23 Giugno 2010, 17:46
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Siamo alle battute finali. E’ prevista per domani l’ultima udienza del processo d’appello a Marcello Dell’Utri per concorso esterno all’associazione mafiosa che si svolge di fronte alla seconda sezione della Corte d’appello di Palermo. Per domani sono attese le repliche del pg Nino Gatto, che per il senatore del Pdl ha chiesto una condanna a 11 anni, e le eventuali controrepliche della difesa di Dell’Utri rappresentata da Nino Mormino, Pietro Federico, Alessandro Sammarco e Pino Di Peri. Dopo le parti potrebbe anche fare dichiarazioni spontanee lo stesso senatore, “saranno stringatissime”, dicono i suoi avvocati.
L’ultima puntata del processo che fino all’ultimo ha rischiato di riaprirsi arriva dopo aspre polemiche sul collegio giudicante presieduto da Claudio Dall’Acqua. Sulla stampa, infatti, è stato pubblicato che uno dei figli del presidente lavorava per l’Abitalia, azienda satellite dell’Aedilia Venusta, investita dall’ultima inchiesta della procura di Palermo su mafia e colletti bianchi. Riccardo Dall’Acqua, dopo gli arresti, ha dato le sue dimissioni. Sui giornali è stato pubblicato anche che l’altro figlio di Dall’Acqua è diventato ragioniere generale del comune di Palermo con una carriera sfolgorante.
Oltre al presidente, è stato preso di mira anche il giudice a latere, Salvatore Barresi. Secondo Massimo Ciancimino, che in merito è stato interrogato a Caltanissetta, il giudice è un amico di famiglia perché compagno di scuola e di università di suo fratello Giovanni. E proprio Barresi sarebbe stato l’estensore dell’ordinanza che non ammetteva la testimonianza di Ciancimino jr.
Proprio su quella ordinanza si è venuto a creare attrito fra la corte e la procura di Palermo. I primi chiedevano di sapere di più, di andare oltre i numerosi “omissis” dei verbali messi a disposizione della parti, per valutare meglio la richiesta. Alcuni magistrati della procura hanno, invece, ritenuto “irrituale” quel tipo di pronuncia da parte di una corte che doveva esprimersi limitatamente alla necessità di sentire Ciancimino e non entrare nel merito.
Infine l’altro giudice a latere, Sergio La Commare, è stato destinatario di un procedimento disciplinare nel 1996 perché aveva scritto a un collega di volere “evitare una lunga e noiosa camera di consiglio”.
Attacchi che hanno portato la corte, nell’ultima udienza, a leggere un comunicato in cui si definiscono “indifferenti alle pressioni mediatiche” e dicono di “rispondere solo di fronte alla legge e alla loro coscienza”. Un intervento assolutamente insolito nella storia dei processi.
Se tutto si dovesse concludere in mattinata, come sembra possibile, la corte potrebbe ritirarsi in camera di consiglio già domani. La sentenza è quindi prevista tra venerdì e sabato. “Ho sentito il senatore – ha detto l’avvocato Di Peri – E’ sereno e attende con tranquillità la sentenza”.
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23 Giugno 2010, 17:46