Il killer in cella ordina di uccidere| "Lo chiudi nel sacco e poi..." - Live Sicilia

Il killer in cella ordina di uccidere| “Lo chiudi nel sacco e poi…”

Giuseppe Di Giacomo, ancora in vita, incontrò più volte il fratello in carcere, storico boss del mandamento di Porta Nuova arrestato per mafia ed omicidi. La condanna a morte pendeva su Luigi Salerno, affiliato del clan che secondo i boss non era in linea con la nuova gestione. L'agghiacciante spaccato che emerge dalle intercettazioni dell'inchiesta che ieri ha portato all'arresto di otto persone e al blocco dei piani di morte dei clan.

Operazione Iago, le intercettazioni
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PALERMO – Obiettivi precisi ed istruzioni dettagliate su come eliminarli. Violenza, sangue e calce nei colloqui tra lo storico boss di Porta Nuova Giovanni Di Giacomo e il fratello Giuseppe che, prima di essere ucciso platealmente davanti casa per la sua ascesa di potere, lo scorso 12 marzo, era andato spesso a trovare il fratello in carcere a Parma. Le intercettazioni delle loro conversazioni, parte integrante del materiale raccolto dal Nucleo investigativo dei carabinieri che ieri hanno eseguito il fermo di otto presunti boss, hanno fatto emergere gli elementi che delineano perfettamente i progetti che Di Giacomo, ergastolano per mafia ed omicidi, aveva ancor prima di essere mosso dal sentimento di vendetta per l’omicidio del fratello, in via Eugenio l’Emiro. Un uomo che nonostante l’ergastolo continua a dettare legge nel mondo di Cosa nostra, occupandosi di tutti gli affari, grandi e piccoli.

Al fratello, astro nascente del mandamento di Porta Nuova, aveva detto con precisione cosa fare per sbarazzarsi di chi non “collaborava”. Di Luigi Salerno ad esempio, affiliato dello stesso clan al quale però non avrebbe fornito alcun contributo economico. Salerno non era ritenuto in linea con la nuova gestione, era considerato un “egoista”: in particolare, secondo Giovanni Di Giacomo, non avrebbe più voluto mettere a disposizione della cosca le proprie risorse economiche, “pensando solo a se stesso”.

Eppure, per mantenere i carcerati e le loro famiglie ci volevano soldi. Tanti soldi. E la responsabilità ormai era tutta sulle spalle del fratello, al quale Di Giacomo dettava tutte le direttive dalla cella. Compresa quella che riguardava l’acquisto, da parte di Salerno, di diversi edifici e fabbricati “solo a scopo personale”. E in base a quanto è emerso dalle indagini, tra questi ci sarebbero stati anche alcuni negozi nei confronti dei quali sarebbero stati ordinati danneggiamenti e intimidazioni. “Perché sennò ci prendono per scimuniti”, diceva Di Giacomo. Raid che non avrebbero però raggiunto l’obiettivo “persuasivo” che si sarebbe ben presto trasformato nell’ordine di uccidere. Secondo il boss in carcere, infatti, l’attuale gestione del mandamento “doveva avere un’impronta diversa da quella di Alessandro D’Ambrogio”, finito in carcere a luglio nel corso dell’operazione “Alexander”. In un’occasione, è proprio Giovanni Di Giacomo a consigliare al fratello il metodo “per fare meno scruscio” ed eliminare Salerno.

D:   … GIUSÈ … se uno la cosa non la pianifica… non la lavora… allora non la fa mai
G:   … non la fa mai… certo
D:   … se tu fai… si e no… si e no
G:   … e no… certo
D:   …hai capito che ti voglio dire…allora ti ho detto… per ora sistemati tutte le tue cose… però pensala di più che ti vieni lui
G:   … si… certo… certo
D:   … hai capito? però ti metti sempre un uomo vicino…
G:   … certo
D:   … TUM … NEL SACCO … L’IMPORTANTE CHE LO DOVETE “AVVRURICARE” (ndr.seppellire) … tutto qua è il discorso
G:   … certo
D:   … QUACINA … QUACINA (ndr. calce) … DI SOPRA
G:   … si … eh … eh
D:   …GLI TOGLIETE I VESTITI
G:   … si … lo so
D:   … LE SCARPE … hai capito?
G:   … si
D:   … CI FAI IL TRATTAMENTO … PERO’ QUANDO VIENE IL CRASTO … “BATTITILO SEMPRE IN CAPO”
G:   … si
D:   … PERCHÉ PUÒ AVERE QUALCHE… CAPITO?
G:   … si
D:   … QUESTO E’ IL DISCORSO… PER EVITARE “U’ SCRUSCIO”
G:   …si … l’ho capito … l’ho capito … e se non viene? … che fai … se non viene?
D:   … eh … se non viene ha “il carbone bagnato” … se non viene ha “il carbone bagnato”
G:   … certo
D:   … ma lo deve andare a prendere uno che
G:   … certo
D:   …che lo co’…
G:   … lo può prendere
D:   … poi devi vedere quando lui se ne va … si ci lascia … lo devi prendere quando non lo vede nessuno però
G:   …eh! … uhm!
D:   … vabbè … se poi ti trovi più facile “d’accuddì”
G:   … vediamo… vediamo
D:   … fai meno lavoro… solo che rimane “LO SCRUSCIO”
G:   …eh! … eh!
D:   …dice “come mai?!” … “che è successo?!”
G:   … eh!… comunque vediamo come
D:   … vedi… vedi … per ora
G:   … prima vediamo come…
D:   … prima … prima faglielo a trucco per alcune volte di farlo venire…
G:   …certo

A quel punto, Giuseppe Di Giacomo ebbe alcuni dubbi su quanto il fratello gli aveva ordinato. “E se non viene?”, chiese parlando di Salerno. Lui gli rispose che in quel caso, voleva dire che “aveva il carbone bagnato”. Un ordine che il nuovo capo del clan non eseguì: ad anticiparlo, i killer che il 12 marzo scorso l’hanno ucciso a bordo della sua Smart, nello stesso quartiere sotto la sua egemonia. Un omicidio che ben presto, secondo gli inquirenti, avrebbe scatenato una nuova guerra di mafia: i protagonisti sarebbero stati mossi, ancora una volta, dallo storico boss di Porta Nuova.

Giovanni Di Giacomo, che nei piani successivi all’omicidio aveva coinvolto un altro fratello, Marcello, viene considerato dagli investigatori un uomo di Pippo Calò. Un elenco ampissimo di accuse quello nei suoi confonti: era stato condannato per gli omicidi di Natale Tagliavia, trovato incaprettato il 18 settembre del 1981 e di Filippo Ficarra, vittima della lupara bianca nel 1982. E’ stato anche condannato per il tentato omicidio nel carcere dell’Ucciardone del boss Gerlando Alberti ”paccarè”, un esponente della vecchia guardia condannato a morte dalle cosche emergenti. Il suo nome, dopo le dichiarazioni del pentito Francesco Marino Mannoia, entrò anche nelle indagini per l’omicidio di Sebastiano Bosio, primario di chirurgia cardiovascolare del Civico di Palermo, ucciso nel 1981.


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