà torbida e una gestione se non altro dispotica della cosa pubblica da parte della preside, incontrastabile salvo il pericolo di ritorsioni”. La professoressa ha fatto presente che alcuni progetti, sempre approvati all’unanimità e finanziati con fondi europei, non erano attuati in maniera completa ed era prassi fra i docenti raccogliere ex post le firme degli alunni sui fogli di presenza. I progetti erano disertati dai ragazzi, soprattutto quelli pomeridiani. I docenti venivano convocati per mettere a posto le pratiche, inserendo le firme necessarie. Senza le carte in regola non sarebbero arrivati i contributi europei compresi i soldi destinati

“Ho ricevuto la nomina ufficiale – dichiara a Live Sicilia Di Fatta -, continuerò ad avere l’incarico anche al Regina Margherita. Questa è una reggenza fino alla fine dell’anno scolastico e dovrò dividermi, l’impresa non sarà facile, ma ci proveremo con tutte le forze“.

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Quando ha saputo dell’arresto cosa ha pensato?

“La notizia è stata devastante, non entro nel merito di quello che è successo perché sarà la magistratura a farle sue indagini e tutto quello che ne conseguirà. Non ho ancora metabolizzato tutto. Ho letto di qualche genitore che era preoccupato perché pensavano potessero chiudere la scuola. Indipendentemente da quello che accerterà la magistratura, perché non spetta a me stabilire se la collega è colpevole o meno, la scuola deve senza dubbio andare avanti e il lavoro dei docenti deve essere rispettato. I ragazzi non vanno abbandonati, per cui visto che c’è bisogno di un dirigente ho accettato la proposta da parte dell’Ufficio scolastico regionale“.

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Lei è stato diversi anni propio allo Zen, adesso ci torna. Come lo immagina il quartiere?

“Non so com’è cambiato lo Zen, lo potrò sapere appena ci tornerò. Sono andato via 10 anni fa, lo saprò dopo come è cambiato. Nel frattempo sono stato preside a Brancaccio, adesso ho un plesso che è a Casa Professa. Ironicamente posso dire le piazze dello spaccio le ho fatte tutte“.

Mercoledì avrà di fronte gli studenti, ha già pensato cosa dire?

“Dirò che, indipendentemente da cosa è successo, devono avere fiducia nelle istituzioni e nello Stato. Allo Zen la scuola è l’unico punto di riferimento del quartiere, la scuola Falcone allo Zen è lo Stato. Se vogliamo che loro continuino ad avere fiducia nello Stato devono credere nella scuola e la scuola non si ferma, da mercoledì riprenderà le sue attività e vedremo di far capri che lo Stato è lì e non se ne va, il messaggio deve essere questo“.


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